«Troppi rischi, subito l’abbattimento»
Oggi si decideranno tempi e modi. Il pilone rimasto in piedi era considerato più fragile di quello crollato
La relazione è breve ed è stata scritta nella notte dall’architetto Roberto Ferrazza, provveditore alle opere pubbliche della Liguria. È un focus sui rischi di crollo legati alla corrosione dei cavi che sorreggevano il pilone collassato e di quelli che sorreggono ancora oggi l’altro, rimasto in piedi con un moncone che incombe su case e ferrovia.
In termini tecnici un pilone è una pila e la relazione dice: «Dall’esame della documentazione progettuale emerge, con riferimento alla pila n.10 sopravvissuta al crollo, uno stato di degrado dei materiali (...) di grado più elevato — 4 su una scala di 5 — rispetto a quello che era stato riscontrato nella pila n.9 crollata, che risultava di livello 3». Quindi, «si ritiene necessario dare tale informazione tempestivamente (...) ai fini della gestione degli accessi all’area rossa e, più in generale, in merito a tempi e modalità dei prossimi provvedimenti da assumere per l’abbattimento dei tronconi del ponte».
La nota in sostanza dice che — prima che il Morandi diventasse una tragedia — il pilone poi venuto giù risultava meno a rischio (livello 3 su 5) rispetto all’altro che ormai tutto il mondo conosce e che tiene miracolosamente in piedi il braccio spezzato del viadotto (pericolo 4 su 5).
Quindi se già nell’autunno dell’anno scorso il rischio del pilone oggi pericolante era 4, con il ponte ancora in piedi, adesso si presume che il moncone possa collassare da un momento all’altro. Per questo ieri mattina, appena ricevuta la relazione, il presidente della Regione Giovanni Toti, che in questa fase è anche il commissario per l’emergenza, ha scritto alla Società Autostrade per mettere in chiaro «la pericolosità della pila 10» e chiedere di «mettere in sicurezza oppure demolire i tronconi del viadotto non collassato ma instabile». Il suo assessore alla Protezione civile Giacomo Giampedrone precisa che «la richiesta è stata: diteci immediatamente cosa intendete fare».
E quell’ «immediatamente» sarà già oggi. Perché alle 18 alcuni tecnici e responsabili di Autostrade saranno in Regione per un vertice durante il quale spiegheranno modalità e tempi del piano di abbattimento già pronto da giorni e sul quale l’ultima parola toccherà al ministero dei Trasporti. Secondo stime non ufficiali servirebbero in tutto 55 giorni per demolire sia il pilone pericolante sia quello reso più stabile (il numero 11) dopo gli interventi strutturali degli anni Novanta. Salvo colpi di scena, quindi, quel che resta del ponte Morandi ha ormai i giorni contati.
Il governatore Toti «Mettere in sicurezza o demolire i tronconi del viadotto». Oggi vertice sui piani e i tempi