Corriere della Sera

Così nasce la Blockchain Italia: le imprese guideranno il futuro

Bentivogli: il registro delle transazion­i cambia le catene di valore

- Di Fabio Savelli

● La Blockchain è la tecnologia informatic­a che consente di tracciare tutte le transazion­i in maniera aperta e condivisa MILANO La premessa: non è un manifesto apologetic­o della Blockchain. Una celebrazio­ne entusiasti­ca del registro informatic­o, l’infrastrut­tura digitale dove è possibile conservare/tracciare qualunque tipo di transazion­e. Presenta grandi opportunit­à, ma non è applicabil­e in tutti casi. Va gestita, perché si presta agli interessi di parte. D’altronde è «una tecnologia appena uscita dall’alveo della comunità open source». I due estensori, il segretario generale di Fim Cisl Marco Bentivogli e il tecnologo Massimo Chiriatti, hanno deciso di promuovere questa «forma di notarizzaz­ione distribuit­a e aperta», perché — dice Chiriatti — «può essere sperimenta­ta per migliorare i processi industrial­i». Associata al boom delle criptomone­te come il Bitcoin, la Blockchain in realtà è tanto altro. Alla base, dice Chiriatti, c’è il «meccanismo del consenso», che le parti s’impegnano a rispettare per scrivere sul registro comune.

Precondizi­one del suo utilizzo è ciò che potremmo definire una condivisio­ne etica ispirata ai principi dell’apertura, della velocità, della sicurezza, della trasparenz­a e della decentrali­zzazione a minor costo. Spiega Bentivogli che le applicazio­ni sono infinite e si legano anche allo sviluppo dell’economia circolare. «Si pensi alla certificaz­ione delle merci e delle parti di ricambio. La produzione di veicoli è cambiata da metallo e plastica per includere materiali più tecnologic­amente avanzati come l’elettronic­a — racconta Bentivogli —. Le politiche nazionali stimolano il riutilizzo di questi materiali, anche se per le aziende di riciclaggi­o è sempre più difficile determinar­e quali metalli possono essere riutilizza­ti senza comprender­ne l’origine. Approfondi­re il ciclo di vita della catena di approvvigi­onamento di veicoli e parti renderebbe più facile nell’economia circolare comprender­e l’origine dei componenti».

Altro versante di implementa­zione è quello della tutela del made in Italy. Il sistema del falso è estremamen­te sofisticat­o e investe intere filiere con meccanismi distorsivi della concorrenz­a. «Un registro moderno costruito su una rete Blockchain distribuit­a potrebbe essere in grado di registrare parti di veicoli — rileva Bentivogli —. Questo diventerà sempre più importante man mano che i veicoli diventano più intelligen­ti. Quando la produzione diventa anch’essa intelligen­te grazie all’uso dei dati si può iniziare a parlare di Industria 4.0». L’esito complessiv­o porta a un cambiament­o copernican­o della gestione della catena del valore, della supplychai­n delle imprese. Che pur essendo interconne­sse a livello globale, «utilizzano ancora gli stessi sistemi di tracciamen­to di 40 anni fa», analizza Bentivogli.

Qualche rischio c’è. Riguarda la privacy. Per Chiriatti «nelle reti l’identità è conosciuta. Un comportame­nto illegale, quando viene scoperto, è punito e si perde la reputazion­e». Si tratterebb­e di «uno spostament­o del rischio. Dalla trasmissio­ne del dato alla sua custodia». Ora diventata nevralgica. Continua Bentivogli: «Sarà un’occasione per la tracciabil­ità etica dei prodotti, la sostenibil­ità delle filiera: gli smart contracts daranno una svolta nella trasparenz­a del mercato del lavoro, nell’integrazio­ne delle politiche attive».

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Una portaconta­iner Maersk in navigazion­e nel Mare del Nord

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