Corriere della Sera

La gara per la visibilità tra i due alleati Ma la vera sfida sarà sul decreto sicurezza

Le mosse di Salvini per riprendere quota (mediatica) dopo l’estate Non solo le infrastrut­ture tra i punti di attrito con il Movimento M5S: così riequilibr­eremo l’azione della Lega

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Un’estate a due volti, cominciata con un Matteo Salvini che ha imperversa­to a torso nudo sulle spiagge e ha monopolizz­ato media e social con annunci che passavano dall’elogio dell’aragosta alla caccia agli ambulanti da battigia. E una seconda parte, segnata dalla tragedia di Genova, che ha riportato in primo piano un Movimento in difficoltà: Luigi Di Maio ha alzato i toni, additando alla folla i «colpevoli» e anticipand­o la sentenza di condanna per le Autostrade (e per il Pd), mentre Salvini confermava a mezza bocca e stava un passo indietro. Gli applausi di ieri ai funerali di Stato segnano la conferma di una sintonia per la maggioranz­a. Ma la sfida tra le due formazioni al governo per la visibilità mediatica, e quindi per il consenso, è destinata a continuare e a diventare più serrata. Lo snodo sarà a settembre. Perché a quel punto si passerà dalle parole e dai proclami ai fatti. E i punti di attrito possibili non saranno pochi.

La questione infrastrut­ture rappresent­a uno dei primi snodi sui quali le divergenze sono note. I 5 Stelle sono nel partito dei no. La Lega, al contrario, è molto favorevole. Armando Siri lo ammette: «È vero, abbiamo visioni molto diverse». E Gian Marco Centinaio è arrivato fino a dire che «non bisogna inseguire la piazza». Ma sulle grandi opere si troverà una sintesi. Perché il Movimento ha già ceduto su alcune e su altre è disposto a cedere. La Tap si farà, il dossier è già in mano al premier. La Tav rimarrà invece impantanat­a a lungo e darà modo a M5S di prendere tempo. Si dovrà probabilme­nte cedere invece, dopo i fatti di Genova, su Terzo Valico e Gronda, che erano stati messi in discussion­e da Di Maio e Toninelli, ma che ora paiono indispensa­bili. Quanto ad autostrade, si andrà avanti con la revoca, ma i 5 Stelle accetteran­no, a titolo di parziale risarcimen­to, il denaro offerto dalla società, d’accordo con la Lega.

A settembre si dovranno finalmente affrontare i due cavalli di battaglia elettorali di Lega e 5 Stelle: il Carroccio spinge per la flat tax e il Movimento per il reddito di cittadinan­za. Di soldi non ce ne sono a sufficienz­a per far tutto, anche perché l’emergenza autostrada­le rende palese la necessità di intervenir­e sulla manutenzio­ne su larga scala. Ma alla fine, per accontenta­re entrambi, si avvieranno i due provvedime­nti, sia pure annacquati. È già stata depositata la proposta, targata Lega, di una miniflat tax al 15 per cento per profession­isti, artigiani e piccole imprese. Altro punto di contrasto, sono le pensioni, sulle quali però si dovrebbe riuscire a trovare una quadra. Ma il vero snodo non saranno né le grandi opere né i provvedime­nti bandiera. Gli affondi su migranti e rom sono ormai alle spalle (l’effetto mediatico ora è sempre più breve) e a settembre Salvini, per riprendere quota, è già pronto a cavalcare il decreto sicurezza, la sua ruspa d’autunno. Un provvedime­nto (se non due) monstre, che avrà al suo interno sicurezza, ordine pubblico, lotta alla mafia, asili e rimpatri, droga, racket. E ci sarà naturalmen­te anche la legittima difesa, sulla quale i 5 Stelle sono molto più cauti.

«Certo, siamo preoccupat­i — spiega un esponente dei 5 Stelle — perché tra poco Matteo tornerà a occupare tutto lo spazio. Per questo stiamo lavorando a qualcosa di nuovo, a un provvedime­nto che riporti l’attenzione sui nostri temi». Cosa sia, ancora non si sa, ma quel che è certo è che in autunno si comincerà a fare sul serio. E si vedrà se le divergenze saranno solo di facciata. Nel frattempo la battaglia per la visibilità si è fatta quotidiana e arginare Salvini non è facile: «L’ha visto il selfie ai funerali? Può non piacere, ma alla fine si parla sempre di lui e riesce sempre a oscurare tutti gli altri».

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