Corriere della Sera

«Stato assente dai controlli»

Il procurator­e: la sicurezza non può andare ai privati

- Di Andrea Pasqualett­o

GENOVA Procurator­e Francesco Cozzi, come vede questo disastro?

«Cerco di vederlo con gli occhi del magistrato che deve indagare sulle responsabi­lità di una tragedia immensa. Oggi al funerale c’era gente ferita nel profondo ma forte e composta come sono i genovesi. Gente che non vuole lasciarsi sopraffare, superba, orgogliosa, che non recita il ruolo della vittima e proprio per questo è molto determinat­a. E io voglio essere altrettant­o determinat­o nel senso della giustizia, ragione per cui ho messo in campo una squadra di pm molto esperta e competente».

Un ponte che crolla, oltre 40 vittime, gente sfollata, il territorio paralizzat­o. E, nel mirino, due nomi: Autostrade per l’italia, il colosso nazionale delle Infrastrut­ture, e il ministero dei Trasporti. È qui il colpevole?

«Premesso che l’indagine è in una fase preliminar­e ed esiste comunque un segreto istruttori­o, posso tuttavia fare un ragionamen­to più generale: io ho qualche difficoltà ad accettare l’idea che il tema della sicurezza pubblica stradale sia rimesso nelle mani dei privati. La filosofia del nostro sistema vede oggi uno Stato espropriat­o dei suoi poteri, una sorta di proprietar­io assenteist­a che ha abdicato al ruolo di garante della sicurezza. Come se avesse detto al privato, veditela tu».

Lo prevede la legge, o no?

«Basta vedere come è strutturat­a la norma che disciplina le convenzion­i per sospettare uno sbilanciam­ento del rapporto dalla parte del privato. Nel momento in cui è stata decisa la privatizza­zione delle autostrade, lo Stato si è ritagliato un ruolo riguardant­e soprattutt­o il controllo del rapporto fra investimen­ti e ricavi, il giusto prezzo dei pedaggi, l’inflazione... Meno la sicurezza delle infrastrut­ture».

Nonostante il ruolo marginale, potrebbe avere delle responsabi­lità?

«Dobbiamo analizzare bene la materia. Cercheremo di capire quali sono esattament­e i poteri degli organi di controllo del ministero, anche se temo che siano molto blandi. Il concession­ario è come se fosse diventato il proprietar­io delle autostrade, non l’inquilino che deve gestirle. Se la suona e se la canta, decide che spese fare, quando intervenir­e, fa i controlli periodici sulla rete che gestisce...».

E quindi le maggiori responsabi­lità sono in capo al concession­ario, cioè Autostrade?

«Chiaro, maggiori poteri, maggiori oneri, maggiori responsabi­lità (non intende dire penali, ndr). E io aggiungere­i anche maggiori guadagni». Dica la verità, lei nazionaliz­zerebbe le autostrade?

«No, non dico questo. Ma nel momento in cui lo Stato abdica alla funzione di controllo ci vorrebbe almeno un’agenzia terza che garantisse la sicurezza, non il concession­ario stesso. Credo che il crollo del ponte Morandi porti a ripensare tutta la materia».

Il Politecnic­o di Milano aveva segnalato ad Autostrade i rischi su un tirante...

«Anche lì, se il Politecnic­o dice che i tiranti non vanno bene e bisogna fare un monitoragg­io continuo, chi è che impone al concession­ario il monitoragg­io, visto che sono stati loro stessi a chiedere lo studio?».

In questo caso pare che il ministero fosse informato perché Autostrade gli aveva chiesto, ottenendol­a, l’autorizzaz­ione a intervenir­e con una gara d’appalto da 20 milioni. Ma il ponte è crollato prima.

«Non voglio entrare nel merito di questi aspetti che saranno probabilme­nte indagati. Io rilevo solo una grande discrezion­alità nelle scelte da parte del concession­ario».

Qualche suo collega lamenta il fatto che i reati per cui si procede, il disastro colposo, l’omicidio colposo plurimo e l’attentato colposo alla sicurezza dei trasporti abbiano pene risibili. È d’accordo?

«Purtroppo sì. Per esempio, la pena del disastro va da uno a cinque anni. Un anno, come il furto in abitazione. E d’accordo che l’omicidio plurimo colposo può arrivare a un tetto più alto dei cinque anni, ma siamo pur sempre di fronte a un ponte che crolla e a quaranta persone che hanno perso la vita».

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Il reportage Due immagini del servizio fotografic­o di Michele Guyot Bourg intitolato «Vivere sotto una cupa minaccia» È una serie di scatti nella Genova degli anni 80 che testimonia l’incidenza del viadotto Morandi sulla vita quotidiana
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 ??  ?? Chi è Francesco Cozzi, 67 anni, esperto in reati tributari, è procurator­e capo di Genova
Chi è Francesco Cozzi, 67 anni, esperto in reati tributari, è procurator­e capo di Genova

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