Metodo Ronaldo «La forza mentale fa la differenza»
CR7 testimonial Dazn: «Che lavoro alla Juve»
L’inizio di tutto
A 11 anni sognavo già in grande, ma fu dura: lì mi sono costruito un carattere così forte
Le vittorie, le sconfitte, centinaia di allenamenti, da solo o con la squadra. Eppure Cristiano Ronaldo torna sempre alla casella di partenza quando deve spiegare il «segreto» di quello che ha fatto, di quello che sta facendo e di quello che farà, ancora per qualche anno: essere CR7. Che non è un mestiere facile come qualcuno può pensare, ed è iniziato tanti anni fa: «Quando ero ragazzino c’erano tanti giocatori con un sacco di talento. Ma la forza mentale fa la differenza. Già a 11, 12 anni, io sognavo di diventare calciatore e ci sono riuscito, grazie all’impegno e allo spirito di sacrificio. A 11 anni ho lasciato i miei genitori e i miei fratelli e ho cambiato città. Per me quello fu un passo difficilissimo. È stata dura, ma questo ha contribuito a costruirmi un carattere così forte».
In quel periodo, quando Ronaldo lasciò l’isola di Madeira per trasferirsi nell’accademia dello Sporting Lisbona, si sono accese tutte le luci della macchina — da gol e da soldi — che sarebbe presto diventato. E non si sono più spente. Ma le lacrime per le prese in giro dei compagni che non capivano il suo accento da isolano, le difficoltà a scuola, la voglia di tornare a casa, le lunghe telefonate con mamma Dolores e anche la severità del club hanno fatto crescere Ronaldo, rendendolo così: orgoglioso, perfezionista, grande lavoratore.
Tra le incombenze del buon Cristiano di oggi c’è anche quella di fare da testimonial alla nuova televisione via web Dazn, che ha avuto più di qualche difficoltà nella trasmissione delle prime partite di campionato, ma ha scelto l’uomo immagine più visibile che c’è, in attesa di trasmetterlo alla terza giornata, Parma-juventus, sabato 1 settembre alle 20.30. Ronaldo non ha ricordato solo gli inizi, ma si è soffermato anche sul presente, anche perché il denominatore comune a 11 anni o a 33, per lui è sempre lo stesso. Però la Juventus ha sorpreso anche CR7: «È vero quello che si dice, che in Italia si fa una preparazione atletica durissima. Mi piace come ci si allena, la mentalità. Ci sono dei metodi particolari, ma gli italiani sono molto, molto professionali. Per questo mi trovo bene. La squadra è forte, ci sono condizioni straordinarie. Sono piuttosto sorpreso, in positivo. Ci alleniamo duramente sempre: non c’è mai un giorno facile. E mi sento davvero entusiasta e felice».
Quello sulla diversa cultura del lavoro bianconera è stato il tormentone dei nuovi acquisti degli ultimi anni, prima Pjanic e poi Higuain. Ma sentirlo ribadire da Cristiano Ronaldo, per il quale non esistono giorni di riposo, lascia solo un dubbio: il portoghese — che l’anno scorso ha saltato per la prima volta ben 11 partite di campionato per affinare la forma atletica in vista degli appuntamenti principali — può ancora crescere atleticamente alla Juve? Considerato anche l’esempio di Andrea Pirlo, che al Milan sembrava finito e che, da svincolato, alla Juventus di Conte giocò ancora quattro stagioni ad altissimo livello, la domanda è quanto mai lecita.
Pirlo lasciò dopo la finale di Champions persa a Berlino contro il Barcellona nel 2015: quello fu l’unica volta nelle ultime cinque edizioni, che Ronaldo col suo Real Madrid non alzò il trofeo, eliminato in semifinale proprio dai bianconeri: «Naturalmente voglio vincere quella coppa anche con la Juventus: ce la metteremo
tutta, ma non sarà una ossessione. Quest’anno, l’anno prossimo, fra tre anni...». Una dilazione temporale questa che non farà felicissimo il popolo juventino e magari nemmeno il presidente Agnelli. Ma siamo ovviamente nel campo della pura pretattica e della gestione delle pressioni. Del resto, tra il racconto delle sue passioni sportive come il ping-pong e le arti marziali miste, senza dimenticare la sua felicità di padre, Ronaldo qualche bugia a Dazn l’ha sicuramente detta: «Ci tengo al mio aspetto fisico, ma senza ossessioni...». L’immagine però resta una priorità assoluta. Come la Champions.