Corriere della Sera

Autostrade offre mezzo miliardo Di Maio: non si accetta elemosina

L’ad Castellucc­i: «Un nuovo ponte in otto mesi» Il ministro: «Nessun baratto, avanti con la revoca»

- Fabio Savelli

L’incontro

● I due massimi dirigenti di Atlantia e Autostrade, il presidente Fabio Cerchiai (74 anni) e il ceo Giovanni Castellucc­i (59 anni), ieri hanno parlato per la prima volta dopo il crollo del ponte sull’a10, a Genova

Lo «strazio nel cuore» per smentire la percezione diffusa nell’opinione pubblica di indifferen­za e cinismo nelle prime ore concitate dopo il crollo del ponte Morandi. Ma nessuna «assunzione di responsabi­lità» per «mancanza di elementi», pur ravvisando la massima collaboraz­ione possibile con la magistratu­ra che ha già acquisito materiale video.

Giovanni Castellucc­i, amministra­tore delegato di Autostrade per l’italia e della sua controllan­te Atlantia, si presenta a 96 ore dalla tragedia. In una conferenza stampa delicatiss­ima a Genova il top manager sceglie di misurare ogni parola per non accrescere il risentimen­to nei confronti di un’azienda attaccata frontalmen­te dal governo. Un esecutivo che ha appena deciso di avviare la revoca della concession­e sulla A10 Genova-savona, minacciand­o di ridiscuter­e completame­nte la convenzion­e con Autostrade per l’italia che ha in gestione nel nostro Paese quasi 3 mila chilometri di tratte autostrada­li.

Al suo fianco c’è Fabio Cerchiai, presidente di Atlantia, di Autostrade e di Edizione, la cassaforte della famiglia Benetton a monte della catena di controllo, che condivide l’amarezza e lo sgomento per i morti sul viadotto del Polcevera. Oltre alle parole, Castellucc­i porta ai cronisti presenti (e all’italia intera) una serie di misure per invertire la rotta: «Mettiamo a disposizio­ne mezzo miliardo di euro per gestire l’emergenza». E soprattutt­o la «volontà di ricostruir­e in otto mesi il ponte» che fino a martedì divideva in due Genova e la Liguria ed era la principale porta di accesso per il porto: «Abbiamo un progetto che ci permetterà di ricostruir­lo in acciaio, con minore impatto per l’ambiente e indennizza­ndo tutti coloro che saranno costretti a lasciare le proprie case». Il ponte Morandi, d’altronde, era stato costruito negli anni 60 sopra una serie di edifici, in un’epoca in cui c’era una minore sensibilit­à urbanistic­a. Si tratta di una volontà che ora dovrà passare al vaglio del governo, che però annuncia battaglia.

Il vicepremie­r Luigi Di Maio gela immediatam­ente Castellucc­i e i suoi con una frase che ha il sapore dell’avvertimen­to per quello che è appena cominciato: un lungo, travagliat­issimo, contenzios­o con il ministero dei Trasporti, l’ente concedente. «Lo Stato non accetta elemosine da Autostrade — dice Di Maio —. Pretendiam­o risarcimen­ti credibili e non vi sarà alcun baratto». Gli fa eco Matteo Salvini che vede in questa apertura «solo il minimo sindacale». Ciò che è certo è che Genova sta tentando delle alternativ­e per non perdere quote nel traffico portuale. Autostrade metterà proprie risorse — dopo aver ottenuto l’ok dai tre Commissari dell’ilva — per consentire il passaggio degli oltre 4 mila tir al giorno che transitava­no sul Morandi, nell’area dell’acciaieria. Da domani non si pagherà alcun pedaggio sul nodo di Genova. Una richiesta arrivata da più parti. Ora Autostrade acconsente, forse tardivamen­te.

La viabilità Autostrade s’impegna a mettere risorse per il transito dei Tir nell’area dell’ilva

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