Juve e Napoli: vittorie a fatica
Buona la prima Vince Allegri Fiato sospeso per Sorrentino, costretto a uscire in barella Chievo avanti 2-1, ma ci pensa Bernardeschi a liberare i bianconeri dalle paure. Decisiva anche l’entrata di Mandzukic. In un finale da brividi i campioni rimontano.
La Juve in rimonta batte il Chievo, Ronaldo a secco. Il Napoli vince a Roma contro la Lazio dopo essere stato in svantaggio.
VERONA Più che Ronaldo, d’oro sembra la panchina. La Juventus vince dentro la fornace del Bentegodi secondo pronostico, ma lo fa solo alla fine, dopo un bel po’ di sofferenza e aver rischiato di gettare al vento i primi punti della sua stagione. Ci pensano gli uomini seduti accanto a Massimiliano Allegri a rimettere le cose sul giusto binario: Bernardeschi e Mandzukic. Federico entra dopo un’oretta, quando il Chievo ha contro rimontato con Stepinski e il rigore dell’ex Giaccherini l’1-0 immediato di Khedira, e firma l’assist da calcio d’angolo del 2-2 (autorete di Bani) e soprattutto l’acuto decisivo, tre minuti dopo il novantesimo. Marione, pur a corto di condizione, si conferma il solito uomo squadra. Entra due minuti dopo l’ex viola e si sistema al centro dell’attacco, consentendo ai bianconeri di trasformare l’ardito 4-2-4 del primo tempo in un più equilibrato 43-3. Soprattutto, regala profondità e peso dentro l’area. Con il croato, Ronaldo trasloca sulla fascia e forse non per caso in quella posizione cresce di tono e accende più spesso la lampadina.
Nell’ultima mezz’ora garibaldina la Juve ci mette anche il cuore. Il finale è convulso. Mandzukic pareggia di testa (la palla è entrata nonostante la respinta di Cacciatore) tre minuti prima del novantesimo ma l’arbitro Pasqua, grazie alla Var, annulla per un fallo di mano e uno su Sorrentino (che uscirà in barella) di Cristiano Ronaldo. Il Chievo, generoso e coraggioso, forse si illude. Ma la Juve non molla. E Bernardeschi dà colore al pomeriggio che doveva essere riempito da Cristiano Ronaldo.
Invece il ciclone portoghese viene declassato in fretta a semplice temporale estivo. Il suo esordio in Italia è più che sufficiente, ma non certo indimenticabile. Ha ragione Allegri: non si vince solo perché hai Ronaldo. Serve la squadra. Nel primo tempo la Juve è presuntuosa, forse anche nel sistema iniziale, il 42-4 di Venturiana memoria, con Cuadrado e Douglas Costa larghi, Ronaldo e Dybala più stretti. I quattro non danno punti di riferimento e palleggiano che è un piacere, ma dopo il gol iniziale di Kledira al terzo minuto, illusione di un pomeriggio senza stress, la regina ha il torto di accontentarsi. Così i veronesi, trascinati dall’immenso piccolo Giaccherini, riemergono dal vuoto cosmico di una partita scritta. Giak confeziona al tramonto del primo tempo il cross che Stepinski di testa trasforma nel momentaneo 1-1 (gran dormita di Bonucci) e all’inizio della ripresa guadagna (fallo ingenuo di Cancelo) e trasforma il rigore del sorpasso.
I tifosi gialloblù, dentro lo stadio in mano agli juventini, fanno sentire la propria voce.
Ma non è finita. Non lo è mai contro la Juve, che ha una batteria di campioni in panchina come nessun’altra squadra in Italia. Allegri forse sbaglia a lasciare fuori Berna all’inizio, ma è pronto nei cambi. Lucido e tempestivo. Del resto siamo solo alla prima partita. La Juve è un cantiere. La coppia Ronaldo-dybala fatica a integrarsi. La difesa è poco reattiva (era dal ’98 che non concedeva due reti all’esordio), Cancelo è in bambola. Questione di condizione fisica e di meccanismi da perfezionare. La sensazione è che sarà difficile fare a meno di Mandzukic.