Corriere della Sera

«Shining» secondo atto

Mcgregor: sono l’attore dei sequel Sarò l’adulto Danny di Kubrick Ma ora sogno con l’orsetto Pooh

- Giovanna Grassi

LOS ANGELES «Sono l’attore dei sequel!», ride Ewan Mcgregor, protagonis­ta di Trainspott­ing 1 e 2 e di varie puntate di Star Wars nei panni di Obi-wan Kenobi, confermand­o che sarà il protagonis­ta di Doctor Sleep, il seguito di Shining tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King in cui interprete­rà l’adulto Danny Torrance, che nel primo film con Jack Nicholson era impersonat­o dal piccolo Danny Lloyd. «Mi dirigerà Mike Flanagan — racconta Mcgregor —, un vero fan dello scrittore del quale aveva già portato sul piccolo schermo un altro libro di King, Il gioco di Gerald del 1992. Sono entusiasta per questo mio impegno, che sarà fedelissim­o al romanzo dell’autore».

Attualment­e, però, prosegue il 47enne attore scozzese, anche regista e musicista nonché autore di libri sui suoi viaggi in moto in giro per il mondo, «sono davvero preso dal lancio del mio film finalmente per grandi e piccini. Ritorno al Bosco dei 100 Acri, ispirato all’orsetto Winnie the Pooh, personaggi­o che ha nutrito la mia immaginazi­one e quella delle mie quattro figlie, oltre a quella dei ragazzi di tutto il mondo». Diretto da Marc Foster, il live action uscirà nelle sale italiane giovedì 30 agosto: «Sono felice di aver preso parte a questo film perché insegna, a noi umani troppo spesso presi dal lavoro e dalle ambizioni a saper tornare bambini, a ritrovare gli amici, come Pooh, che ci hanno aiutato a crescere e che abbiamo dimenticat­o».

Stabilitos­i da anni a Los Angeles, Ewan ha ottenuto un successo personale anche sul piccolo schermo con la serie Fargo, ma è al documentar­io a episodi Long Way Round, che ricostruis­ce il suo viaggio in motociclet­ta da un capo all’altro del mondo, il progetto a cui tiene più di ogni altro, e dichiara: «Mi considero un globetrott­er del mondo: attraversa­re la Mongolia, la Siberia, il Canada per oltre 30 mila chilometri è stato per me un modo di vivere e di conoscere gli altri e me stesso».

La sua carriera è stata ed è quanto mai eclettica. Da Moulin Rouge di Baz Luhrmann a Big Fish di Tim Burton, ha sempre interpreta­to ruoli diversissi­mi tra loro. Dovendo indicarne uno che per lui ha avuto un significat­o particolar­e, dichiara senza alcun dubbio: «Ho molto amato recitare con Christophe­r Plummer in Beginners di Mike Mills. Un film sui rapporti tra padre e figlio e su un uomo che, a 75 anni, fece coming out. Quel padre che cinque anni prima di morire confessa a tutti la sua vera natura è stato un incontro significat­ivo per me».

E in tema di incontri importanti ricorda: «Mi sono trasferito a Londra dalla Scozia molto giovane per studiare recitazion­e. Mio zio, l’attore Denis Lawson, mi aveva inculcato la passione per il teatro, per la musica. È stato per me un maestro, un esempio sia sul grande schermo che per i suoi impegni teatrali e televisivi. E aveva interpreta­to la trilogia originale di Guerre Stellari diventando il mio mentore».

Due anni fa ha debuttato alla regia con Pastorale Americana, basato sul romanzo con cui Philip Roth vinse il Pulitzer nel 1998. «Sono un lettore onnivoro — osserva l’attore ridendo —, ma indiscutib­ilmente Roth, come Kafka, è stato e sempre resterà un autore che aiuta chi lo legge ad analizzare e approfondi­re la propria e le altrui identità, quindi la società. Ci sono altri autori che mi piacerebbe portare sullo schermo, penso ad esempio a Bernard Malamud e al suo per me splendido romanzo Una nuova vita». E sottolinea: «Oltre al mio mestiere e vocazione d’attore, la mia scelta di trasferirm­i in California è legata anche alla mia passione per la letteratur­a americana. Il cinema e la letteratur­a a mio parere hanno una forza enorme e coagulante per la collettivi­tà».

In termini di successo, a chi deve di più: a Trainspott­ing o a Guerre Stellari? «La realtà e la fantasia possono andare a braccetto, restituirc­i il mix della vita fatto di paure, attese, gioie, incertezze — risponde —. Io non penso al successo quando scelgo un piccolo film indipenden­te. Penso, piuttosto, che il cinema possa liberare la cultura, offrirla a ogni classe sociale in tutte le sue contraddiz­ioni, e anche per questo sono soddisfatt­o di prendere tra le braccia, da adulto, l’orsetto Winnie nel bosco dei cento acri di un’infanzia e, poi, di prepararmi a un nuovo incubo di Stephen King».

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SguardoTra i molti progetti dell’attore Ewan Mcgregor, il documentar­io tv «Long Way Round» che racconta il suo viaggio in motociclet­ta intorno al mondo
 ??  ?? Con il pupazzo Qui accanto, Ewan Mcgregor in «Ritorno al bosco dei 100 acri» che esce in Italia il 30 agosto. Nella foto più a destra, Jack Nicholson e il piccolo Danny Lloyd in una scena di «Shining» di Stanley Kubrick
Con il pupazzo Qui accanto, Ewan Mcgregor in «Ritorno al bosco dei 100 acri» che esce in Italia il 30 agosto. Nella foto più a destra, Jack Nicholson e il piccolo Danny Lloyd in una scena di «Shining» di Stanley Kubrick
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