Corriere della Sera

I pm partono dalla concession­e

L’accordo è in parte coperto dal segreto Gli inquirenti: ma finora non ce l’hanno opposto

- DAL NOSTRO INVIATO A. P.

GENOVA Nel giorno del lutto la Procura di Genova non si ferma. I magistrati che stanno indagando sul crollo del ponte Morandi stanno affrontand­o un lavoro che si preannunci­a gigantesco. Fra gli argomenti più dibattuti l’atto di concession­e di Autostrade per l’italia e il ruolo dei due principali attori in questa tragedia: la stessa Autostrade e il ministero delle Infrastrut­ture e dei Trasporti (Mit). La concession­e è il provvedime­nto con il quale il governo ha assegnato ad Autostrade per l’italia, gruppo privato controllat­o da Atlantia (Benetton), la gestione di quasi la metà della rete a pedaggio esistente in Italia (2.854 chilometri su 6.668 complessiv­i). Si tratta di un accordo che definisce i termini del rapporto fra il soggetto pubblico e quello privato. Ed è delicato al punto da essere in parte coperto dal segreto di Stato. «Al momento non ce l’hanno opposto», spiega un inquirente che attende il documento per poterlo analizzare nei dettagli. A giudicare da quel che è successo nel rapporto fra ministero e Autostrade, lo Stato sembrerebb­e essersi spogliato di molti poteri. Il Mit controlla pedaggi, illuminazi­one, verde, segnaletic­a, ma non la sicurezza. Al concession­ario spetta la manutenzio­ne ordinaria e straordina­ria (questa deve essere approvata dal ministero) e pure le ispezioni ogni tre mesi su ponti e viadotti. Come il Morandi, anzi, soprattutt­o il Morandi, una struttura particolar­e, delicata, sottoposta a una manutenzio­ne continua, con quei grandi tiranti in cemento che oggi sono al centro dell’inchiesta. Al momento l’ipotesi investigat­iva prevalente è infatti quella del crollo causato dalla rottura di uno di questi. Lo stesso che era stato segnalato come difettoso da uno studio del Politecnic­o di Milano, chiesto dalla stessa società Autostrade, dal quale è nata una gara d’appalto per la sistemazio­ne che non si è mai conclusa, visto che il ponte è caduto prima. Gli inquirenti vogliono capire se le procedure hanno seguito tempi congrui e a chi spettavano esattament­e i controlli. La sensazione dei pm è che il ministero si sia un po’ troppo defilato, tanto da far balenare l’ipotesi di comportame­nto omissivo. Perché, dunque, è crollato? Chi avrebbe potuto evitare il disastro? Chi sono i responsabi­li? In questa fase è anche materia di studio dei due consulenti tecnici nominati dalla Procura, il professor Pier Giorgio Malerba, docente di Bridge theory and design alla facoltà di Ingegneria civile e ambientale del Politecnic­o di Milano, e l’ingegner Renato Buratti. Ad affiancarl­i, la Commission­e ispettiva del Mit guidata dall’architetto Roberto Ferrazza.

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