La carta del veto sui conti
La ritorsione economica perde peso Sarebbero peraltro meno dei 20 miliardi minacciati L’irritazione di Conte per i toni alti dei due vice che hanno complicato le trattative
Veto sul bilancio Ue che si vota all’unanimità: questa la strategia del premier Giuseppe Conte.
Un premier paralizzato e irritato, stretto tra la foga verbale e il gioco al rialzo di Matteo Salvini e Luigi Di Maio, e il niet senz’appello dell’europa alla redistribuzione dei migranti. Preoccupato per la Caporetto diplomatica e per l’evoluzione della crisi della Diciotti, Giuseppe Conte è stato a lungo tentato di intervenire per sbloccare la situazione a Catania. Ma Salvini lo ha fermato, mettendo un aut aut sulla sua persona, e spiegando che «liberare ora gli immigrati vorrebbe dire che ha vinto l’europa e in questo momento non ce lo possiamo permettere».
Il caso Diciotti si è fatto esplosivo e la preoccupazione a Palazzo Chigi si taglia con il coltello. Il premier confidava nell’apertura di uno spiraglio europeo e proprio nella speranza di ottenere qualche risultato aveva pregato i due vicepremier di abbassare i toni. Appelli caduti nel vuoto. I toni si sono fatti tutt’altro che concilianti. E la risposta di Bruxelles ha messo una pietra sopra ogni speranza. A quel punto Conte ha deciso di allinearsi. Ha sentito entrambi i vicepremier e hanno concordato una linea comune, facendo sapere che «la compattezza è totale».
Poi, con parole taglienti e avvocatizie, ha spiegato: «Stiamo gestendo un’emergenza complessa e delicata. Ancora una volta misuriamo la discrasia, che trascolora in ipocrisia, tra parole e fatti». Aggiungendo una minaccia non meglio precisata: «Vorrà dire che l’italia ne trarrà le conseguenze e, d’ora in poi, si farà carico di eliminare questa discrasia perseguendo un quadro coerente e determinato d’azione».
La traduzione non è facile, ma di certo l’italia è intenzionata a far valere il suo peso politico, nei voti all’unanimità che ci saranno nelle prossime settimane nelle discussioni sul bilancio. È possibile anche che decida di versare meno dei contributi che vengono dati all’europa, anche se la cifra di 20 miliardi che era stata fatta all’inizio da Luigi Di Maio è di molto ridimensionata. Benedetto Della Vedova (+Europa) spiega che «non sono 20 miliardi, ma 14 e ne ritorna in Italia oltre l’80 per cento».
Ma contro la ritorsione economica c’è il veto del ministro Enzo Moavero. Il cui nome di solito è associato all’ala più moderata del governo e ha il sostegno del Quirinale. E comunque sia, il tempo della reazione a Bruxelles non coincide con i tempi stretti dell’emergenza di Catania. Dove la preoccupazione per la salute dei migranti, e per un incidente che avrebbe conseguenze mediatiche catastrofiche, è alta. La soluzione, anticipata da Salvini, potrebbe essere quella di fare una prima cernita di chi potrebbe avere diritto d’asilo, con identificazione sulla nave. E quindi di far scendere solo alcuni dei migranti. Alleggerendo il carico, ma dando anche l’impressione di tenere fermo al principio del «no way», sul modello australiano. Si segnala anche un’irritazione leghisti nei confronti del ministro Danilo Toninelli, che si vorrebbe più deciso nel tenere a banda gli slanci «umanitari» della Guardia Costiera.
Le prossime decisioni dovrebbero essere annunciate da Conte, che ha bisogno di mostrare un ruolo attivo nella vicenda, per non dare spazio alle accuse dell’opposizione di subalternità a Salvini e di irrilevanza.
Il dubbio
Il capo del governo è stato a lungo tentato dall’intervenire per sbloccare la situazione