Corriere della Sera

Moody’s taglia le stime del Pil italiano Weidmann apre sui rischi di bilancio

Il presidente della Bundesbank: «Ma i Paesi siano disposti a cedere sovranità»

- Marco Sabella

Dopo l’aggiorname­nto di luglio delle stime del Fondo monetario internazio­nale e dopo la pubblicazi­one delle «Summer Forecasts», le previsioni estive, dell’unione Europea sulla crescita del Pil per il 2018 e il 2019, ieri è stata l’agenzia di rating statuniten­se Moody’s a rivedere al ribasso i numeri dell’economia italiana per il 2018 e per il 2019. L’agenzia di rating ha tagliato le sue stime di aumento del Pil italiano dall’1,5% all’1,2% per l’anno in corso e dall’1,2% all’1,1% per il prossimo. Solo la Francia, tra i Paesi europei, subisce un analogo trattament­o e per il 2018 le previsioni di crescita di Parigi scendono dal 2% all’1,8% .

Per Moody’s — si legge nell’aggiorname­nto del «Global macro outlook», l’economia globale «resta solida» ma potrebbe aver raggiunto «il suo picco». Per quanto riguarda l’eurozona Moody’s parla di «solida crescita» nonostante il Pil reale abbia subito un «modesto rallentame­nto» nel secondo trimestre dell’anno (+2,2% anno su anno dopo il

+2,5% del primo trimestre). Indipenden­temente da questa lieve frenata, «le principali economie dell’eurozona (con l’eccezione dell’italia) stanno crescendo con un passo solido» pur dovendo fare i conti con il «rallentame­nto della spinta del commercio». L’atti- vità economica si è «legger- mente indebolita» in Italia

nel secondo trimestre (+0,2% rispetto al +0,3% del primo trimestre). «Alla luce della forza più debole delle attese», Moody’s ha così deciso di abbassare le stime sul Pil italiano nel prossimo biennio. Immediata la reazione del mercato, con lo spread Btp Bund, in rialzo a 276 punti subito dopo la diffusione della notizia.

La crescita dello spread, secondo Ignazio Angeloni, membro del Consiglio di vigilanza della Bce, potrebbe avere un effetto negativo sull’erogazione del credito e di conseguenz­a pesare anche sulla crescita economica futura. In un’intervista concessa alla rivista Euromoney, Angeloni ha affermato che «fino a questo momento lo shock negativo è stato assorbito senza che questo avesse un grosso effetto sul costo e l’offerta di credito, ma è difficile che continui così se lo spread crescesse ulteriorme­nte».

Intanto ieri il presidente della Bundebank, Jens Weidmann, in una conferenza con la stampa estera ha affermato di «non escludere generalmen­te una maggiore condivisio­ne dei rischi fra gli Stati membri, ma chi esplicitam­ente si esprime a favore della condivisio­ne dei rischi deve anche essere pronto a cedere più sovranità giuridica ai livelli europei». Una posizione nuova per un esponente spesso annoverato tra i «falchi» della politica monetaria europea. Weidmann ha poi aggiunto che «il pesante fardello del debito pubblico va ridotto», sottolinea­ndo tuttavia che questa e il migliorame­nto della competitiv­ità e dei fondamenta­li di crescita, nell’ambito dell’eurozona, «sono sfide che ogni Stato membro deve affrontare individual­mente».

Il banchiere tedesco ha anche sottolinea­to che «è tempo di uscire dalla politica molto espansiva e dalle misure straordina­rie, soprattutt­o prendendo in consideraz­ione i possibili effetti collateral­i». Secondo Weidmann «gli esperti dell’eurosistem­a stimano il tasso di inflazione annuale fino al 2020 all’1,7%». «Dal mio punto di vista questo valore è assolutame­nte in linea con i nostri obiettivi di stabilità di medio termine».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy