Marta allo stalker che infila biglietti sotto la sua porta «Non vincerai tu»
La denuncia su Fb letta da migliaia di ragazze
Giovedì, a casa, da sotto la porta è arrivato un biglietto. Quattro parole scritte su un foglio bianco: «Ciao Marta, dormiamo insieme?». L’incubo di Marta Di Giacomo, 20 anni, studentessa di Storia alla Federico II di Napoli, è ricominciato in quegli istanti. E con lui la paura di tre mesi di dura convivenza con uno stalker incrociato un giorno per strada. La libertà di uscire di casa strozzata dalle molestie, poi i primi accenni di violenza, i fiori sotto casa al Vomero, una presenza silenziosa ma lacerante. Questa volta affrontata con coraggio. «Ho deciso di denunciare il mio stalker e raccontare la mia storia a tutti», spiega Marta. «Vivo con la paura. Tre mesi fa un ragazzo ha cominciato a seguirmi, dopo una settimana sapeva già il mio nome e dove abitavo. Ha deciso che sarebbe diventato il mio ragazzo, quando lo vedevo per strada urlavo come una pazza».
Mentre parla Marta rivive tutto. «Nel giro di poco è diventato il mio aguzzino, usa tecniche infallibili: mi guarda da lontano, poi sparisce e ricompare quando resto sola. Un giorno mi ha presa da dietro, mi ha stretto i polsi, mi sono sentita impotente vedendolo avvicinarsi sempre di più». Termina in ospedale, quella sera. «Era il 4 luglio, mi aveva obbligato ad andare dai suoi amici regalandomi lividi e graffi sul collo con le chiavi. In ospedale mi ci hanno portato i miei di amici». Ivan, Luigi e Giovanna si ricordano bene quella sera. E ancor di più Christian Veneri, 22 anni, che con Marta è fidanzato da quasi quattro: «Abbiamo passato una notte al pronto soccorso a fissare in silenzio i graffi sanguinanti che Marta aveva sul collo — racconta —. Quella sera l’ha presa e l’ha scaraventata contro un’auto. Quando ci ha chiamati io e i miei amici siamo corsi da lei. Troppo tardi, era già scappato. Di colpo mi è venuto istintivo mettermi a cercarlo, ho percorso vie e quartieri di Napoli, ma non l’ho trovato».
Il 5 luglio arriva la denuncia ai Carabinieri. Giovedì scorso, poi, è successo l’impensabile. «Alle otto di sera il portiere del mio condominio è andato a casa — spiega Marta — e puntuale lo stalker ha cominciato a suonare il campanello. Mi sono barricata in camera, ho chiuso tutte le porte. Verso mezzanotte mi sono spostata in cucina, avevo sete. L’occhio mi è caduto su quel pezzo di carta, era sotto la porta, a metà tra il dentro e il fuori. Un foglio bianco piegato in quattro, con una domanda: “Dormiamo Coraggiosa Marta Di Giacomo, 20 anni, vive a Napoli dove studia Storia all’università Federico II. Da tre mesi è stata presa di mira da uno stalker Il messaggio
Il biglietto che lo stalker ha infilato sotto la porta di casa di Marta, dopo aver suonato più volte il suo campanello insieme?”. I brividi».
La situazione di Marta non è più un segreto, su Facebook le scrivono migliaia di ragazze vittime di stalking, le forze dell’ordine si stanno mobilitando, così come la sua famiglia. E anche Christian non la lascia nemmeno un istante. «Cerco di non farla sentire sola — ha detto —. Adesso sul web l’eroina è Marta, ma spero
che non ci sia più bisogno di eroi ed eroine. Le ragazze devono sentirsi più tutelate».
Laura Boldrini, su Facebook, le ha scritto: «Brava, ti siamo vicine in questa battaglia di libertà». Un primo sospiro, non di sollievo, ma di rassegnazione. «Voglio lanciare un messaggio a tutti gli uomini che considerano le donne di loro proprietà: non vincerete voi». La lettera su Fb l’ha indirizzata allo stalker di cui non conosce il nome. «So che mi leggerai — gli ha scritto —, non so come trovarti per dirtelo a voce, ma sappi che non sono la tua ragazza, non dormiremo mai insieme e se fino a oggi ho avuto paura, ora sono solo arrabbiata».
Marta ha letto e riletto il messaggio, poi l’ha postato su Facebook perché facesse il giro dei profili e arrivasse a lui, «a quella presenza silenziosa che sta provando ad annientarmi». Poi è andata a dormire. «Con le forbici sotto il cuscino». Come ogni sera, per sentirsi meno fragile.
@e_galletti La vicenda
● Marta Di Giacomo, 20 anni, studia Storia alla Federico II di Napoli. Da tre mesi vive tormentata da uno stalker
● Il 4 luglio è stata aggredita dall’uomo ed è finita al pronto soccorso; il giorno dopo lo ha denunciato avuto decimato da epidemie e anche chi esce di prigione e ricomincia». È il caso di Boe, 60 anni, il bandito sardo più famoso, con Graziano Mesina, del secolo scorso. Il solo che riuscì a evadere dal carcere dell’asinara. E che, è scritto nelle sentenze, nei 6 anni da latitante terrorizzava le famiglie dei rapiti tagliando lembi d’orecchio per «convincerle» a pagare. «È stato lui, era a viso scoperto — lo riconobbe al processo Farouk Kassam, che aveva 7 anni quando fu rapito in Costa Smeralda — non so perché l’ha fatto». Lettore di Dostoevskij, Kafka e Nietzsche, indipendentista convinto, Boe era in cella quando a Lula fu uccisa la figlia Luisa, 14 anni (mai scoperti i colpevoli). Non si è pentito, ha avuto uno «sconto» di pena per buona condotta. «Questo è il passato, ora ha pagato il suo debito con la giustizia — dice Sanna — le agnelle vengono dai pastori di Cascia, in ginocchio per il sisma. Nel 2017 hanno avuto con sa Paradura mille pecore. Ci hanno «restituito» 40 agnelle, figlie delle pecore da noi donate. E noi le abbiamo divise fra Boe e tre pastori in difficoltà. Lui ha ripreso a fare l’allevatore, lavora in campagna, ha cavalli, maiali e qualche pecora. Matteo ci ha ringraziato». Sa Paradura all’ex bandito ha innescato polemiche: «Un delinquente non merita aiuti». Ma anche consensi. A Sanna hanno telefonato centinaia di pastori: «Anche noi vogliamo donare una pecora a Matteo».
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