La Finanza negli uffici di Autostrade Presi telefonini, pc e la concessione
Sequestrati computer e smartphone dei vertici della società. Il nodo dell’incidente probatorio
GENOVA La Procura di Genova affonda un primo colpo e manda la Guardia di Finanza nelle sedi di Roma, Firenze e Genova di Autostrade per l’italia, il concessionario controllato dal gruppo Benetton che gestisce la tratta del ponte crollato. Ieri sono stati sequestrati i computer e gli smartphone del presidente Fabio Cerchiai, dell’amministratore delegato Giovanni Castellucci, del direttore del Tronco genovese della società Stefano Marigliani e di una decina di alti dirigenti, due dei quali sono stati sentiti come persone informate sui fatti. Acquisiti anche il server di posta elettronica di Autostrade e l’atto di concessione, pare comprensivo della parte coperta dal segreto di Stato, con il quale il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti (Mit) ha assegnato al soggetto privato la gestione di circa la metà della rete autostradale italiana.
Il decreto di sequestro firmato dalla Procura è ampio, al punto che le operazioni si concluderanno solo stamani con l’audizione di altri due manager. Accompagnati dai consulenti dei pm, Pier Giorgio Malerba e Renato Buratti, gli uomini delle Fiamme Gialle hanno selezionato documenti tecnici, amministrativi e contabili e ogni sorta di corrispondenza riguardante il ponte Morandi. Hanno prelevato contratti, capitolati speciali, stati di avanzamento dei lavori, piani di sicurezza per le lavorazioni e collaudi.
Insomma, dopo le acquisizioni di documenti al Provveditorato per le opere pubbliche della Liguria (il Mit locale) e al Politecnico di Milano i magistrati hanno alzato il livello d’indagine usando lo strumento del sequestro probatorio presso terzi. Significa che nessuno è indagato, ma che in quelle carte, in quei telefonini e in quei computer ci potrebbero essere elementi importanti per capire chi sono i responsabili del disastro. D’altra parte la concessionaria non solo gestiva ma faceva anche i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria e le verifiche periodiche.
Al centro dell’interesse l’appalto da 20 milioni di euro, mai assegnato dopo aver bandito la gara nello scorso aprile, per la sistemazione dei tiranti del ponte Morandi, sui quali era scattato una sorta di allarme. La causa del crollo potrebbe essere infatti la rottura di uno di questi. I pm vogliono capire perché non è stato messo in sicurezza il ponte prima dei lavori. Della vicenda si erano occupati, oltre ad Autostrade, anche il comitato tecnico del Provveditorato presieduto da Roberto Ferrazza e il ministero delle Infrastrutture .
«Chi ha segnalato cosa?», si chiedono in Procura. Il primo febbraio di quest’anno Ferrazza, che è anche presidente della Commissione d’inchiesta ministeriale sul disastro, ha sottoscritto con altri quattro relatori il parere favorevole al «progetto esecutivo» stilato
Posta elettronica
È stato acquisito anche il server di posta elettronica del gestore del ponte crollato
da Autostrade. Procedura che aveva seguito un iter anomalo, sottoponendo al vaglio del Provveditorato solo l’ultimo documento, quando in genere è preceduto da un «progetto definitivo», passaggio intermedio della fase decisionale. Perché questo iter accelerato?
L’indagine deve anche fare i conti con l’esigenza di effettuare sull’area del ponte un incidente probatorio (una sorta di atto processuale anticipato da cristallizzare nella fase delle indagini preliminari) in tempi rapidi, prima di un’eventuale demolizione della parte rimasta. Il che significherebbe indagare formalmente coloro sui quali gravano dei sospetti, affinché possano nominare dei consulenti per il contraddittorio con i colleghi dell’accusa.