Piazze antisisma e serre I progetti di 80 studenti per il futuro di Amatrice
I 15 piani del laboratorio del Politecnico di Milano
La notte del 24 agosto di due anni fa, alle 3.36, una scossa di magnitudo di 6.0 sconvolge la Valle del Tronto. Amatrice è uno dei Comuni più colpiti, con il centro storico raso al suolo: il campanile crollato della chiesa di Sant’agostino diventa uno dei simboli del sisma. Nuove scosse si sono susseguite fino al gennaio del 2017, provocando in tutto 303 morti e undicimila sfollati. Le repliche più forti sono state il 26 ottobre 2016, con epicentri al confine umbro-marchigiano, e il 30 ottobre. Fino alla sequenza del 18 gennaio.
Tre domande, per cominciare. Com’era? Com’è? Come sarà? Con una certezza: le ferite del terremoto non si possono cancellare. Non si devono cancellare. «I segni lasciati sulle case squarciate, sulle chiese senza più altare, sul presepe delle montagne e la natura circostante sono come le rughe di un corpo vissuto. Che non può (e non deve) dimenticare», raccontano i progetti di ricostruzione.
Sono la memoria del dolore che sconvolse la Valle del Tronto e la Conca Amatriciana nella notte del 24 agosto 2016. Su quella memoria poggiano «la volontà di far rivivere i borghi abbandonati» e le speranze di quanti, in seguito all’urto dell’onda sismica, hanno perso tutto. Ed è su quella memoria che è nato Reconstruction Amatrice, laboratorio della Scuola di Architettura Urbanistica e Ingegneria delle Costruzioni del Politecnico di Milano. Il risultato sono 15 progetti di 80 studenti di ogni parte del mondo che nel loro lavoro hanno seguito criteri di massima sicurezza, aggiungendo punti di osservazione e valutazione del fenomeno legati alle diverse culture. «Con l’intento di leggere gli eventi oltre la catastrofe e di interpretare le conseguenze che ne possono derivare». Guida, in questo percorso di esplorazione, l’architetto Stefano Boeri, che il post terremoto del Centro Italia l’ha vissuto in prima persona: dal grande Polo del Gusto di Amatrice, realizzato grazie ai fondi donati dai lettori del Corriere della Sera e dai telespettatori del Tgla7 e grazie al lavoro delle imprese della Filiera del legno friulana, fino alla consulenza per la ricostruzione nell’intera area. «L’impegno degli studenti rappresenta insieme un segnale importante di solidarietà e di creatività», dice Boeri.
E allora ecco piazze antisismiche, centri storici pedonalizzati, isole verdi, parcheggi per favorire il rilancio del turismo e dell’economia. «Ricostruire, rispettando le proporzioni. Reinventare le modalità abitative. Spostare, svuotare, decentralizzare». Così il progetto Bag segue la Natura e i cicli produttivi integrandoli con il tessuto urbano. Cerca nell’agricoltura il motore per un turismo ecosostenibile, coinvolgendo il centro storico, immaginando serre e un orto botanico a cielo aperto. Ecotone reinterpreta Amatrice ribaltando gli ecosistemi: strade, piazze e aree aperte diventano interni, mentre case e negozi diventano spazi pubblici. Nature Matters propone la ricostruzione del suolo naturale e del paesaggio: con gli edifici rimasti in piedi che entrano nel tracciato cittadino. Slow City (Dal centro) ipotizza strutture leggere sulle forme antiche che dall’emergenza trascinino Amatrice verso una nuova linea territoriale, moltiplicando i luoghi di aggregazione. The Green Valley indica l’opportunità verde da sviluppare attraverso la creazione di un grande parco integrato al borgo distrutto che interagisca con i luoghi della vita sociale: scuole, mercati, esposizioni.
I sopralluoghi, le ricerche, gli incontri con gli abitanti, le idee, il tavolo di lavoro. «Tutto svolto con un entusiasmo davvero eccezionale», aggiunge Boeri. Ricordare, ecco il punto di partenza. L’obiettivo: creare una nuova geografia locale, delineare una mappatura in grado di valutare le trasformazioni avvenute in seguito al sisma e individuare i mutati processi sociali, culturali, demografici che ne potrebbero essere la conseguenza. «Oltre l’emergenza, tenendo d’occhio la massima sicurezza e puntando a un nuovo skyline urbano» che, accostando passato e presente, dia un senso alla rinascita.
@pabaldini
L’archistar
Boeri: «L’impegno degli studenti è un segnale di speranza, solidarietà e creatività»