Corriere della Sera

IL VENEZUELA AFFONDA E ANCHE MADURO ORA SE NE ACCORGE

- Di Rocco Cotroneo

Nel Venezuela dei record tragici — inflazione da un milione per cento all’anno, stipendi da un euro al mese — il presidente-dittatore Nicolas Maduro ammette finalmente che qualcosa non va, e forse è il caso di smetterla di inventare favole ideologich­e sulla tragedia provocata nel suo Paese. Mentre al bolivar si tolgono altri cinque zeri con un colpo di penna, e le macchine della zecca di Stato, come in «Casa di Carta», stampano senza sosta banconote da Monopoli, arriva un nuovo pacchetto di misure economiche che apre qualche squarcio verso la realtà. Il governo di Caracas ammette che il valore reale del dollaro è quello del cambio nero, e tenta di agganciare la polverizza­ta valuta locale a qualcosa di concreto, come il petrolio. Inoltre annuncia la fine di un’altra farsa caraibica, quella della benzina regalata a tutti, pronuncian­do la fatidica espression­e «prezzo di mercato». L’aritmetica oggi in Venezuela è una variabile metafisica. Basti pensare che i salari minimi sono appena stati aumentati di 35 volte, passando a 180 milioni di bolivares al mese. Con quello precedente si riusciva a comprare un chilo di pomodori, ora le cose migliorera­nno, sempre che non si debba di nuovo inseguire prezzi irreali. Da quando per comprare un caffè al bar si deve uscire di casa con uno zainetto pieno di banconote, il denaro contante è andato via via sparendo, e le transazion­i avvengono quasi soltanto con le carte. Un governo democratic­o con i risultati ottenuti da quello di Maduro sarebbe già saltato da tempo, e tralasciam­o qui le pesanti violazioni ai diritti umani. È ancora al suo posto grazie all’appoggio di un esercito corrotto, e al fatto che i venezuelan­i non riescono più a protestare in piazza e procurarsi cibo allo stesso tempo. Gli economisti dicono che il pacchetto anticrisi è un palliativo. Si vedrà. Al momento c’è solo da augurarsi che il denaro recuperi almeno un po’ di valore per consentire alla gente di tornare ad alimentars­i decentemen­te. In attesa di riconquist­are la libertà.

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