Il Copenaghen fa catenaccio, l’atalanta resta a zero
Nell’andata del preliminare di Europa League i nerazzurri dominano (26 tiri a 2) ma non segnano
Come un’unica partita lunga un mese. Perché il destino dell’atalanta, nei preliminari di Europa League, è quello di affrontare squadre provenienti dai luoghi più diversi (Bosnia, Israele, Danimarca), ma che interpretano il match allo stesso modo: trincerandosi, per cercare di ripartire in contropiede. Anche il Copenaghen, dopo Sarajevo e Hapoel, sceglie la medesima tattica. E, come i bosniaci all’esordio, riesce a strappare un pareggio. La sfida del Mapei termina 0-0, un risultato che non rispecchia il dominio dei nerazzurri, nel possesso palla (63% a 37%), nel numero e nella qualità di azioni d’attacco e nei pericoli vissuti: zero.
Il calcio dell’atalanta è armonioso, ma poco concreto. Perché nel primo tempo il gioco dei nerazzurri porta a cinque occasioni nitide da gol, ma a nessun gol. Freuler, Pasalic, Gomez, trovano le mani di Joronen o traiettorie che sfiorano solo i pali. Barrow pretende magie in area, che non gli riescono. Il Copenaghen cerca di difendersi e di appoggiarsi davanti alla mole dell’esperto N’doye. I due più talentuosi — Zeca e Fischer – soffrono il pressing di Freuler e De Roon.
Nella ripresa il Gasp appesantisce l’attacco: fuori Pasalic, evaporato alla distanza, dentro Zapata. Pronti via, e il colombiano serve un confetto al Papu, che spreca alto. I ruoli si invertono poco dopo ed è l’ex Samp a mandare la sfera tra le braccia di Joronen. Il copione è lo stesso dei primi 45 minuti. Se possibile, ancora più marcato. Per contare le occasioni serve il pallottoliere. Gosens, due volte, Gomez, Zapata, Barrow e Hateboer sparano a salve. Alla fine le statistiche recitano 26 tiri a 2 per l’atalanta, 11 a 1 nello specchio. Ma il medesimo numero di gol: zero.