Identificare i profughi a bordo Il piano per superare lo stallo
Le verifiche sulle richieste di asilo. Sul molo di Catania la politica, dal Pd a FI
All’alba del nono giorno di permanenza a bordo della Diciotti c’è una novità — «Un’ipotesi concreta», confermano fonti del Viminale — per i 150 immigrati, prevalentemente eritrei, trattenuti per ordine del ministro dell’interno: l’avvio, sulla nave, delle operazioni di identificazione e di accertamento del potenziale status di richiedente asilo come previsto, tra l’altro, dalla legge Bossi Fini. In serata, al termine di una giornata molto negativa per l’italia sul fronte europeo, il ministro Matteo Salvini ha detto a Radiouno che stava «valutando la possibilità di fare procedure di identificazione e riconoscimento... prima ancora che le persone sbarchino». In altre parole, il governo si è deciso a sbloccare lo stallo attuando la consueta procedura — a bordo e non a terra — in modo, ha aggiunto Salvini, di «individuare i profughi veri, che sono la minoranza, dai finti profughi».
Ieri un gruppo di legali guidati da Corrado Giuliano e dall’ex magistrato Giulio Toscano ha invano chiesto al questore e al prefetto di Catania di poter salire sulla nave per permettere ai naufraghi di presentare domanda di protezione umanitaria. Gli avvocati sono stati respinti con garbo all’imbocco del molo di Levante da una funzionaria della questura che ha detto loro: «Non ho disposizioni...». Poi ci hanno provato il deputato Riccardo Magi (+Europa) e l’avvocato Paola Ottaviani che accompagnava Stefano Fassina di Leu: loro sono potuti salire a bordo ma quando hanno tirato fuori i fogli e i moduli per far firmare le deleghe e le manifestazioni di volontà agli immigrati si sono dovuti fermare.
Ora però è in arrivo da un momento all’altro l’ordine da Roma di identificare formalmente a bordo i 150 immigrati e di verificare il loro potenziale status di richiedente asilo. E sul punto hanno insistito molto anche gli altri parlamentari