«Ilva, gara viziata ma non si può annullare»
Di Maio accusa Calenda: delitto perfetto dello Stato. Il predecessore: un circo
A conti fatti è «delitto perfetto» per tutti. Per il ministro dello Sviluppo economico e vicepremier, Luigi Di Maio, che ne ha il copyright, perché «la gara per l’ilva, ancorché viziata, non si può annullare». Per il segretario dei metalmeccanici della Cisl, Marco Bentivogli, che lo accusa duramente perché ritiene che voglia «far chiudere l’azienda con una manina invisibile in modo che lui non abbia responsabilità». Per il predecessore del ministro, Carlo Calenda, secondo cui il delitto perfetto è «promettere nel contratto di governo di chiudere l’ilva , ma poi di non poterlo fare. Un circo».
Sul tavolo, però, dovrebbe esserci soprattutto l’interesse pubblico. «Preminente», per dirla con il parere dell’anac, l’authority anticorruzione guidata da Raffaele Cantone, che si è espressa sul bando tempo fa subordinando l’annullamento della gara (che ha assegnato il gruppo siderurgico ad Arcelormittal) alle scelte dell’attuale governo. Evidentemente la volontà politica non c’è fino in fondo. Perché Di Maio ieri ha illustrato il parere dell’avvocatura dello Stato, coperto da segreto ma pubblicabile «quando la procedura amministrativa di verifica sulla gara sarà ultimata». Secondo Di Maio per revocare il bando del precedente governo «deve esserci non solo illegittimità dell’atto, che per noi c’è, per eccesso di potere perché non sono stati permessi i rilanci (ad altri potenziali acquirenti, ndr) ma deve esserci anche un interesse pubblico concreto e attuale che riguarda il piano ambientale». Per questo i documenti di gara ora sono sul tavolo del ministro dell’ambiente, Sergio Costa, che dovrà dare l’ultimo via libera. L’investitore Arcelormittal, che ha messo sul piatto oltre 4 miliardi (tra offerta economica e investimenti), ha però già presentato un «addendum» al piano approvato dal governo Gentiloni. Una proposta migliorativa, con interventi più immediati e stringenti di quelli immaginati all’inizio, già passata al vaglio del ministero dello Sviluppo. Secondo Di Maio — e a supporto ci sarebbe il parere dell’avvocatura e dell’anac — sarebbe stato violato «il principio di concorrenza» perché i termini relativi alle scadenze ambientali sono stati posticipati in un secondo momento e ciò non era a conoscenza di chi in un primo momento aveva manifestato l’interesse per l’ilva.
La questione è in un punta di diritto, perché quei termini sono stati spostati in una norma contenuta nell’ultimo decreto Milleproroghe. Quello che è certo è che l’allora ministro dello Sviluppo Calenda, consapevole della modifica, si era già rivolto all’avvocatura dello Stato chiedendo una riapertura del bando di gara ricevendone un diniego.
Quello che preoccupa però è il destino dei 14 mila lavoratori del gruppo. Si attende un miglioramento della proposta di Arcelormittal, ferma alla riassunzione di 10.100 addetti. Per i restanti, Calenda aveva predisposto un piano di messa in sicurezza con ammortizzatori sociali e prepensionamenti. Ora, per evitare, di mandare all’aria tutto, serve una sintesi.
L’ultimo giudizio
Adesso i documenti passano sulla scrivania del ministro dell’ambiente Sergio Costa per il via libera finale