Corriere della Sera

Il virus del Nilo in Pianura Padana Un’altra vittima e boom di contagi

In un anno 8 morti tra Veneto e Emilia-romagna. Zanzare, il nodo disinfesta­zioni

- Michela Nicolussi Moro

VENEZIA Ormai nella Pianura Padana si parla di epidemia di West Nile. Nel Veneto (indenne solo Belluno), prima regione d’italia in cui il virus comparve nel 2008 (a Rovigo), i 31 contagi del 2017 sono quasi triplicati agli attuali 89, dei quali 25 in forma grave. E ieri è stata resa nota la quarta vittima, Teresa Rodegher, 85 anni di San Giovanni Lupatoto, affetta da leucemia, a fine luglio ricoverata all’ospedale Borgo Roma di Verona per accertamen­ti e spirata a Ferragosto. Prima di lei l’infezione aveva ucciso un 86enne veronese, un 89enne di Este (Padova) e una malata di tumore trevigiana. Triste bilancio comune all’emilia-romagna, che registra una 85enne morta all’ospedale di Faenza, due cardiopati­ci deceduti a Ferrara e una vittima a Cento. Altri 4 casi a Pordenone, uno grave.

Un’escalation favorita dal clima caldo e umido e che ha indotto il ministero della Salute a inviare alle due Regioni una nuova circolare per esortarle al contrasto dei vettori, le zanzare, e all’informazio­ne alla popolazion­e per evitare punture. «Il West Nile è imprevedib­ile — dice il dottor Federico Gobbi, medico del Sacro Cuore di Negrar, l’irccs per le Malattie tropicali che ha aiutato la Regione a impostare il sistema di sorveglian­za — non esistono vaccino né terapia specifica, si curano i sintomi. Su 2.500 persone infette una muore, 9 sviluppano meningoenc­efalite e sopravvivo­no con o senza conseguenz­e, 490 accusano sintomi simil-influenzal­i e duemila sono asintomati­che. Il virus non ha una mortalità alta, ma quest’anno si è manifestat­o in anticipo, cioè a giugno, e non a fine luglio come sempre».

La prima positività è stata riscontrat­a il 12 giugno in un pool di zanzare finite in una trappola posizionat­a dall’istituto zooprofila­ttico delle Venezie. Nel Veneto ci sono 55 trappole, che hanno bloccato 107.035 zanzare di 14 specie ma per il 78% Culex pipiens.

«Al culmine della diffusione del virus, a luglio, le zanzare infette erano il 30%, ora sono scese al 10% perché le giornate sono più corte e meno umide», spiega Giorgio Palù, presidente delle Società europea e italiana di Virologia, che nel 2011 ha sequenziat­o il genoma del West Nile, definendo i ceppi Po, Piave e Livenza. L’équipe veneta ha testato con successo sulle scimmie un vaccino, in attesa di fondi per la sperimenta­zione. «La situazione è sotto controllo» assicura Luca Coletto, assessore veneto alla Sanità. Lo screening sui donatori di sangue e organi ha identifica­to 150 infetti, 50 con meningoenc­efalite. Coletto replica ai media austriaci che sconsiglia­vano ai connaziona­li le ferie in Italia: «Allarmi infondati». Ma i sindaci sono preoccupat­i. «La disinfesta­zione può costare da 50 mila a oltre 150 mila euro — dice l’anci Veneto — e l’alternanza tra caldo e pioggia ha vanificato l’effetto dei larvicidi».

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