Egitto, il mistero dei due turisti morti L’agenzia sposta 300 clienti dal resort
Coppia inglese deceduta in hotel a Hurghada: «Cause naturali». I sospetti della figlia
SUDAN
«Li ho visti morire davanti ai miei occhi, con gli stessi sintomi. In quella stanza è successo qualcosa di sospetto». Kelly Ormerod, 40enne inglese di Burnley, nel Lancashire, ha appena perso entrambi i genitori e non sa perché. Sono morti a poche ore di distanza l’una dall’altro, dopo essersi sentiti male al Steigenberger Aqua Magic Hotel di Hurghada, in Egitto, dove stavano trascorrendo una vacanza all-inclusive organizzata dall’agenzia di viaggi Thomas Cook. La quale, a poche ore dalla doppia e misteriosa morte della coppia britannica e dopo aver ricevuto «racconti di un livello elevato di malattia tra i clienti», come misura precauzionale ha spostato i suoi 301 ospiti in altri hotel, offrendo loro anche la possibilità di tornare a casa, perché «la sicurezza è sempre la nostra priorità». E forse lì non è più garantita.
Che cosa sia successo davvero a John Cooper, 69 anni, e alla moglie Susan, 63, in quella camera a cinque stelle sul Mar Rosso, non è ancora chiaro. Almeno non alla figlia Kelly, che era in viaggio con loro e i tre bambini e assicura che fino alla tarda sera di lunedì i genitori «erano in salute, in forma e di buon umore: avevamo cenato insieme, poi verso l’una e mezza sono tornati in camera loro e io nella mia». Con la madre si erano date appuntamento per martedì mattina ai lettini da sole della gigantesca piscina del resort, ma Susan non è mai arrivata. «Alle 11 sono andata a bussare alla loro camera. Dentro, li ho trovati entrambi in condizioni critiche». Non riuscivano a respirare, faticavano a parlare. Kelly ha chiesto aiuto, i medici sono arrivati subito, ma il padre è deceduto pochi minuti dopo, «sotto ai miei occhi». La madre, svenuta, è stata invece trasportata d’urgenza all’ospedale, «sono salita sull’ambulanza Le ore trascorse tra la morte di John Cooper, deceduto alle 11, e quella della moglie Susan, morta alle 17 e 12 con lei, era viva», giura la donna a Sky News, ma dopo poche ore e un tentativo di rianimazione si è spenta su un letto.
La figlia della coppia non accetta la tesi più ovvia, la «morte naturale» subito sostenuta dalla polizia egiziana senza nemmeno aspettare l’autopsia sul corpo di Susan, che il marito non avrà perché per lui, dicono, «è stato chiaramente un attacco di cuore». Kelly, che dormiva in un’altra ala dell’albergo, non pensa che qualcuno sia entrato nella camera ma sospetta un malfunzionamento nell’impianto di aria condizionata che li avrebbe avvelenati, o forse qualcosa nel cibo. Ipotesi respinte al Times dal perentorio governatore di Hurghada, Ahmed Abdallah: «Il sistema di climatizzazione dell’albergo è centralizzato e se ci fosse stato un problema avrebbe colpito tutti e 2.500 gli ospiti, e lo stesso vale per il cibo». Per lui e per gli alti ufficiali del Cairo è tutto molto chiaro: John è morto di infarto, «nella sua stanza abbiamo trovato molte medicine, aveva diversi problemi di salute»; Susan invece, che per il dottor Maged Eledawy sarebbe morta «di dolore», secondo il governatore potrebbe aver avuto «uno shock neurologico o aver preso qualcosa». Per entrambi si parla di «insufficienza circolatoria e respiratoria».
Kelly non ci crede. Non ci vuole credere. Sul Mar Rosso, dove il turismo è in calo dopo due attacchi terroristici in spiaggia negli ultimi due anni, non hanno certo bisogno di questa «cattiva propaganda dei media stranieri». Un’altra cliente, Janette Rawlingson, dice di aver sentito parlare di «40 ospiti malati nell’hotel, con vomito e diarrea. Chissà se c’è un collegamento», si chiede. Ma in piscina i turisti rimasti hanno ripreso giochi e tuffi, come se non fosse morto nessuno.
Contraddizioni
Le autorità negano ogni ipotesi criminale Tra gli ospiti gira voce di 40 persone malate