Corriere della Sera

Powell parte citando Draghi E sui tassi resiste a Trump

Il presidente Fed non cede a Trump: costo del denaro in rialzo graduale. «Tutto il necessario» contro le crisi

- di Massimo Gaggi

«Whatever it takes» «tutto il necessario», il presidente della Fed, Jerome Powell, prende a prestito la «formula magica» di Mario Draghi per riaffermar­e l’indipenden­za della Banca centrale Usa e non cede a Trump sul costo del denaro.

Simposio

● Primo esordio ufficiale di Jerome Powell nella veste di presidente della Fed a Jackson Hole, Wyoming, l’assise che raduna i più eminenti economisti e i banchieri centrali di tutto il mondo.

● Nel suo discorso Powell ha confermato che la crescita negli Stati Uniti è sostenuta e che continuerà ad esserlo anche in futuro. Una affermazio­ne che sembra certificar­e i due aumenti dei tassi, uno a settembre e uno a dicembre, attesi dal mercato. Ma il banchiere vuole avere mano libera per decidere

Whatever it takes. Nel suo primo intervento pubblico dopo essere stato attaccato da Donald Trump per l’aumento dei tassi di interesse, il capo della Federal Reserve, Jerome Powell, prende a prestito la «formula magica» di Mario Draghi, per riaffermar­e l’indipenden­za della Banca centrale Usa e la sua determinaz­ione a usare l’arma del costo del denaro per evitare fiammate dell’inflazione: i tassi Usa continuera­nno a crescere gradualmen­te, come da programma, almeno per il resto del 2018.

Sei anni fa il presidente della Bce calmò la tempesta nei mercati affermando di essere pronto a tutto — whatever it takes, appunto — pur di proteggere l’euro. Oggi ci sono allarmi — crisi turca, rischio di guerre commercial­i — ma non ci sono tempeste in atto o all’orizzonte. Powell, però, aprendo i lavori dell’annuale simposio dei banchieri centrali a Jackson Hole, tra le montagne del Wyoming, ha voluto usare ugualmente questa espression­e molto forte per indicare la volontà di intervenir­e con tutta la forza dei suoi strumenti monetari in caso di crisi improvvise.

Constatato che l’america vive una fase di crescita sostenuta e convinto che questo scenario continuerà anche in futuro, il presidente della Fed conferma la volontà di continuare lungo l’attuale percorso di graduale aumento dei tassi dopo la lunga fase emergenzia­le del denaro a costo zero.

È, quindi, praticamen­te certo che nella riunione di fine settembre la Fed aumenterà i tassi di un altro 0,25 per cento (portandoli tra il 2 e il 2,25%) ed è assai probabile un altro aumento simile a dicembre. Gli incrementi, secondo i piani della Fed, dovrebbero continuare anche nel 2019 e 2020 fino ad arrivare fra il 3 e il 4 per cento, ma qui bisognerà vedere cosa accadrà all’economia. Se, come sostengono alcuni analisti, l’anno prossimo la crescita rallenterà, anche l’aumento dei tassi verrà sospeso o registrerà pause più I tassi di interesse dal 2004 Luglio 2015 Gennaio 2016 Luglio 2016 Gennaio 2017 lunghe e non solo per tener conto delle preoccupaz­ioni preelettor­ali del presidente: «La Fed — ha spiegato Powell — fronteggia due rischi: quello di muoversi troppo rapidament­e compromett­endo senza motivo l’espansione economica e quello di agire con troppa lentezza col rischio di favorire un surriscald­amento che destabiliz­zerebbe l’economia».

Il capo dell’istituto di emissione ribadisce di aver scelto un percorso intermedio (quello aperto nel 2015 dal suo predecesso­re, Janet Yellen) per evitare questi due rischi, ma ribadisce di essere pronto ad

«Whatever it takes» La frase «magica», ormai celebre, con la quale il presidente Bce Draghi sostenne l’euro

Luglio 2017 Gennaio 2018 Luglio 2018

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Jerome Powell, avvocato e banchiere, 65 anni, dal 5 febbraio 2018 è il sedicesimo presidente della Federal Reserve, la banca centrale Usa.

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