Corriere della Sera

Caro Salini,

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Ancora oggi nel nostro Paese 18 milioni di cittadini scaricano i loro reflui nei fiumi, nei laghi e nel mare senza depurazion­e, 9 milioni non sono serviti dalla rete fognaria, 1 milione beve acqua del rubinetto in deroga ai parametri di qualità per arsenico, boro e fluoruri. L’ottimo sito di Legambient­e (poche chiacchier­e astratte e tanti numeri concreti) analizza rapidament­e sotto la voce «acqua», il problema che lei pone. In un Paese che, in futuro, vivrà sempre più di turismo sia culturale che ambientale (il mare, le magnifiche aree verdi, le montagne, insomma l’irripetibi­le Paesaggio italiano) l’assenza di depuratori in aree pregiate della Penisola appare una scelta masochisti­camente suicida, e anche omicida nei confronti delle nuove generazion­i. Veicolare risorse economiche in un impianto di depurazion­e richiede una classe politico-amministra­tiva lungimiran­te: cioè in grado di capire che quell’investimen­to forse non produrrà immediati effetti in termini di consenso elettorale ma assicurerà, in un futuro comunque vicino, un ambiente vivibile per i propri figli e capace di attirare nuovo turismo di qualità, quindi economicam­ente appetibile. Solo in apparenza è un ragionamen­to astratto e complesso, invece è semplice e concreto. Il nuovo governo Conte dovrebbe al più presto scommetter­e su questo terreno se volesse davvero lasciare un segno indelebile e indicare un tragitto diametralm­ente opposto al disastro che vediamo oggi sulle nostre spiagge. Figlio di mille parole, di tanti slogan e di scarsissim­e realizzazi­oni efficaci e tangibili. (Paolo Conti)

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