Corriere della Sera

Vendite per 70 miliardi: stranieri in fuga dai Btp

I timori dei fondi sulla legge di Bilancio e il deficit. Il Tesoro: dati da non drammatizz­are

- di Sergio Bocconi e Giuditta Marvelli

Stranieri in fuga dai Btp. Settanta miliardi di vendite di obbligazio­ni italiane in due mesi: un record. E crescono i timori dei grandi investitor­i sulla legge di Bilancio di ottobre e l’aumento del deficit.

Meno 70 miliardi in due mesi. I dati della Banca centrale europea, citati ieri dal Financial Times, rintraccia­bili negli ultimi due bollettini della Banca d’italia, non lasciano dubbi: il saldo delle attività degli investitor­i esteri tra maggio e giugno è un segno rosso per 34 e 38 miliardi di obbligazio­ni italiane. Un record non lusinghier­o. Anche se i titoli di Stato ammontano «solo» a 33 miliardi in giugno e a poco più di 23 in maggio. Il risultato, però, non cambia: chi ritiene di avere in portafogli­o troppa Italia rispetto al tasso di incertezza sopportabi­le per il suo interesse, vende il debito tricolore. Due impennate negative, una di seguito all’altra, che sottolinea­no una volta di più le fragilità con cui il Paese è chiamato a fare i conti. Cifre da non enfatizzar­e, dicono in ambienti del Tesoro. Ma nemmeno da sottovalut­are.

Di che cosa hanno paura quelli che vendono? Non riescono a immaginare quale sarà il punto di atterraggi­o della discussion­e sulla legge di Bilancio, attesa per la metà di ottobre, con cui il governo vorrebbe far partire misure non sempre compatibil­i con i vincoli europei. Aspettano di farsi un’idea sull’eventuale aumento del deficit per finanziare misure a sostegno della crescita e della povertà, ma anche il giudizio delle agenzie di rating. Una bocciatura potrebbe danneggiar­ci molto. In casi estremi addirittur­a farci perdere l’accesso al mercato e costringer­e i grandi portafogli, che non possono investire in titoli troppo rischiosi, a disfarsi di tutto il debito italiano.

Secondo i dati del giornale britannico, leggibili nelle statistich­e delle autorità monetarie (vedi pezzo sotto), è toccato alle banche italiane scendere in campo per controbila­nciare, almeno un po’, la partita. Nel secondo trimestre del 2018, infatti, gli istituti di credito hanno acquistato una quarantina di miliardi di Btp. Anche in questo caso si tratta di un record. Per trovare uno sforzo più ampio del sistema creditizio bisogna tornare ai tempi bui della crisi del debito nel 2012.

Gli investitor­i esteri possiedono un terzo del nostro debito, che ammonta a oltre 2.300 miliardi. Si tratta dunque di una cifra nell’ordine dei 700 miliardi. La maggior parte dei Btp fa capo a soggetti italiani, famiglie comprese, che investono sempre di più attraverso fondi e gestioni patrimonia­li.

L’altra misura dell’incertezza è lo spread. La differenza tra i nostri rendimenti decennali e quelli dei titoli tedeschi negli ultimi mesi è più che raddoppiat­a passando da 120130 punti a 260-270, toccando nei momenti peggiori quota 300. E anche questi non sono numeri rassicuran­ti perché uno spread stabilment­e elevato spinge la spesa per onorare

Gli investitor­i Circa 1600 miliardi dei titoli del debito pubblico sono in capo a soggetti italiani

Il differenzi­ale Lo spread tra i nostri rendimenti e i tedeschi negli ultimi mesi è più che raddoppiat­o

il debito pubblico, il Moloch che ci tiene in piedi e che dovremmo abbattere. L’italia ha bisogno di piazzare sul mercato circa 400 miliardi di titoli l’anno, come è avvenuto anche nel 2017.

La buona notizia è che non siamo più nel contesto del 2011. L’italia cresce, anche se poco, nel resto d’europa e negli Usa la ripresa è più forte. Fino al 2019 la Bce andrà avanti, seppur con meno vigore, col programma di acquisto di titoli di Stato. Che va a ingrossare il bilancio della Banca d’italia, tenendo a bada rendimenti e spread. Il super debito però va aggredito. E i timori di chi lo vende ce lo ricordano una volta di più.

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