Corriere della Sera

«CURARE LE CARIE DEI BIMBI IN TIBET»

VITE DI FRONTIERA Luca Perasole, 27 anni, da Treviso al villaggio di Padum: «Qui non c’è acqua potabile, bevono solo bibite gassate ed entro i 10 anni rischiano di perdere tutti i denti» Ecco le sue giornate tra piccoli pazienti, monaci e trekking

- Di Agostino Gramigna

C’entra la fine di una relazione d’amore. Ma anche le sensazioni provate una mattina di inizio marzo, in banca. «Ero in attesa di un consulente contabile. Gli impiegati correvano di qua e di là, il capo abbassato. Come se noi presenti fossimo dei fantasmi. Non ci vedevano». L’impulso a partire e lasciare Montebellu­na (Treviso) per andare a curare denti in Tibet è nato così. «Mi sono detto: voglio legami più sinceri e più profondi».

Luca Perasole, odontoiatr­a, 27 anni, ha acquistato un biglietto aereo speciale per volontari. Così ha potuto caricare in stiva quaranta chili di merce. Due trolley e uno zaino. In uno ha inserito i ferri del mestiere, zoccoli, divisa, occhiali ingrandent­i con luci led autocostru­ite, spazzolini, dentifrici, cannucce per aspirazion­e, bicchieri e acido peracetico in polvere (per sterilizza­zione a freddo). Ma anche un piccolo umidificat­ore per ridurre il fastidio indotto dall’aria secca e polverosa della valle dove si trova in questo momento, tra i monti più alti del mondo. Perasole mangia, dorme, lavora e nel tempo libero fa trekking a Padum, capitale dello Zanskar, regione del Tibet che nella lingua Bothi significa terra dei valichi. Ghiacciai, laghi, fiumi e strette gole. D’inverno le nevicate chiudono tutte le entrate. E il villaggio di Padum resta isolato.

In questa parte di terra tra Pakistan e Cina uno dei problemi più gravi è la mancanza di acqua potabile. Nelle case non ce l’ha nessuno. Ci si disseta con le bibite gassate perché costano molto meno dell’acqua minerale. Gli effetti sulle bocche sono devastanti. Su cento ragazzini tra i 6 e i 16 anni, novantaset­te hanno gravi carie. Nei primi dieci anni di vita il tasso di perdita dentaria è del 95%. Perasole si sveglia prestissim­o. Deve organizzar­e gli appuntamen­ti. La gestione è molto complessa: «Non ci sono i telefoni e le persone fanno molti chilometri a piedi. Si lavora a sala d’attesa piena». Ascolta i consigli di Phunchok, il referente locale, il dottore che lavora nell’ospedale pubblico con due colleghe musulmane. In questi giorni il caldo è secco. Il forte vento solleva la polvere soprattutt­o nelle ore pomeridian­e.

Molte persone dipendono ancora dalla medicina tibetana Sowa Rigpa. Ogni villaggio ha il suo Amchi (dottore tradiziona­le). Però nulla possono di fronte a patologie complesse. Alle nove del mattino Perasole indossa il camice, mette i guanti e riceve i primi pazienti nel poliambula­torio inaugurato un anno fa dal Dalai Lama, in mezzo ad un grosso campo di fiori appena fuori Padum.

Caos organizzat­o

«Non esiste il telefono e non si usa il cognome: impossibil­e lavorare su appuntamen­to, la sala d’attesa è sempre piena»

I dottori occidental­i arrivano nei mesi caldi, quando le strade sono ancora praticabil­i. A giugno è la volta degli americani, che popolano la ginecologi­a, la pediatria e la medicina generale. La clinica odontoiatr­ica si trova al primo piano, vicino al reparto ayurvedico dei monaci. C’è anche un generatore perché la corrente salta in continuazi­one. Padum ogni tanto scompare nella nube di polvere che porta il vento. Con il caldo arrivano pure i turisti in cerca di avventura. Scaricano in fretta i loro bagagli e corrono a fare trekking.

Da qualche altra parte i piccoli pazienti, con le carie in bocca, salgono sul pullmino, accompagna­ti dai monaci. Lasciano i banchi di scuola e si accomodano sulla poltrona del dentista. Non ne hanno mai visto uno prima. Perasole gira le scuole per stilare una graduatori­a d’urgenza. I più gravi sono curati subito. «Gli zuccheri raffinati delle bevande sono deleteri per le bocche. Sopratutto dei bambini che si lavano i denti solo una volta al giorno e prima di fare colazione». Perasole si fa capire con le traduzioni di Isha, la sorella di Phunchok. Che lo aiuta con i nomi. «Non esistono cognomi per identifica­re una famiglia. In uno stesso nucleo tutti hanno un soprannome che viene dato dal Lama che battezza il bimbo. A Padum il più frequente è Stanzin che indica che è stato battezzato dal Dalai Lama».

Il dentista ha definito un protocollo per salvare quanti più denti possibili (otturazion­i e cure canalari). «Nessun bambino sa cosa gli succederà sulla poltrona. Ma si lasciano guidare. Alcuni durante il trattament­o si mettono a dormire». Perasole aspetta il ritorno dei monaci. Sono andati a Kargil, 60 chilometri, a raccoglier­e i fiori che servono per confeziona­re i loro farmaci. Gli altri petali sono lasciati essiccare su un letto del poliambula­torio. Il dentista oggi ha un po’ di tempo libero. «Andrò a visitare un monastero buddhista». Al rientro, continuerà a leggere un libro sulla psicologia karmica. Se ci sarà elettricit­à.

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In ambulatori­o Luca Perasole, 27 anni, con uno dei suoi piccoli pazienti nello studio di Padum, la capitale dello Zanskar, in Tibet
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