Corriere della Sera

«Io in forma, moto frustrante»

«Devo capire se vogliono vincere ancora e se risolveran­no questa situazione»

- Giorgio Terruzzi

«È frustrante non riuscire a migliorare. Per me è molto importante capire se Yamaha vuole vincere... quanto si vuole sforzare per risolvere la situazione». La frase è di Valentino Rossi, il peso specifico è rilevante, piomba sull’asfalto di Silverston­e dove si corre domenica la gara numero 12 (su 19) del Mondiale ma anche la gara numero 22 dall’ultima vittoria di Rossi e della stessa Yamaha (Olanda 2017). Contiene un monito esplicito per la squadra con la quale corre e correrà per i prossimi due anni, ma anche uno spariglio. Perché Rossi si sente il pilota di sempre, un campione che vuole ma non può. Motivo: una moto da troppo tempo in affanno tecnico: «Mi sento molto in forma, è un peccato essere fermato dai problemi alla M1. Arrivo a fine gara che potrei tranquilla­mente

Marquez lontano «Ora sono secondo, ma sarà difficile tenere la posizione. Non sono abbastanza veloce»

fare altri cinque giri spingendo al massimo. Ora sono secondo, ma credo sia difficile tenere questa posizione fino alla fine. Non sono abbastanza veloce per mettere pressione a Marquez».

È raro che un pilota di vertice offra un quadro pubblico e critico nei confronti della propria squadra – l’ha fatto in una intervista per il sito Motogp - ma è comprensib­ile che Rossi voglia ribadire un punto di vista netto, sostenuto peraltro dai risultati in pista, in luogo delle speculazio­ni che riguardano la sua età, prossima ai 40 anni. Del resto, per avere misura dei guai Yamaha, peraltro ammessi dai responsabi­li della Casa giapponese, basta misurare il rendimento di Maverick Vignales, che di anni ne ha 23, che nel Mondiale è quinto a 29 punti dal suo «anziano» compagno, preso dal sospetto di dover fare i conti con un grande avvenire dietro le spalle.

Raggiunger­e Marquez nel 2018, con il quale Vale ha un conto ancora spalancato, pare proprio impossibil­e: 201 punti contro 142. Il fatto è che Honda vince spesso e volentieri (6 centri su 11), che Ducati vince con entrambi i piloti (Lorenzo, 3 successi; Dovizioso 2) mentre Yamaha pare impantanat­a in un guazzabugl­io meccanico ed elettronic­o così profondo da rendere preoccupan­te il futuro oltre al presente. Il che, per Rossi, significa rischiare di chiudere la carriera misurando una lunga frustrazio­ne. Per questo il messaggio, crediamo. Per ribadire che, fosse per lui, beh, pronto di nuovo, esattament­e come ieri, ieri l’altro, altro che calo di rendimento, altro che fatica di fronte al passo travolgent­e del pilota che meno sopporta, che più gli somiglia per stoffa e intelligen­za tattica.

Chi non ama Rossi, può prendere questo sfogo come una scusa. Però è da mesi che Valentino ribadisce critiche su temi tecnici specifici senza che accada nulla di rilevante. Però è vero che gli scarti tra tempi migliori e peggiori in gara sono enormi, segno di una erogazione di potenza che genera precoci decadiment­i delle gomme. Però è evidente che Honda e Ducati hanno messo in campo una evoluzione enorme nei metodi di lavoro mentre la Yamaha pare ancorata ad una operativit­à datata, con connession­i blande tra la base italiana e il Giappone. Dunque, più che di polemica, trattasi di scossa. Rossi della Yamaha conosce tutto, risorse e potenziali­tà comprese. Serve riattivarl­e allo scopo di condivider­e un’altra avventura felice. Da preparare subito, da affrontare nel 2019. A patto che la sua moto non invecchi inesorabil­mente, al contrario di lui, molto prima di lui.

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(Afp) Centenario Valentino Rossi, 39 anni, 115 gare vinte e nove titoli mondiali

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