Corriere della Sera

Di Maio e il caso Ilva: forti criticità sull’ambiente

Di Maio chiede altri approfondi­menti ambientali sulla scorta del parere dell’avvocatura

- di Michelange­lo Borrillo

«Forti criticità» sulla vendita dell’ilva. Il ministro Luigi Di Maio, sulla scorta di un parere dell’avvocatura dello Stato, chiede approfondi­menti di natura ambientale sulla vicenda.

Di Maio rimette in primo MILANO piano l’ambiente sulla vicenda dell’ilva. Lo fa sulla scorta del parere dell’avvocatura dello Stato sulla cessione ad Am Investco (la cordata guidata dalla multinazio­nale dell’acciaio Arcelormit­tal) che ha evidenziat­o, stando alla lettura che ne dà lo stesso vice premier, «forti criticità». che richiedono ulteriori pareri: «In relazione alle tutele ambientali, l’estrema importanza di ambiente e salute richiede altri necessari approfondi­menti in materia». Come dire che, adesso, Luigi Di Maio, titolare dei dicasteri dello Sviluppo economico e del Lavoro, con ogni probabilit­à chiederà anche al ministero dell’ambiente di pronunciar­si.

Ogni dubbio, comunque, sarà dipanato questa mattina con una conferenza stampa convocata dallo stesso Di Maio. L’antipasto, però, è di quelli forti: «Nella serata di ieri (quindi martedì 21, ndr) — spiega il ministro nella nota diffusa ieri — sono arrivate le 35 pagine del parere dell’avvocatura dello Stato, che avevo richiesto lo scorso 7 agosto. Il parere affronta sia le criticità rilevate dall’autorità

Il primo rilievo Sospetto di illegittim­ità e mancata tutela del bene comune e del pubblico interesse

nazionale anticorruz­ione che alcuni ulteriori profili segnalati all’attenzione dell’avvocatura». Quindi l’affondo: «Persistono forti criticità e nuovi elementi fondamenta­li che porterebbe­ro al sospetto di illegittim­ità dell’atto. Il profilo più rilevante è legato a “eccesso di potere” e cioè al cattivo esercizio dello stesso, non essendo stato tutelato il bene comune e il pubblico interesse a causa della negata possibilit­à di effettuare rilanci per migliorare l’offerta».

Un primo atto di accusa pesante a cui se ne aggiunge un secondo che si collega alla tutela ambientale: «Tra le altre cose — aggiunge Di Maio — l’avvocatura evidenzia una possibile lesione del principio di concorrenz­a: lo spostament­o del termine al 2023 per l’ultimazion­e degli interventi ambientali avrebbe dovuto suggerire una proroga del termine per la presentazi­one di ulteriori offerte».

Quindi, sospetto di illegittim­ità e mancata tutela del bene comune e del pubblico interesse da una parte; e possibile lesione del principio di concorrenz­a dall’altra. Un mix esplosivo che farebbe pensare alla possibilit­à che il ministro possa decidere per l’annullamen­to della gara, se solo non precisasse alla fine della nota che sono necessari altri approfondi­menti. Senza questa precisazio­ne, oggi Di Maio avrebbe dovuto mettere la parola fine alla questione: il 23 agosto, infatti, scadono i 30 giorni del procedimen­to amministra­tivo avviato lo scorso 24 luglio, finalizzat­o all’eventuale annullamen­to in autotutela del decreto di aggiudicaz­ione della gara. Se ritiene che ce ne siano gli estremi, infatti, il ministro — e quindi lo Stato — può rescindere l’accordo con Arcelormit­tal, esponendos­i però a contenzios­i e risarcimen­ti milionari, visto che il colosso dell’acciaio — tra offerta economica e investimen­ti— ha messo sul piatto oltre 4 miliardi di euro.

Questa, del resto, era stata la consideraz­ione fatta dal suo predecesso­re Carlo Calenda che, nonostante le criticità ravvisate anche un anno fa dall’avvocatura, aveva deciso di non cambiare le regole in corsa. E per questo, ieri Calenda è intervenut­o sulla questione chiedendo proprio di conoscere il parere dell’avvocatura: «Caro Luigi Di Maio — ha sottolinea­to in un tweet — invece di darci il tuo parere

Il secondo rilievo L’avvocatura ha anche individuat­o la possibile lesione del principio di concorrenz­a

sul parere dell’avvocatura, pubblica il parere prima dell’annunciata conferenza stampa. Così evitiamo il solito ridicolo show a senso unico».

Nessuna reazione, invece, da Arcelormit­tal, la cui offerta già era stata giudicata insoddisfa­cente da Di Maio. L’ulteriore richiesta di approfondi­menti fa pensare che il ministro punti a ottenere condizioni migliorati­ve da parte di Arcelormit­tal, sia sul fronte ambientale che occupazion­ale. Ma il tempo stringe: il 15 settembre la cassa dell’ilva, che già perde un milione al giorno, sarà vuota.

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Lo stabilimen­to Ilva di Taranto. Nella città pugliese lavorano 11 mila persone (su un totale di 14 mila dipendenti del gruppo in Italia)

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