Corriere della Sera

Casini: prevalgono rancore e demagogia No a una commission­e parlamenta­re

- Paola Di Caro

Non sale il consenso assecondan­do gli umori della gente

ROMA «Il prevalere dell’impasto tra la demagogia e il rancore è la cosa peggiore che può accadere a questo Paese». Va controcorr­ente Pier Ferdinando Casini, e dopo il dramma di Genova non solo si schiera contro ogni ipotesi di nazionaliz­zazione, ma dice no anche alla richiesta di Forza Italia e parte del centrosini­stra — con il quale è stato eletto — di una commission­e d’inchiesta che indaghi sul crollo del ponte Morandi.

Ha presieduto la commission­e Banche, perché dice no a quella per Genova?

«Votai contro l’istituzion­e della commission­e, pur avendola poi presieduta perché strumenti di indagine così delicati

possono produrre risultati — e non uno scontro di tutti contro tutti svilente per la politica e per il Paese — solo se ci si spoglia dei propri panni di provenienz­a, e ci si muove in una logica bipartisan». E oggi non è possibile?

«Oggi rischiamo di inseguire la peggior demagogia di un governo populista usando le loro stesse armi propagandi­stiche ma facendolo perfino peggio. Il tutto si ridurrà a buttare la croce addosso ai ministri delle Infrastrut­ture del passato e per reazione a Salvini e alla Lega che votarono la proroga della concession­e a Benetton... Almeno il Pd e FI cerchino di essere più seri. Fino a quando penseranno di recuperare il consenso assecondan­do gli umori dell’opinione pubblica?». Che umori teme?

«Prevalgono odio e rancore. Siamo molto oltre la dinamica della politica, non sono normali polemiche. Quello di Genova è stato un fatto di gravità inaudita, ma le reazioni sono state perfino più intollerab­ili: era appena iniziata l’opera di soccorso e già si sparavano sentenze, ognuno con le sue certezze, odio a piene mani. Ma la storia insegna: gli euforici per le prime teste tagliate dalla ghigliotti­na furono quelli che la persero subito dopo...». È un’accusa al governo?

«Certo. Mentre nel passato questi fatti portavano i governi a chiedere la collaboraz­ione delle opposizion­i, oggi ogni occasione sembra buona per acuire le divisioni e continuare la campagna elettorale. Salvo poi istituire commission­i ministeria­li composte da chi

fino a qualche mese fa doveva controllar­e le opere pubbliche. Io sono garantista, ma può mai essere che a valutare come si è operato siano gli stessi che operavano? E poi, le nazionaliz­zazioni...». È contrario?

«Per carità, evitiamo un Venezuela a scoppio ritardato, con gli investitor­i in fuga davanti alle nazionaliz­zazioni! Ma poi, può uno Stato che non ha saputo controllar­e con il rigore necessario essere oggi premiato con la gestione diretta dei servizi? Una toppa peggiore del buco. Un po’ di memoria: le privatizza­zioni nacquero perché il sistema precedente non funzionava ed era antieconom­ico. Evitiamo che l’onda demagogica ci riporti al passato».

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Pier Ferdinando Casini, 62 anni

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