Tari, slalom infinito per i rimborsi E c’è il rischio di altri calcoli errati
Solo Milano ha chiarito come fare: ma serve una domanda, nessun automatismo
MILANO Oltre il danno, la beffa. Nessun Comune in Italia — al netto di Milano che ha pubblicato le modalità per richiedere il rimborso, ma senza disporlo automaticamente — ha finora restituito alcunché ai contribuenti. Raggirati in diversi municipi del Paese, la cui contabilità non è chiara, perché costretti a pagare negli ultimi 4 anni ( dal 2014 al 2017) una quota variabile della Tari, la tassa per lo smaltimento dei rifiuti, dovuta un asola volta per i box e le pertinenze.
Peccato. I Comuni sotto la lente — si parla di Napoli, Siracusa, Catanzaro e Ancona e di almeno un centinaio di municipi minori — si trincerano dietro alla necessità di un provvedimento del governo che disciplini la modalità dei rimborsi. In realtà quel documento c’ è già ed è la circolare con cui il ministero delle Finanze guidato l’anno scorso da Pier Carlo Padoan, ha chiarito che il contribuente ha diritto di chiedere il rimborso al proprio Comune nel caso in cui abbia riscontrato un calcolo errato « della parte variabile della tassa sui rifiuti ». Un chiarimento che sembrava aver dissipato tutti i dubbi, ma così non è stato. Perché da quel momento è cominciato uninsolitob alletto sui vinco lidi finanza pubblica che hanno i Comuni, spaventati dal buco di bilancio che potrebbe crearsi se dovessero effettivamente restituire tutto il pregresso.
Eppure Milano, a suo modo, ha indicato la strada. L’assessore al Bilancio, Roberto Tasca, ha chiesto un parere alla Corte dei conti, che ha dato il via libera ai rimborsi concedendo la possibilità ai Comuni di attingere alle risorse del bilancio annuale e dando la facoltà di ricorrere anche alla fiscalità generale dello Stato nel caso non si riuscisse a coprire per intero il costo dello smaltimento dei rifiuti. Il ginepraio Tari, le cui origini risalgono al passaggio dalla Tarsu alla nuova imposta ( legge di Stabilità 2014), non finiscono qui. Racconta il deputato del movimento 5 Stelle, Giuseppe L’abbate, il primo ad accorgersi dell’errore nel suo paese, Polignano a mare, che il ministero delle Finanze ha formulato dei rilievi in ma- teria di pertinenze della Tari anche per l’ anno incorso. Non è escluso che alcuni Comunisti ano proseguendo nell’errore calcolando la quota variabile Tari sui box e le cantine più di una volta .« L’ attività di esame delle deliberazioni tariffarie e dei regolamenti in materi adi Tari adottati dai Comuni per l’ anno 2018 e già trasmessi al Mef è ancora in corso — spiega L’ Abba te —. Vi sono circa 2.500 munici piche non le hanno ancora trasmesse, alcuni dei quali provvederanno nel corso del secondo semestre » . Peccato che la prima rata Tari sia stata già inviata a milioni di contribuenti e il ministero delle Finanze, l’ente vigilante sui bilanci comunali, non ha ancora potuto visionare tutte le delibere eir egolamenti che disciplinano le tariffe. Ciò che colpisce è anche il costo per lo smaltimento dei rifiuti che presenta enormi disparità territoriali non comprensibili. E che sembra persino favorire un’ altissima evasione fiscale da parte delle famiglie, tanto che uno studio recente di Crif ripreso dalla Cgia di Mestre, rileva come una su cinque non abbia mai pagato alcunché. La Tari è l’unica tassa locale che non è sottoposta al blocco dei rincari deciso dal governo precedente. In altre parole è l’unico tributo su cui i Comuni hanno margini di manovra per compensare eventuali mancanze di gettito fiscale derivanti dalle addizionali.