«Io in forma, moto frustrante»
«Devo capire se vogliono vincere ancora e se risolveranno questa situazione»
«È frustrante non riuscire a migliorare. Per me è molto importante capire se Yamaha vuole vincere... quanto si vuole sforzare per risolvere la situazione». La frase è di Valentino Rossi, il peso specifico è rilevante, piomba sull’asfalto di Silverstone dove si corre domenica la gara numero 12 (su 19) del Mondiale ma anche la gara numero 22 dall’ultima vittoria di Rossi e della stessa Yamaha (Olanda 2017). Contiene un monito esplicito per la squadra con la quale corre e correrà per i prossimi due anni, ma anche uno spariglio. Perché Rossi si sente il pilota di sempre, un campione che vuole ma non può. Motivo: una moto da troppo tempo in affanno tecnico: «Mi sento molto in forma, è un peccato essere fermato dai problemi alla M1. Arrivo a fine gara che potrei tranquillamente
Marquez lontano «Ora sono secondo, ma sarà difficile tenere la posizione. Non sono abbastanza veloce»
fare altri cinque giri spingendo al massimo. Ora sono secondo, ma credo sia difficile tenere questa posizione fino alla fine. Non sono abbastanza veloce per mettere pressione a Marquez».
È raro che un pilota di vertice offra un quadro pubblico e critico nei confronti della propria squadra – l’ha fatto in una intervista per il sito Motogp - ma è comprensibile che Rossi voglia ribadire un punto di vista netto, sostenuto peraltro dai risultati in pista, in luogo delle speculazioni che riguardano la sua età, prossima ai 40 anni. Del resto, per avere misura dei guai Yamaha, peraltro ammessi dai responsabili della Casa giapponese, basta misurare il rendimento di Maverick Vignales, che di anni ne ha 23, che nel Mondiale è quinto a 29 punti dal suo «anziano» compagno, preso dal sospetto di dover fare i conti con un grande avvenire dietro le spalle.
Raggiungere Marquez nel 2018, con il quale Vale ha un conto ancora spalancato, pare proprio impossibile: 201 punti contro 142. Il fatto è che Honda vince spesso e volentieri (6 centri su 11), che Ducati vince con entrambi i piloti (Lorenzo, 3 successi; Dovizioso 2) mentre Yamaha pare impantanata in un guazzabuglio meccanico ed elettronico così profondo da rendere preoccupante il futuro oltre al presente. Il che, per Rossi, significa rischiare di chiudere la carriera misurando una lunga frustrazione. Per questo il messaggio, crediamo. Per ribadire che, fosse per lui, beh, pronto di nuovo, esattamente come ieri, ieri l’altro, altro che calo di rendimento, altro che fatica di fronte al passo travolgente del pilota che meno sopporta, che più gli somiglia per stoffa e intelligenza tattica.
Chi non ama Rossi, può prendere questo sfogo come una scusa. Però è da mesi che Valentino ribadisce critiche su temi tecnici specifici senza che accada nulla di rilevante. Però è vero che gli scarti tra tempi migliori e peggiori in gara sono enormi, segno di una erogazione di potenza che genera precoci decadimenti delle gomme. Però è evidente che Honda e Ducati hanno messo in campo una evoluzione enorme nei metodi di lavoro mentre la Yamaha pare ancorata ad una operatività datata, con connessioni blande tra la base italiana e il Giappone. Dunque, più che di polemica, trattasi di scossa. Rossi della Yamaha conosce tutto, risorse e potenzialità comprese. Serve riattivarle allo scopo di condividere un’altra avventura felice. Da preparare subito, da affrontare nel 2019. A patto che la sua moto non invecchi inesorabilmente, al contrario di lui, molto prima di lui.