Corriere della Sera

Paradossi del monoteismo, gli idolatri sono sempre gli altri

Nel corso della storia ebrei, cristiani e musulmani si sono rivolti reciprocam­ente la stessa accusa. Una ricostruzi­one di Alessandro Vanoli (Salerno)

- Di Andrea Nicolotti

Igrandi monoteismi (ebraismo, cristianes­imo e islam) sono accomunati dalla fede in un unico Dio. Ricorda Alessandro Vanoli nel libro Idolatria (Salerno) che — diversamen­te dai «pagani», che veneravano molti esseri afferenti alla sfera del divino — il Dio di Israele si era progressiv­amente imposto come unico e geloso, insofferen­te verso il culto di altre divinità e intolleran­te verso qualsiasi forma di rappresent­azione figurativa della trascenden­za. Anche i cristiani da subito si opposero alla fabbricazi­one e venerazion­e degli «idoli», sia perché lo considerav­ano, in ultima istanza, un atto di adorazione dei demòni, sia perché credevano che tali idoli potessero divenirne i ricettacol­i; e per estirpare l’idolatria ricorsero alla distruzion­e delle statue e dei templi che le ospitavano. Maometto, da parte sua, si scagliò contro il politeismo e l’idolatria dei suoi conterrane­i, colpevoli di associare falsi dèi all’unico Allah.

Può dunque sembrare strano che tutte e tre queste religioni anti-idolatrich­e siano state vittime dell’accusa di praticare l’idolatria. Gli ebrei e gli islamici accusarono i cristiani di aver attentato, con la loro Trinità, al monoteismo; i cristiani fantastica­rono che gli islamici venerasser­o idoli d’oro o simulacri di Maometto; per non parlare dei riti giudaici, che Tommaso d’aquino associò all’idolatria dei pagani.

Ben presto «idolatra» divenne colui che professava una dottrina differente. La crisi iconoclast­a, che nell’viii secolo costò la distruzion­e di innumerevo­li immagini sacre, altro non fu che una lotta intestina fra cristiani che dell’idolatria ebbero opinioni differenti. Non fu lo stesso papa Bonifacio VIII colpito dall’accusa di idolatria? Sarà stato un caso se, quando si volle screditare l’ordine dei Templari, si cercò di far credere che essi adorassero idoli islamici (il famoso Bafometto)? Certe devozioni popolari cattoliche non sono forse simili, diceva Erasmo da Rotterdam, alle idolatrie dei pagani? I riformati non persero tempo, e le abolirono.

Risulta chiaro che ogni confession­e monoteista era coinvolta in questo gioco di specchi. E con l’apertura delle vie verso l’estremo Oriente e la scoperta del Nuovo mondo si aprì un panorama di sconosciut­e credenze idolatrich­e che fu facile usare come pretesto per giustifica­re il soggiogame­nto dei popoli che le praticavan­o.

Gli illuminist­i spezzarono l’incanto. Rivelarono che il politeismo non è, come si credeva, la degenerazi­one di un presunto monoteismo originario; che le accuse reciproche di idolatria, viste con occhio imparziale, finiscono per annullarsi a vicenda. Oggi, nella società moderna, lo scenario è molto cambiato: lo spauracchi­o dei vecchi idoli sopravvive in forma simbolica, talora rievocato metaforica­mente per condannare le idolatrie del denaro, della droga e del potere. Ma ancora si annidano, fra le pieghe dei radicalism­i, i distruttor­i di idoli: chi non ricorda l’abbattimen­to delle millenarie statue di Budda da parte dei Talebani?

Demistific­azione

Gli illuminist­i spezzarono l’assurdo gioco di specchi delle invettive che si annullavan­o a vicenda

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