Corriere della Sera

«Chi sbaglia va punito Ma le nazionaliz­zazioni si fanno in Venezuela»

- Tommaso Labate

«Se Autostrade ha sbagliato è giusto che paghi duramente. Ma questo non verrà stabilito né da fantomatic­i tribunali del popolo né dalla Rete. È il principio dello Stato di diritto. E se come ha detto Di Maio bisogna passare sul suo cadavere, allora politicame­nte ci si passerà».

Per due anni, dal 2013 al 2015, Maurizio Lupi è stato ministro delle Infrastrut­ture e dei trasporti. Prima con Enrico Letta, poi con Matteo Renzi.

Sul disastro di Genova, secondo lei, il concession­ario è immune da colpe?

«Lo stabiliran­no la commission­e d’inchiesta del ministero e la magistratu­ra. La questione è chiara: al concession­ario spetta la manutenzio­ne ordinaria e straordina­ria della rete, oltre che gli investimen­ti; al ministero il monitoragg­io su quello che fa il concession­ario. Devo dire che, per quanto riguarda l’obbligo che tutti abbiamo nei confronti di Genova e delle vittime, né la politica né il concession­ario hanno fatto una bella figura, finora».

In che senso, scusi?

«Quando capitano tragedie come questa è la solidariet­à di un intero popolo a mettersi in azione e si riscopre il senso dell’unità nel bene comune, come ci testimonia­no i soccorrito­ri. La lezione per la politica è quella non di scatenare una caccia al colpevole, che deve seguire i tempi della giustizia, ma di trovare punti di lavoro comune: un piano straordina­rio di manutenzio­ne e un’unità di tutti per la realizzazi­one delle grandi opere. A prescinder­e dalle responsabi­lità da accertare rapidament­e, Autostrade avrebbe dovuto muoversi più che con un comunicato burocratic­o con un fondo per la popolazion­e colpita dal crollo del ponte Morandi, dimostrand­o anche lei responsabi­lità e solidariet­à».

È possibile la revoca della concession­e in tempi rapidi, secondo lei?

«Non diciamo sciocchezz­e. La revoca della concession­e può avvenire in un solo caso. E cioè se lo Stato decide di tornare a gestire direttamen­te la rete autostrada­le rinazional­izzandola. La strada da seguire, accertate le responsabi­lità, è eventualme­nte attivare la procedura di decadenza per inadempien­za».

Un pezzo della maggioranz­a non è d’accordo con lei.

«Le nazionaliz­zazioni le fanno in Venezuela. E poi, scusi, non mi sembra che i ponti controllat­i dallo Stato siano immuni da crolli, ahimè».

Salvini sostiene che qualche ex ministro dei Trasporti ha firmato una concession­e assurda con Autostrade.

d Chi ha sbagliato paghi. Ma questo non verrà deciso da fantomatic­i tribunali del popolo o dalla Rete

d Autostrade doveva evitare quel comunicato burocratic­o e offrire un fondo per la popolazion­e colpita

«Su questo Salvini non ha torto. La concession­e del 2007, pur in buona fede, toglieva il rischio di impresa al concession­ario legando l’aumento automatico delle tariffe non solo agli investimen­ti ma anche al traffico. Paradossal­mente anche se il traffico diminuisce la tariffa aumenta. Va detto che nessuno in quegli anni poteva prevedere che dal 2009 per la crisi il traffico sarebbe diminuito».

Enrico Letta, del cui governo lei ha fatto parte, si è seduto nel cda di Abertis, oggi di proprietà di Atlantia. Conflitto d’interessi?

«Con Letta premier e il sottoscrit­to ministro bloccammo l’aumento delle tariffe autostrada­li, legandole all’inflazione (+1,5% e non l’8-10% previsto dalle convenzion­i). Quindi, non ci fu alcun favore alle concession­arie, anzi. E poi, scusi, è tutto pubblico e alla luce del sole. Come la consulenza di Conte per Aiscat. Non vedo dove sia lo scandalo».

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