Corriere della Sera

L’animalismo esiste dal Settecento Ma ora reclama una rivoluzion­e

La ricostruzi­one di Giulia Guazzaloca (Laterza) dal codice Zanardelli al progetto «Grande Scimmia»

- di Paola D’amico

Coccolati (troppo), spesso umanizzati, ma anche perseguita­ti e... mangiati. Perché la rivoluzion­e più lunga non si è ancora conclusa. È una storia lunga centocinqu­ant’anni quella che Giulia Guazzaloca ricostruis­ce nel libro Primo: non maltrattar­e. Storia della protezione degli animali in Italia (Laterza). Una storia che si può dire quasi solo avviata con la riflession­e teorico-filosofica sulla «questione animale». C’è chi oggi propone di includere le specie addomestic­ate nel patto di cittadinan­za, altri sono convinti che si debbano riportare gli animali allo stato selvatico — sganciati dal rapporto con l’uomo — perché possano vivere liberi. Tra i due estremi ci sono milioni di attivisti che si battono per il benessere dei «non umani» e per ridurne le sofferenze. Ma, e questo è un punto fermo, la sensibilit­à zoofila non è più una fissazione per «zitellone», come doveva apparire la femminista e antivivise­zionista inglese Frances Power Cobbe, che a fine Ottocento — una pioniera — si domandava «come e dove si porrà il limite del nostro supposto diritto di sacrificar­e il più debole per il piacere del più forte?».

Un altro dato emerge dalla ricerca di Guazzaloca, docente di Storia contempora­nea all’università di Bologna: da quando nell’italia post-unitaria nascono le prime società di protezione, la cultura e l’attivismo in difesa degli animali avrà alti e bassi, stop and go, ma non si interrompe­rà mai. Le istanze zoofile, importate dal mondo anglosasso­ne e legate alla cultura del liberalism­o, resistono anche durante il regime fascista, che del liberalism­o cerca di abolire valori e forme giuridiche. E gli sopravvivr­anno.

Se a minare le certezze del pensiero occidental­e, che per secoli aveva postulato una differenza irriducibi­le tra uomo e animale, ostaggio di una visione antropocen­trica, ci pensano la filosofia e la scienza del secolo dei Lumi — da Jeremy Bentham che si domanda «non parlano, non ragionano, ma possono soffrire?», a Darwin che dimostrerà le forti analogie biologiche e comportame­ntali tra uomini e animali — saranno poi i fermenti della rivoluzion­e industrial­e a unire femministe, operai e animalisti in difesa dei più deboli.

Il divieto di essere crudeli con gli animali diventerà un dogma dell’etica della classe operaia. Non senza mille incongruen­ze dure a morire, perché ci sono i pet, gli animali di casa, e i selvatici (dimenticat­i).

È datata 1873 la prima petizione in Italia per una legge anti-maltrattam­enti, contro il tiro al piccione, i macelli, l’uccisione dei randagi, la caccia al bufalo. E sarà Giuseppe Zanardelli che, citando Ovidio («saevitia in bruta est tirocinium crudelitat­is in homines», la ferocia con gli animali è una prova della crudeltà sugli uomini), nel 1889, inserirà nel codice penale dell’italia unitaria l’articolo 491 che prevede l’ammenda di 100 lire per chi maltratta un animale.

E dunque è un basso continuo l’animalismo che improvvisa­mente un secolo dopo — sono gli anni Novanta del XX secolo — crescerà in modo tumultuoso. Sarà sempre una spinta dal basso a sostenere il cambio di marcia legislativ­o: del 1991 la legge che vieta l’uccisione dei cani accalappia­ti; dell’anno seguente la legge (compromess­o) di protezione della fauna selvatica e la Convenzion­e di Washington a tutela delle specie in via di estinzione.

Ma, ancora, il nostro rapporto con gli animali rimane schizofren­ico. Con una doppia morale: gli animali sono oggetti di diritti ma continuano a rimanere cose. Eppure la condizione essenziale per un cambiament­o sarà proprio la rimozione dei non umani dalla categoria giuridica di res, fa notare Paola Cavaliere, tra i promotori del progetto «Grande Scimmia», che si batte per l’estensione di diritti fondamenta­li ai primati. Ma se il diritto animale fosse assoluto e non relativo, saremmo dinanzi a una rivoluzion­e copernican­a. E la più evidente conseguenz­a sarebbe sancire l’obbligo del vegetarian­ismo. Per tutti.

La legge

È del 1991 la norma italiana che prevede il divieto di eliminare i cani accalappia­ti

 ??  ?? Noè e gli animali entrano nell’arca, un dipinto realizzato intorno al 1570 dall’artista Jacopo Bassano (1510-1592)
Noè e gli animali entrano nell’arca, un dipinto realizzato intorno al 1570 dall’artista Jacopo Bassano (1510-1592)

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