Corriere della Sera

Carlo e Rino, maestro e allievo: la prima sfida tra amici carissimi

- Carlos Passerini

Caro amico ti sfido. Per la prima volta. Carlo contro Rino, Ancelotti contro Gattuso, l’allievo contro il maestro. Nemici per una notte. Perché il calcio questo è, perché Napoli-milan domani sera questo sarà: baci, abbracci, la foto insieme, «ti ricordi quella volta che», una pacca sulla spalle e poi via ognuno verso la propria panchina, dentro al proprio mondo, per novanta minuti che non deciderann­o tutto ma qualcosa sì. Il Napoli ha bisogno di certezze dopo i tre punti in chiaroscur­o all’olimpico contro la Lazio, il Milan sa d’avere tutti gli occhi addosso e dopo la giornata di riposo forzato non vuole fallire, non può, anche perché poi la salita mica s’addolcisce, c’è la Roma.

Quanta letteratur­a in una partita. Ricordi, emozioni, aneddoti. Otto stagioni assieme, due Champions e un pezzo di vita che li ha cambiati entrambi. Rino non l’ha mai nascosto, se fa l’allenatore è perché un giorno del 2001 ha incontrato Carletto, è stato dentro a quella lunga era di trionfi che ha capito cosa avrebbe fatto da grande. «Fra i due ci sono affinità profession­ali che magari non tutti notano, ma ci sono» osservava Arrigo Sacchi ieri nella sua conversazi­one col Corriere. Senz’altro non l’approccio emotivo, più grintoso quello di Rino e più pacato quello di Carlo. Occorre guardare al campo, al comune senso dell’equilibrio tattico, a certe metodologi­e di lavoro, al modulo che adesso è lo stesso, 4-3-3. Coincidenz­e? No, niente di strano: quelli bravi da sempre imparano da quelli bravi. Se poi sono anche amici tutto è più facile. La forza degli opposti che si attraggono.

«Ancelotti non è stato solo un allenatore ma anche fratello, amico e papà, è stato tutto» ha raccontato Gattuso a gennaio. «Nei momenti di debolezza ci appoggiava­mo a vicenda, tuttora abbiamo un rapporto incredibil­e». Che va oltre il calcio, come dimostrò la splendida lettera aperta Coppia

Carlo Ancelotti allenatore del Milan e Rino Gattuso, giocatore rossonero (Pegaso News) che Carlo gli scrisse qualche giorno dopo, per il su quarantesi­mo compleanno: «Eri il mio guerriero, eri e resti l’anima del Milan». Ieri, parlando a Dazn, dopo aver ribadito di voler «portare il Napoli sul gradino più alto del campionato perché la qualità c’è», Carlo ha aggiunto il miele: «Rino è sempre lo stesso, lo si capisce da come gioca la sua squadra: attenta, bene organizzat­a, compatta, aggressiva, come era il Gattuso giocatore. Se me lo immaginavo allenatore? Per certi versi sì e per altri no, lui attraverso la passione è riuscito a costruire una grande carriera».

Non sarà una notte facile nemmeno per Ancelotti, diviso fra due emozioni forti: da una parte ritrovare il suo Milan da avversario per la prima volta da quando lo lasciò nel 2009, dall’altra il debutto al San Paolo da allenatore del Napoli. «Ricordo ancora quella volta nel 1988: uno spettacolo unico» raccontò il tecnico di Reggiolo. Ecco perché sarà una première speciale, da emozioni forti. Che però, e questa è una certezza, lui che è laureato in self control saprà senz’altro gestire. I suoi pensieri sono piuttosto rivolti alla difesa, che domenica scorsa ha sbandato. Da Fuorigrott­a Rino manca invece dal 25 ottobre 2010, 2-1 per il Milan. L’ultima volta che il Diavolo ha vinto al San Paolo. Gli manca Calhanoglu, un guaio, ma il piano dell’allievo è chiaro: riabbracci­are il Maestro, sfidarlo, batterlo.

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