«Ecco i segnali che ci dicono se c’è il rischio femminicidio»
Manuela, e tutte le altre. Vittime di quello che esperti e cronache, da troppo tempo e troppo spesso chiamano femminicidio: «Un triste gioco di potere tra persone che, consapevolmente, non avendo un sé completo, lo cercano nell’altro». Parte da questa definizione Romana Caruso Mariani, psichiatra e psicoterapeuta bresciana.
Quale meccanismo si innesca?
«Chi cerca fuori qualcosa resterà comunque un eterno bulimico, insoddisfatto: quel che troverà non gli basterà mai».
Quindi si finisce con l’annientarlo?
«L’aggressore cerca nel potere sull’altro il suo valore: la morte diventa un modo per sancire definitivamente la “proprietà” e l’ennesima illusione di potenza».
Perché una vittima resta?
«È capitato a tutti noi, di vivere una relazione disturbata: fa parte dell’evoluzione e della crescita di un rapporto. Capita però che ci si fissi, a tutti i costi. E si continui a cercare un modo per risolverla, come se significasse risolvere sé. Perché in quel legame, in realtà, anche la vittima sta cercando una parte di se stessa, ma quella relazione crollerà».
E capita non ci si limiti ad essere infelici, purtroppo.
«Se dall’altra parte c’è un potenziale killer, per accidente o per deviazione criminale, allora una donna può finire uccisa».
Come rendersene conto?
«Il problema è che non ci si occupa abbastanza dell’interiorità delle persone: la psicologia spesso è fatta di tante parole, ma va calata nella vita della gente. Bisogna allenarsi ad ascoltarsi, e capire cosa si ha dentro. I professionisti e le opportunità per poterlo fare ci sono: bisogna saperle cogliere».
Forse spesso è difficile.
«Non è facile, ma nemmeno impossibile. Non bisogna solo dirlo, ma sentirlo: essere a contatto con se stessi, in una società che va velocissima, è un’esperienza meravigliosa. L’interiorità è il modo migliore e più divertente per vivere la vita reale, quella vera».
Senza «perdersi», quindi?
«Vede, se impariamo ad ascoltarci, allora riusciremo a capire anche cosa sia la paura, e sapremo riconoscerne i segnali e le avvisaglie, per salvarci. E non sbaglieremo».