Paradossi del monoteismo, gli idolatri sono sempre gli altri
Nel corso della storia ebrei, cristiani e musulmani si sono rivolti reciprocamente la stessa accusa. Una ricostruzione di Alessandro Vanoli (Salerno)
Igrandi monoteismi (ebraismo, cristianesimo e islam) sono accomunati dalla fede in un unico Dio. Ricorda Alessandro Vanoli nel libro Idolatria (Salerno) che — diversamente dai «pagani», che veneravano molti esseri afferenti alla sfera del divino — il Dio di Israele si era progressivamente imposto come unico e geloso, insofferente verso il culto di altre divinità e intollerante verso qualsiasi forma di rappresentazione figurativa della trascendenza. Anche i cristiani da subito si opposero alla fabbricazione e venerazione degli «idoli», sia perché lo consideravano, in ultima istanza, un atto di adorazione dei demòni, sia perché credevano che tali idoli potessero divenirne i ricettacoli; e per estirpare l’idolatria ricorsero alla distruzione delle statue e dei templi che le ospitavano. Maometto, da parte sua, si scagliò contro il politeismo e l’idolatria dei suoi conterranei, colpevoli di associare falsi dèi all’unico Allah.
Può dunque sembrare strano che tutte e tre queste religioni anti-idolatriche siano state vittime dell’accusa di praticare l’idolatria. Gli ebrei e gli islamici accusarono i cristiani di aver attentato, con la loro Trinità, al monoteismo; i cristiani fantasticarono che gli islamici venerassero idoli d’oro o simulacri di Maometto; per non parlare dei riti giudaici, che Tommaso d’aquino associò all’idolatria dei pagani.
Ben presto «idolatra» divenne colui che professava una dottrina differente. La crisi iconoclasta, che nell’viii secolo costò la distruzione di innumerevoli immagini sacre, altro non fu che una lotta intestina fra cristiani che dell’idolatria ebbero opinioni differenti. Non fu lo stesso papa Bonifacio VIII colpito dall’accusa di idolatria? Sarà stato un caso se, quando si volle screditare l’ordine dei Templari, si cercò di far credere che essi adorassero idoli islamici (il famoso Bafometto)? Certe devozioni popolari cattoliche non sono forse simili, diceva Erasmo da Rotterdam, alle idolatrie dei pagani? I riformati non persero tempo, e le abolirono.
Risulta chiaro che ogni confessione monoteista era coinvolta in questo gioco di specchi. E con l’apertura delle vie verso l’estremo Oriente e la scoperta del Nuovo mondo si aprì un panorama di sconosciute credenze idolatriche che fu facile usare come pretesto per giustificare il soggiogamento dei popoli che le praticavano.
Gli illuministi spezzarono l’incanto. Rivelarono che il politeismo non è, come si credeva, la degenerazione di un presunto monoteismo originario; che le accuse reciproche di idolatria, viste con occhio imparziale, finiscono per annullarsi a vicenda. Oggi, nella società moderna, lo scenario è molto cambiato: lo spauracchio dei vecchi idoli sopravvive in forma simbolica, talora rievocato metaforicamente per condannare le idolatrie del denaro, della droga e del potere. Ma ancora si annidano, fra le pieghe dei radicalismi, i distruttori di idoli: chi non ricorda l’abbattimento delle millenarie statue di Budda da parte dei Talebani?
Demistificazione
Gli illuministi spezzarono l’assurdo gioco di specchi delle invettive che si annullavano a vicenda