Gli astronomi e il collega sacerdote: rendiamo onore al genio di Lemaître
L’iniziativa: intitolare anche a lui la legge di Hubble, base della cosmologia moderna
T utti conoscono la teoria del Big Bang. Pochi però sanno che uno dei primi ad aver capito che l’universo si espande, e dunque ha avuto un inizio, è stato un sacerdote-cosmologo belga. George Lemaître.
Il suo contributo a questa scoperta, tra le più affascinanti del ‘900, è rimasto a lungo oscurato dalla fama di Edwin Hubble. La legge su velocità e distanza delle galassie che si studia a scuola è intitolata soltanto allo scienziato americano, lo stesso a cui è dedicato uno dei più grandi telescopi spaziali.
Ebbene, questa asimmetria storica potrebbe essere ufficialmente corretta durante l’assemblea dell’unione astronomica internazionale che la prossima settimana porterà a Vienna oltre tremila scienziati di 88 Paesi.
La Risoluzione B4 verrà messa al voto il 30 agosto e propone di ribattezzare in modo più equo la formula che sta alla base della moderna cosmologia («legge di Hubble-lemaître»), ha anticipato ieri il segretario generale dell’iau, Piero Benvenuti. Il suo
La risoluzione
La proposta ai voti a Vienna nell’assemblea dell’unione internazionale
intervento, significativamente pubblicato sull’avvenire, auspica l’avvio di una nuova stagione nei rapporti tra astronomia e teologia, nel nome di Lemaître e dei progressi compiuti dalla scienza.
«L’idea di dargli il giusto riconoscimento è condivisibile e sacrosanta», concorda l’astrofisico dell’università di Tor Vergata Amedeo Balbi. «Ma potrebbe volerci del tempo per abituarsi, la chiamiamo legge di Hubble da quasi un secolo», dice Balbi al Corriere. Carlo Rovelli (nella foto), professore di fisica teorica all’università di Aix-marseille, su «La Lettura» aveva tratteggiato la figura di padre Lemaître in occasione di una conferenza dedicata allo scienziato belga che si è svolta presso la Specola Vaticana. «Grazie a Lemaître la Chiesa non è caduta nel trabocchetto di collegare il Big Bang con la creazione biblica», spiegò Rovelli. «Perché oggi la scienza ipotizza l’esistenza di un universo pre-big Bang».