Corriere della Sera

«Pagare i contributi un dovere» La bacchettat­a di Moavero che spiazza gli alleati giallo-verdi

Il ministro al Meeting: «I migranti sono persone»

- DAL NOSTRO INVIATO Dario Di Vico

Nutrire un sentimento autenticam­ente europeista e fare il ministro degli Esteri di un governo euroscetti­co richiede doti di alta diplomazia e qualche consuetudi­ne con l’arte che ha reso famoso Houdini. Per farla breve ieri per Enzo Moavero Milanesi è stata un’ennesima giornata difficile. Ospite di Comunione e Liberazion­e al Meeting dell’amicizia il ministro aveva preparato per il panel, che l’avrebbe visto impegnato con il presidente dell’europarlam­ento Antonio Tajani, una riflession­e coraggiosa-critica sulle proposte di riforma dell’eurozona sostenute dalla commission­e Juncker ma l’emergenza della nave Diciotti l’ha obbligato a correggere, almeno in parte, il tiro. A cominciare da un’affermazio­ne di principio che in questi giorni non può che suonare come una presa di distanza dal tambureggi­ante storytelli­ng salviniano: «I migranti sono persone e vanno trattati come tali».

Se non bastasse, nella sua veste di ministro molto apprezzato a Bruxelles, Moavero non ha potuto esimersi dal bacchettar­e l’altro vicepremie­r Luigi Di Maio, che aveva minacciato lo stop dei contributi italiani alla Ue in caso di mancata collaboraz­ione alla redistribu­zione dei migranti. «Pagare i contributi alla Ue è un dovere legale degli Stati membri. Ci confronter­emo su queste e altre questioni», sono state le parole con il quale il responsabi­le degli Esteri ha ricordato al suo più giovane e inesperto collega le regole comunitari­e.

Moavero ha continuato sostenendo che al di là del caso Diciotti «servirebbe un’effettiva volontà dei governi europei di condivider­e le questioni relative ai migranti e non lasciarle decidere alla geografia del nostro Continente». Anche per questo prima di partire per Rimini giovedì a Roma Moavero aveva incontrato il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, per sondarlo sulla disponibil­ità di Budapest ad accogliere almeno una parte dei migranti della Diciotti. Tentativo andato a vuoto per la contrariet­à dell’interlocut­ore nonostante l’annuncio del prossimo incontro milanese tra Matteo Salvini e il premier Orbán. Il ministro degli Esteri italiano è cosciente del legame che corre tra le irrisolte questioni delle migrazioni e il confronto che si aprirà a breve in sede comunitari­a sulle scelte di politica economica del governo di Roma e ha tutta l’intenzione di seguire con lo stesso rigore e lo stesso grado di diplomazia questa partita. Anche perché quando c’è da criticare la Commission­e europea non si tira indietro. Come per l’appunto ieri a Rimini quando ha osservato che «non è certo un peccato mortale parlare di titoli di eurobond, visto che un limitatiss­imo debito Ue del 4% darebbe cinque volte le risorse di cui dispone la Ue» e consentire­bbe a Bruxelles di dotarsi di una vera politica di finanziame­nto dello sviluppo.

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Al di là della Diciotti servirebbe una vera solidariet­à dei governi europei

L’iniziativa che però lascia addirittur­a «sconcertat­o» Moavero è quella che riguarda la direttiva chiamata a mitigare il trattato di Stabilità, il fiscal compact, e che prevede di affievolir­e le possibilit­à di deroga, oggi presenti, spostando il focus dall’indebitame­nto annuale — il deficit — al debito pubblico. Novità che per un Paese come l’italia «non è una buona notizia» ha sottolinea­to il ministro.

Più in generale per Moavero, condivider­e una stessa moneta che rappresent­a un valore senza condivider­ne a pieno i rischi fra Stati che mantengono una sovranità economica «rappresent­a un azzardo nella costruzion­e di una nuova realtà». Per il ministro, proprio questo aspetto è il motivo in base al quale già dalla firma del trattato di Maastricht del 1992 si parla della sua riforma.

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Chi è ● Enzo Moavero, 64 anni, ministro degli Esteri

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