Corriere della Sera

Rapiscono la figlia di 5 mesi: «Quei medici non la toccano»

Livorno, papà marocchino e madre dell’elba arrestati in Francia. La bimba dev’essere operata alla testa

- Www.corriere.it Marco Gasperetti mgasperett­i@corriere.it (Ansa)

Lui non ci credeva a quella diagnosi. «Quei medici non metteranno mai le mani su mia figlia», aveva detto alla moglie e, ancora una volta, aveva cercato di convincerl­a che per loro era arrivato il momento di lasciare l’italia e tornare in Marocco, la sua terra natale.

La fuga in Francia con la bambina, sequestrat­a ai servizi sociali ai quali era stata affidata, era probabilme­nte la prima tappa di quel disegno incomprens­ibile e assurdo che ha rischiato di compromett­ere la vita e la saluta della piccola di appena cinque mesi La vicenda

● Due coniugi residenti all’isola d’elba, sono fuggiti con la figlia di 5 mesi, affetta da grave patologia e affidata ai servizi sociali

● I due sono stati arrestati in Francia la piccola è stata ricoverata: sarà operata presto La vicenda che doveva essere operata urgentemen­te per una grave malformazi­one alla testa.

La fuga di O.B. e della moglie C.L.R., entrambi 28enni, è finita ieri a pochi chilometri da Parigi dove sono stati arrestati dalla polizia francese su mandato di arresto europeo chiesto dalla Procura di Livorno. La bambina è stata ricoverata in un ospedale francese e si sta valutando se operarla immediatam­ente o trasferirl­a al pediatrico Meyer di Firenze dove era stata visitata in precedenza.

A salvare la piccola sono state le indagini dei carabinier­i, coordinate dal procurator­e di Livorno Ettore Squillace Greco e dal sostituto Ezia Mancusi, che grazie anche alla denuncia della nonna materna, sono riuscite a identifica­re la coppia in tempi utili a salvare la bambina. Tra pochi giorni, infatti, l’intervento chirurgico sarebbe stato impossibil­e con conseguenz­e irreversib­ili per la piccola. I genitori (lui con piccoli precedenti penali per droga, lei figlia di una nota famiglia di imprendito­ri elbani) sono stati accusati di sequestro di persona, tentate lesioni aggravate, sottrazion­e e trattenime­nto di minore all’estero. Rischiano sino a dieci anni di carcere.

La vicenda si è consumata all’isola d’elba. La famiglia della piccola, già seguita dai servizi sociali, aveva avuto in passato problemi di convivenza e tra i coniugi c’erano stati episodi di maltrattam­enti. Poi la scoperta della malformazi­one della figlia e la diagnosi degli specialist­i con la decisione di operarla entro sei mesi. I genitori però avevano disertato le visite all’ospedale pediatrico fiorentino e il Tribunale dei minori aveva deciso di affidare la bambina Daniela Chieffo, e psicoterap­euta del Gemelli ai servizi sociali. Ma pochi giorni prima dell’operazione il marito, che nel frattempo era partito per il Marocco, aveva telefonato alla moglie dicendole di fuggire con la bambina e le aveva dato l’appuntamen­to a Colombes, una località a pochi chilometri da Parigi dove la coppia ha alcuni parenti e avrebbe ottenuto ospitalità. Ed è qui che padre, madre e figliolett­a sono stati rintraccia­ti dalla polizia francese e arrestati. A giorni saranno estradati in Italia.

d Oggi è stata una giornata bellissima. Ho visto le due sorelline ritrovarsi e abbracciar­si: c’è tanto da imparare dalle emozioni

sovrastare dal dolore che ho visto? Quando torno a casa la sera ringrazio di poterlo abbracciar­e e mi addormento sentendomi fortunata».

Da neuropsich­iatra ha già vissuto il terremoto di Amatrice, la valanga di Rigopiano e, proprio un anno fa, il terremoto di Ischia affiancand­osi ai giovanissi­mi estratti dalle macerie, alcuni rimasti orfani: «Bisogna considerar­e la difficoltà dell’ambiente. Il risveglio in terapia intensiva è alienante anche per un adulto, figuriamoc­i una bimba. Intorno il bianco, nelle orecchie tanti suoni strani. Chi riacquista il contatto con la realtà ha paura ed è in confusione. I bambini pongono subito domande congrue e la prima riguarda i genitori. Spesso chiedono ai medici o ai parenti più vicini che noi prepariamo. Chiara è rimasta fino all’ultimo tra le braccia del padre, che non ce l’ha fatta. Per lei comunicare è più difficile».

La regola fondamenta­le è attenersi alla verità, non dire bugie altrimenti il rischio è di perdere la fiducia di chi come la «piccolina, ti guarda con occhi bellissimi. Non bisogna metterli in modalità di attesa. Anche un bambino di nove anni deve poter ricostruir­e».

Giorgio Conti, direttore del trauma center, uno dei migliori poli pediatrici per queste emergenze assieme al Meyer di Firenze, in trent’anni di profession­e non si era mai trovato di fronte a una storia di tale sofferenza: «La bambina aveva tanto fango e sabbia nei polmoni, ha bevuto acqua infetta ed è rotolata sui sassi del torrente riportando lesioni muscolari. I colleghi dell’ospedale di Cosenza che l’hanno soccorsa per primi sono stati bravissimi, grazie anche a loro».

d Chiara è rimasta fino all’ultimo tra le braccia del padre, che non ce l’ha fatta. Per lei comunicare è difficile

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L’abbraccioU­n soccorrito­re abbraccia la piccola Chiara, sopravviss­uta alla piena del Raganello. Nella tragedia sono morte dieci persone, tra le quali i genitori della bambina
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