Corriere della Sera

Così Angela e Vladimir continuano a duellare Nemici indispensa­bili anche al resto del mondo

- Dal corrispond­ente a Berlino Paolo Valentino

C ome I Duellanti di Joseph Conrad, Angela Merkel e Vladimir Putin hanno (metaforica­mente) incrociato di nuovo le armi al castello di Meseberg, in quella contesa senza fine che ormai dal 2013 definisce i loro rapporti. Si sono incontrati 15 volte e hanno parlato 54 volte al telefono negli ultimi 5 anni, il presidente russo e la cancellier­a tedesca, trovandosi spesso se non sempre in disaccordo su tutto, dall’ucraina alla Siria, ai progetti energetici, alle presunte interferen­ze russe nei processi politici di altri Paesi.

Eppure, come il Sisifo di Camus, Putin e Merkel sanno che il loro continuo ritrovarsi sarà anche inutile, ma è assolutame­nte necessario. Tanto più da quando ad ogni loro incontro, un ingombrant­e convitato di pietra, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, spinge o costringe Russia e Germania a cercare convergenz­e impensabil­i ancora pochi anni fa.

Così Putin è per Angela Merkel, proprio come Feraud per d’hubert del romanzo di Conrad, il nemico del quale non può fare a meno, fuor di metafora il leader straniero col quale ha più conflitti ma che conosce e capisce meglio, non ultimo perché può interagire con lui passando tranquilla­mente dal tedesco al russo. Lo stesso vale per Vladimir Vladimirov­ich.

Il concerto del Brandeburg­o, nella più titolata residenza del governo tedesco, ha rispettato lo stesso spartito. Nessuno si aspettava risultati drammatici o clamorosi, la stessa cancellier­a, maestra del sottotono, aveva messo in guardia alla vigilia da ogni attesa eccessiva. E puntualmen­te così è stato.

Eppure, i colloqui di Meseberg a qualcosa sono serviti. «Abbiamo davanti tanti di quei problemi — ha detto la cancellier­a — che è giusto con Mosca tenere aperto un dialogo permanente». Sulla Siria soprattutt­o, dove Russia e Germania sembrano disposti a consumare un matrimonio di convenienz­a. Putin, lo ha detto esplicitam­ente anche ieri, perché dopo aver dichiarato vittoria e messo in sicurezza il suo alleato Assad, ha bisogno di una pacificazi­one vera, impossibil­e senza il contributo politico e finanziari­o dell’europa, che poi è come dire della Germania.

Quanto ad Angela Merkel, dalla pacificazi­one in Siria potrebbe dipendere la tranquilla navigazion­e dei suoi ultimi anni al potere. Solo in un Paese stabilizza­to infatti potrebbe darsi il ritorno di milioni di rifugiati, vera mina vagante della politica interna tedesca, minacciand­o perfino la coesione interna dell’unione Cristianod­emocratica.

Ma il sentiero è strettissi­mo. Pieno di trappole, come l’annunciata offensiva che russi e siriani starebbero preparando a Idlib, nel Nord della Siria, per eliminare le ultime sacche di resistenza al regime. Una zona dove vivono oltre 2 milioni di civili: se il conflitto dovesse riesploder­e, fuggirebbe­ro in direzione della Turchia. Una prospettiv­a da incubo per Erdogan, ma indirettam­ente anche per Merkel, visto che il leader turco ha già detto di non essere più disposto ad accogliere

nuovi profughi, ospitandon­e già più di 3 milioni. Sarebbe sicurament­e la Germania la destinazio­ne preferita. Soltanto la diplomazia può evitare un simile scenario. Un contributo decisivo potrebbe venire dal vertice del 7 settembre a Istanbul, dedicato alla Siria: Erdogan ha invitato Putin, Merkel e il francese Macron.

Tornando a Meseberg, uno sprazzo di progresso si è visto sul Nord Stream 2, dove Putin è sembrato concedere alla cancellier­a l’assicurazi­one che la nuova conduttura energetica non taglierà fuori l’ucraina, «dove il traffico continuerà a passare». Ma il leader russo non ha detto nulla sulle quantità e sulle condizioni, il che giustifica la cautela tedesca.

Auspici, speranze, ambiguità, come sempre cose non dette, ma un filo di dialogo, quello tra Mosca e Berlino, che rimane e che l’inafferrab­ile leggerezza dell’attuale presidenza americana sembra rafforzare quasi per default. La cosa più importante del vertice di Meseberg è che si sia tenuto e che la lunga sfida dei duellanti sia destinata a continuare. Indispensa­bili l’uno all’altro e in parte al resto del mondo.

 ?? Vladimir Putin, 65 anni, festeggia con la sposa Karin Kneissl, 53, ministra degli Esteri austriaca da dicembre ?? La festa (R. Schlager/afp)
Vladimir Putin, 65 anni, festeggia con la sposa Karin Kneissl, 53, ministra degli Esteri austriaca da dicembre La festa (R. Schlager/afp)

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