Cl al tempo del populismo di governo
A Rimini la nuova sfida per la Cl «disarmata» di don Carron
Non ci saranno i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Ma sarà il primo Meeting di Cl al tempo del populismo di governo. La massima autorità governativa al tradizionale appuntamento di Rimini sarà il sottosegretario a Palazzo Chigi, il leghista Giancarlo Giorgetti.
C’è curiosità di capire come sarà il primo meeting dell’amicizia al tempo del populismo di governo. Da tradizione anche quest’anno la stagione politica riparte da Rimini e da Comunione e liberazione. Non ci saranno né Luigi Di Maio né Matteo Salvini e questa è già una notizia. La massima autorità governativa presente sarà il sottosegretario a Palazzo Chigi Giancarlo Giorgetti e dunque si conferma, anche analizzando il casting, la tendenza degli ultimi anni nei quali la politica ha avuto nel Meeting il suo spazio ma ridimensionato rispetto al passato. Del resto la svolta che don Julian Carron ha impresso a Comunione e liberazione a partire dall’ormai lontanissimo 2012 reca, tra gli altri, questo segno: ridurre il tasso di politicizzazione del movimento e tornare alle origini riportando i temi della fede e delle opere al centro dell’attenzione. La parola chiave che ha scandito e il percorso voluto dal teologo e linguista spagnolo è «testimonianza», il risultato concreto è che negli ultimi anni abbiamo conosciuto una Cl «disarmata» («il Movimento per vivere non ha bisogno di un nemico» ha detto Carron) e che non si è messa certo a rincorrere «le briciole del potere» (sempre Carron). Da qui anche il modo quasi distaccato con il quale è stato vissuto il passaggio elettorale del 4 marzo, che ha visto accentuarsi la frammentazione degli orientamenti di voto all’interno del movimento, segnando però la fine della centralità di Forza Italia e riservando una buona quota di consensi alla Lega e in misura molto minore al Movimento 5 Stelle.
Ma se mettiamo da parte la chiave politica e scegliamo un percorso di tipo culturale la curiosità di cui parlavamo si fa ancor più forte: il movimento, volente o nolente, si trova infatti davanti a una nuova provocazione. Come molti altri soggetti della società di mezzo è chiamato in qualche maniera a riposizionare il suo impegno, a ritrovare nelle contraddizioni della società di oggi il filo dell’efficacia delle sue azioni. La novità è che il populismo non solo ha vinto le elezioni e conquistato Palazzo Chigi ma in qualche modo si è fatto antropologia. È capace di dettare un ampio ventaglio di comportamenti, ha diffuso giù per li rami una sua idea della democrazia, della lotta politica, dei rapporti sociali e tutto quest’insieme è diventato un tratto per molti versi ancora inesplorato dell’italia profonda. Lo sdoganamento dei comportamenti razzisti è sicuramente un esempio di questo mutamento ma non è il solo, basta frequentare i social network per avere davanti un ampio ventaglio di umori e reazioni con i quali fare i conti. Per Cl tutto ciò non può rappresentare che una sfida perché il movimento di don Giussani ha fatto da sempre dell’antropologia positiva uno dei suoi fondamentali e sostiene anche oggi, come ha ribadito Vittadini nell’intervista al Corriere, che «senza il desiderio di migliorare l’uomo si fermerebbe». Per la verità nel programma del Meeting si discute molto del Sessantotto e mai esplicitamente di populismo ma la forza degli avvenimenti esterni alla fine si imporrà. E chi vorrà rintracciare il filo di riflessioni, magari più implicite, sullo spirito del tempo e il mood dei ciellini potrà seguire l’approfondimento dello stesso Carron sulla figura di Giobbe, l’uomo che arrivò sfidare Dio pur di chiedere il senso e il perché della sofferenza degli innocenti.