Ragazza yazida incontra in strada il suo aguzzino dell’isis
Rifugiata in Germania, era stata venduta a lui per cento dollari. «Abusava di me ogni giorno»
Scappare dalla guerra per ritrovarsi il proprio carnefice davanti al supermercato sotto casa.
Ashwaq Haji aveva 15 anni quando è stata rapita, il 3 agosto del 2014, in Iraq nella regione di Sinjar. Come centinaia di altre donne yazide la giovane viene ridotta in schiavitù. Passa di mano in mano, fino a quando viene venduta per 100 dollari ad un miliziano dell’isis di Mosul di nome Abu Humam. «Mi ha comprato insieme ad altre 18 ragazze. Ogni giorno abusava di me», ha raccontato lei all’agenzia curda Basnews e alla Bbc.
L’inferno di Ashwaq dura dieci lunghi mesi, fino a quando riesce a fuggire con la madre e il fratello anche loro catturati. Insieme ad altri parenti, la ragazza ottiene asilo politico in Germania, a Schwäbisch Gmünd, una tranquilla cittadina vicino a Stoccarda. Ashwaq riprende gli studi e piano piano le cose sembrano migliorare.
Fino al 21 febbraio 2018, quando la giovane incontra per strada Abu Haman. «Sei Ashwaq», le chiede lui in tedesco avvicinandosi. La ragazza racconta di aver negato e di essere fuggita subito. Ma lui le avrebbe fatto capire di sapere molti dettagli sulla sua nuova vita. «Ho lasciato il mio Paese per dimenticare. Mai avrei pensato di ritrovarmelo in Germania».
Ashwaq denuncia l’accaduta alla polizia. Indica anche agli agenti le telecamere del supermercato che hanno registrato il passaggio di Abu Haman. Spera che, finalmente, il suo carnefice paghi per quello che le ha fatto. Ma niente accade. «Ho aspettato un intero mese senza risultato». Gli agenti le spiegano che l’uomo è anche lui rifugiato in Germania e non possono fare granché. Inoltre, pur avendo provato a cercarlo con il riconoscimento facciale, non ci La fuga
● Nel 2014, insieme ad altre donne, Ashwaq Haji è stata catturata dai miliziani dell’isis e venduta a un uomo di Mosul
● Fuggita in Germania, nel febbraio scorso ha incontrato il suo carnefice vicino a casa sono riusciti. Ashwaq attende fino a giugno. Non si sente al sicuro, ha paura e non vuole più uscire di casa. Così decide di tornare in Iraq. Per stare il più lontano possibile da quell’uomo.
Secondo gli attivisti yazidi di stanza a Berlino, il caso di Ashwaq rischia di non essere isolato. Se infatti sono stati molti i rifugiati provenienti da Iraq e Siria in questi anni, non è del tutto improbabile che carnefici e vittime si siano trovati a vivere fianco a fianco. Come nel peggiore degli incubi.