Corriere della Sera

La Finanza negli uffici di Autostrade Presi telefonini, pc e la concession­e

Sequestrat­i computer e smartphone dei vertici della società. Il nodo dell’incidente probatorio

- DAL NOSTRO INVIATO (foto di Luca Zennaro / Ansa) Andrea Pasqualett­o apasqualet­to@corriere.it

GENOVA La Procura di Genova affonda un primo colpo e manda la Guardia di Finanza nelle sedi di Roma, Firenze e Genova di Autostrade per l’italia, il concession­ario controllat­o dal gruppo Benetton che gestisce la tratta del ponte crollato. Ieri sono stati sequestrat­i i computer e gli smartphone del presidente Fabio Cerchiai, dell’amministra­tore delegato Giovanni Castellucc­i, del direttore del Tronco genovese della società Stefano Marigliani e di una decina di alti dirigenti, due dei quali sono stati sentiti come persone informate sui fatti. Acquisiti anche il server di posta elettronic­a di Autostrade e l’atto di concession­e, pare comprensiv­o della parte coperta dal segreto di Stato, con il quale il ministero delle Infrastrut­ture e dei trasporti (Mit) ha assegnato al soggetto privato la gestione di circa la metà della rete autostrada­le italiana.

Il decreto di sequestro firmato dalla Procura è ampio, al punto che le operazioni si concludera­nno solo stamani con l’audizione di altri due manager. Accompagna­ti dai consulenti dei pm, Pier Giorgio Malerba e Renato Buratti, gli uomini delle Fiamme Gialle hanno selezionat­o documenti tecnici, amministra­tivi e contabili e ogni sorta di corrispond­enza riguardant­e il ponte Morandi. Hanno prelevato contratti, capitolati speciali, stati di avanzament­o dei lavori, piani di sicurezza per le lavorazion­i e collaudi.

Insomma, dopo le acquisizio­ni di documenti al Provvedito­rato per le opere pubbliche della Liguria (il Mit locale) e al Politecnic­o di Milano i magistrati hanno alzato il livello d’indagine usando lo strumento del sequestro probatorio presso terzi. Significa che nessuno è indagato, ma che in quelle carte, in quei telefonini e in quei computer ci potrebbero essere elementi importanti per capire chi sono i responsabi­li del disastro. D’altra parte la concession­aria non solo gestiva ma faceva anche i lavori di manutenzio­ne ordinaria e straordina­ria e le verifiche periodiche.

Al centro dell’interesse l’appalto da 20 milioni di euro, mai assegnato dopo aver bandito la gara nello scorso aprile, per la sistemazio­ne dei tiranti del ponte Morandi, sui quali era scattato una sorta di allarme. La causa del crollo potrebbe essere infatti la rottura di uno di questi. I pm vogliono capire perché non è stato messo in sicurezza il ponte prima dei lavori. Della vicenda si erano occupati, oltre ad Autostrade, anche il comitato tecnico del Provvedito­rato presieduto da Roberto Ferrazza e il ministero delle Infrastrut­ture .

«Chi ha segnalato cosa?», si chiedono in Procura. Il primo febbraio di quest’anno Ferrazza, che è anche presidente della Commission­e d’inchiesta ministeria­le sul disastro, ha sottoscrit­to con altri quattro relatori il parere favorevole al «progetto esecutivo» stilato

Posta elettronic­a

È stato acquisito anche il server di posta elettronic­a del gestore del ponte crollato

da Autostrade. Procedura che aveva seguito un iter anomalo, sottoponen­do al vaglio del Provvedito­rato solo l’ultimo documento, quando in genere è preceduto da un «progetto definitivo», passaggio intermedio della fase decisional­e. Perché questo iter accelerato?

L’indagine deve anche fare i conti con l’esigenza di effettuare sull’area del ponte un incidente probatorio (una sorta di atto processual­e anticipato da cristalliz­zare nella fase delle indagini preliminar­i) in tempi rapidi, prima di un’eventuale demolizion­e della parte rimasta. Il che significhe­rebbe indagare formalment­e coloro sui quali gravano dei sospetti, affinché possano nominare dei consulenti per il contraddit­torio con i colleghi dell’accusa.

 ??  ?? Spezzato Quello che resta del viadotto Morandi a Genova, lungo l’autostrada A10: circa 200 metri del ponte — compreso l’intero pilone 9 — hanno ceduto crollando per cause ancora da accertare. Della struttura resta in piedi il pilone 10(a sinistra nella foto), ma viene definito come pericolant­e dagli esperti
Spezzato Quello che resta del viadotto Morandi a Genova, lungo l’autostrada A10: circa 200 metri del ponte — compreso l’intero pilone 9 — hanno ceduto crollando per cause ancora da accertare. Della struttura resta in piedi il pilone 10(a sinistra nella foto), ma viene definito come pericolant­e dagli esperti

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