Di Maio e il caso Ilva: forti criticità sull’ambiente
Di Maio chiede altri approfondimenti ambientali sulla scorta del parere dell’avvocatura
«Forti criticità» sulla vendita dell’ilva. Il ministro Luigi Di Maio, sulla scorta di un parere dell’avvocatura dello Stato, chiede approfondimenti di natura ambientale sulla vicenda.
Di Maio rimette in primo MILANO piano l’ambiente sulla vicenda dell’ilva. Lo fa sulla scorta del parere dell’avvocatura dello Stato sulla cessione ad Am Investco (la cordata guidata dalla multinazionale dell’acciaio Arcelormittal) che ha evidenziato, stando alla lettura che ne dà lo stesso vice premier, «forti criticità». che richiedono ulteriori pareri: «In relazione alle tutele ambientali, l’estrema importanza di ambiente e salute richiede altri necessari approfondimenti in materia». Come dire che, adesso, Luigi Di Maio, titolare dei dicasteri dello Sviluppo economico e del Lavoro, con ogni probabilità chiederà anche al ministero dell’ambiente di pronunciarsi.
Ogni dubbio, comunque, sarà dipanato questa mattina con una conferenza stampa convocata dallo stesso Di Maio. L’antipasto, però, è di quelli forti: «Nella serata di ieri (quindi martedì 21, ndr) — spiega il ministro nella nota diffusa ieri — sono arrivate le 35 pagine del parere dell’avvocatura dello Stato, che avevo richiesto lo scorso 7 agosto. Il parere affronta sia le criticità rilevate dall’autorità
Il primo rilievo Sospetto di illegittimità e mancata tutela del bene comune e del pubblico interesse
nazionale anticorruzione che alcuni ulteriori profili segnalati all’attenzione dell’avvocatura». Quindi l’affondo: «Persistono forti criticità e nuovi elementi fondamentali che porterebbero al sospetto di illegittimità dell’atto. Il profilo più rilevante è legato a “eccesso di potere” e cioè al cattivo esercizio dello stesso, non essendo stato tutelato il bene comune e il pubblico interesse a causa della negata possibilità di effettuare rilanci per migliorare l’offerta».
Un primo atto di accusa pesante a cui se ne aggiunge un secondo che si collega alla tutela ambientale: «Tra le altre cose — aggiunge Di Maio — l’avvocatura evidenzia una possibile lesione del principio di concorrenza: lo spostamento del termine al 2023 per l’ultimazione degli interventi ambientali avrebbe dovuto suggerire una proroga del termine per la presentazione di ulteriori offerte».
Quindi, sospetto di illegittimità e mancata tutela del bene comune e del pubblico interesse da una parte; e possibile lesione del principio di concorrenza dall’altra. Un mix esplosivo che farebbe pensare alla possibilità che il ministro possa decidere per l’annullamento della gara, se solo non precisasse alla fine della nota che sono necessari altri approfondimenti. Senza questa precisazione, oggi Di Maio avrebbe dovuto mettere la parola fine alla questione: il 23 agosto, infatti, scadono i 30 giorni del procedimento amministrativo avviato lo scorso 24 luglio, finalizzato all’eventuale annullamento in autotutela del decreto di aggiudicazione della gara. Se ritiene che ce ne siano gli estremi, infatti, il ministro — e quindi lo Stato — può rescindere l’accordo con Arcelormittal, esponendosi però a contenziosi e risarcimenti milionari, visto che il colosso dell’acciaio — tra offerta economica e investimenti— ha messo sul piatto oltre 4 miliardi di euro.
Questa, del resto, era stata la considerazione fatta dal suo predecessore Carlo Calenda che, nonostante le criticità ravvisate anche un anno fa dall’avvocatura, aveva deciso di non cambiare le regole in corsa. E per questo, ieri Calenda è intervenuto sulla questione chiedendo proprio di conoscere il parere dell’avvocatura: «Caro Luigi Di Maio — ha sottolineato in un tweet — invece di darci il tuo parere
Il secondo rilievo L’avvocatura ha anche individuato la possibile lesione del principio di concorrenza
sul parere dell’avvocatura, pubblica il parere prima dell’annunciata conferenza stampa. Così evitiamo il solito ridicolo show a senso unico».
Nessuna reazione, invece, da Arcelormittal, la cui offerta già era stata giudicata insoddisfacente da Di Maio. L’ulteriore richiesta di approfondimenti fa pensare che il ministro punti a ottenere condizioni migliorative da parte di Arcelormittal, sia sul fronte ambientale che occupazionale. Ma il tempo stringe: il 15 settembre la cassa dell’ilva, che già perde un milione al giorno, sarà vuota.