Jesolo sotto choc, lite sulla sicurezza Il violentatore ripreso in un video
La 15enne aggredita in spiaggia. Il sindaco: ho solo 52 vigili. Il barista: c’è tanta droga
JESOLO (VENEZIA) Le note di un vecchio organetto accompagnano i cavallini della giostra sui quali girano divertiti alcuni bambini. Nel pomeriggio afoso, piazza Mazzini è percorsa dalle famigliole che, lente ed esauste, tornano a casa o all’albergo a mezza pensione dopo la giornata sulla spiaggia di Jesolo, la stessa che due giorni fa è stata teatro di una violenza brutale su una ragazzina di quindici anni.
La polizia è sulle tracce del presunto responsabile, che è stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza abbracciato alla sua vittima prima dell’aggressione.
C’è chi dice che è come se questa quieta cittadina sul mare, che ogni estate vede esplodere la popolazione da 26mila a 400-500 mila abitanti grazie ai turisti, molti dal Nord Europa, avesse due facce. Quella tranquilla delle file degli ombrelloni sull’arenile dorato, dei gelati, del «cocco bello», dei salvagente, del sole, di notte lascia il posto all’altra dei giovani che arrivano in cerca di un angolo appartato per sbronzarsi, prendere droga e, nell’ipotesi migliore, fare l’amore.
Il lungomare di appena quattrocento metri è una stradina stretta tra l’arenile e gli stabilimenti che di sera è pressoché deserta, dato che il passeggio avviene su una parallela interna. Con il buio, le luci degli stabilimenti e delle discoteche non arrivano a illuminare la spiaggia sulla quale, dicono, può anche accadere che nessuno si accorga di ciò che succede, ancora di più dopo le due o tre di notte quando tutto chiude. Così come è successo alla ragazzina che ha denunciato sotto choc di essere stata violentata qui nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi.
La polizia sta ascoltando testimoni e sta analizzando le immagini delle telecamere di sorveglianza, a partire da quelle in cui si vede la coppia.
«Quella è una zona off-limits, chi va lì lo fa perché ha qualcosa da fare, e spesso è cercare cocaina», dice Nicolas Bizzocchi, un giovane di Rimini che lavora al Mucho Macho, un bar a pochi metri da piazza Mazzini. «Sono giovani tra i 18 e i 30 anni al massimo. Vanno in discoteca, escono e trovano la droga». Girano anche molti minorenni, sanno come procurarsi l’alcol nonostante i divieti e non disdegnano la polvere bianca.
La situazione all’interno dei locali è tranquilla. Tre anni fa, la Procura di Venezia ne chiuse alcuni per irregolarità. I gestori hanno preso le contromisure.
Alla Capannina, che di sera si trasforma da stabilimento balneare in disco-bar e non fu chiusa di pm, «abbiamo dieci persone che lavorano nella sicurezza», spiega Paolo Facco, uno dei responsabili.
Ci sono anche una trentina di telecamere di sorveglianza. «Il problema è che mancano i controlli all’esterno dei locali, è pieno di immigrati irregolari, di clandestini. Dopo una certa ora escono fuori dappertutto», conclude Facco. Chiusi i locali, si riversano nella piazza e nelle strade buie che portano alla spiaggia.
«In piazza Mazzini si concentrano migliaia di persone, è il punto critico» dichiara il sindaco di Jesolo, Valerio Zoggia, aggiungendo che nell’ultimo anno le forze dell’ordine, compresa la polizia municipale, hanno intensificato l’attività.
In molti dicono che la situazione è migliorata, nonostante la violenza sessuale, e infatti, un paio di settimane fa sono stati arrestati undici spacciatori. Erano tutti clandestini.
Il sindaco chiederà al comitato per l’ordine e la sicurezza di aumentare la vigilanza in estate. «Abbiamo soltanto 52 vigili urbani, numero total- mente insufficiente, ma la legge di stabilità ci impedisce di fare nuove assunzioni», conclude augurandosi che il responsabile degli abusi sulla ragazzina venga «trovato e paghi per ciò che ha fatto». Poi annuncia che quando ci sarà il processo per lo stupro il Comune si costituirà parte civile per il danno d’immagine subito dalla città che, «colpita profondamente per quello che è accaduto, è vicina alla ragazza».