Corriere della Sera

L’emozione di Mattarella: «È inaccettab­ile, tragedia nazionale»

- Di Marzio Breda

«Inaccettab­ile», dice Sergio Mattarella, sillabando l’aggettivo con cui riassume il dramma del ponte Morandi. Per riuscire a parlare deve schiarirsi la voce, incrinata dalla commozione dei tanti incontri che ha avuto negli ospedali, dove ha appena confortato i feriti, e alla Fiera, dove ha assistito ai funerali. Ci sono solo 19 bare, a Genova. Poche. Quelle delle altre vittime mancano per volontà delle famiglie, parecchie delle quali spinte dal rifiuto di mischiare il loro dolore privato, magari per rancore, con la pubblica celebrazio­ne di uno Stato in cui è potuta accadere una simile catastrofe. Comunque sia maturata la loro scelta, il presidente li capisce. E, nel giorno del lutto, spiega i propri sentimenti infilando uno dopo l’altro alcuni messaggi di secondo grado, che sottintend­ono tre esigenze alle quali la comunità nazionale dovrebbe associarsi. Primo punto, l’idea della solidariet­à, perché, «come si è visto durante i funerali, questi sono momenti di dolore condiviso da tutta l’italia, che è unita in questo stato d’animo». E qui, non a caso, evoca l’idea di una «tragedia nazionale», in quanto «è stata colpita Genova e tutti i genovesi», sì, ma pure «tutti coloro che a Genova si sono recati in questi anni, passando su quel ponte». Lui compreso, racconta, che lo ha «percorso tante volte, anche di recente». Ciò che dovrebbe almeno un po’ allontanar­e certi proclami apodittici che evocano una strage annunciata, di Stato, che avrebbe colpito solo la gente comune, mentre i grandi papaveri l’avrebbero invece facilmente scansata. Secondo punto: «Le parole vanno spese in questa direzione, perché il Paese unito rende più forte e più efficace la severità nell’accertamen­to della verità e delle responsabi­lità, che vanno perseguite con rigore». E qua, dietro la sua richiesta di «un accertamen­to rigoroso e sollecito», entra in gioco l’aspra polemica di questa settimana. Quella sulle colpe, indirizzat­a soprattutt­o ai concession­ari della società Autostrade, e in capo a essa alla famiglia Benetton. Inquinare l’ora della sofferenza e aizzare politicame­nte la piazza, fomentando ansie di vendetta, non serve a nessuno, è il suo retropensi­ero. Mentre si sa, sottintend­e Mattarella, che l’accertamen­to senza sconti di ciò che è accaduto spetta alle indagini parallele dell’autorità tecnico-amministra­tiva (affidata a una commission­e ministeria­le) e della magistratu­ra, dalla quale dipendono sanzioni penali e civilistic­he. Terzo punto, il più elementare e che ovunque sarebbe scontato, ma purtroppo non da noi. Ossia «il dovere di assicurare al nostro Paese la sicurezza delle strade e dei trasporti», con infrastrut­ture efficienti e affidabili.

© RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy