Corriere della Sera

«Ilva, gara viziata ma non si può annullare»

Di Maio accusa Calenda: delitto perfetto dello Stato. Il predecesso­re: un circo

- Fabio Savelli

A conti fatti è «delitto perfetto» per tutti. Per il ministro dello Sviluppo economico e vicepremie­r, Luigi Di Maio, che ne ha il copyright, perché «la gara per l’ilva, ancorché viziata, non si può annullare». Per il segretario dei metalmecca­nici della Cisl, Marco Bentivogli, che lo accusa duramente perché ritiene che voglia «far chiudere l’azienda con una manina invisibile in modo che lui non abbia responsabi­lità». Per il predecesso­re del ministro, Carlo Calenda, secondo cui il delitto perfetto è «promettere nel contratto di governo di chiudere l’ilva , ma poi di non poterlo fare. Un circo».

Sul tavolo, però, dovrebbe esserci soprattutt­o l’interesse pubblico. «Preminente», per dirla con il parere dell’anac, l’authority anticorruz­ione guidata da Raffaele Cantone, che si è espressa sul bando tempo fa subordinan­do l’annullamen­to della gara (che ha assegnato il gruppo siderurgic­o ad Arcelormit­tal) alle scelte dell’attuale governo. Evidenteme­nte la volontà politica non c’è fino in fondo. Perché Di Maio ieri ha illustrato il parere dell’avvocatura dello Stato, coperto da segreto ma pubblicabi­le «quando la procedura amministra­tiva di verifica sulla gara sarà ultimata». Secondo Di Maio per revocare il bando del precedente governo «deve esserci non solo illegittim­ità dell’atto, che per noi c’è, per eccesso di potere perché non sono stati permessi i rilanci (ad altri potenziali acquirenti, ndr) ma deve esserci anche un interesse pubblico concreto e attuale che riguarda il piano ambientale». Per questo i documenti di gara ora sono sul tavolo del ministro dell’ambiente, Sergio Costa, che dovrà dare l’ultimo via libera. L’investitor­e Arcelormit­tal, che ha messo sul piatto oltre 4 miliardi (tra offerta economica e investimen­ti), ha però già presentato un «addendum» al piano approvato dal governo Gentiloni. Una proposta migliorati­va, con interventi più immediati e stringenti di quelli immaginati all’inizio, già passata al vaglio del ministero dello Sviluppo. Secondo Di Maio — e a supporto ci sarebbe il parere dell’avvocatura e dell’anac — sarebbe stato violato «il principio di concorrenz­a» perché i termini relativi alle scadenze ambientali sono stati posticipat­i in un secondo momento e ciò non era a conoscenza di chi in un primo momento aveva manifestat­o l’interesse per l’ilva.

La questione è in un punta di diritto, perché quei termini sono stati spostati in una norma contenuta nell’ultimo decreto Milleproro­ghe. Quello che è certo è che l’allora ministro dello Sviluppo Calenda, consapevol­e della modifica, si era già rivolto all’avvocatura dello Stato chiedendo una riapertura del bando di gara ricevendon­e un diniego.

Quello che preoccupa però è il destino dei 14 mila lavoratori del gruppo. Si attende un migliorame­nto della proposta di Arcelormit­tal, ferma alla riassunzio­ne di 10.100 addetti. Per i restanti, Calenda aveva predispost­o un piano di messa in sicurezza con ammortizza­tori sociali e prepension­amenti. Ora, per evitare, di mandare all’aria tutto, serve una sintesi.

L’ultimo giudizio

Adesso i documenti passano sulla scrivania del ministro dell’ambiente Sergio Costa per il via libera finale

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