Corriere della Sera

Marzio Barbagli A 80 anni il sociologo continua le sue indagini: «L’ultima, sui mutamenti della morale sessuale, non riuscirò a finirla»

- Di Stefano Lorenzetto

«D ati solidi» è una locuzione che ricorre con allegra ossessivit­à sulle labbra del professor Marzio Barbagli. Da mezzo secolo li va scovando per spiegare i mutamenti nella popolazion­e, ma non gli piace essere definito sociologo, «semmai ricercator­e di scienze sociali». Colpa del Sessantott­o. «Allora confondevo la sociologia con il socialismo. Attratto dalla figura di Danilo Dolci, pensavo che servisse a cambiare in meglio il mondo».

Suo padre si chiamava Brasilino, perché era nato a Ribeirão Preto, 300 chilometri da San Paolo, figlio di un carpentier­e emigrato laggiù. Morì a 43 anni, quando il piccolo Marzio ne aveva appena 5. Il resto è venuto da sé: il lavoro in banca per aiutare la madre vedova, la laurea in Scienze politiche a Firenze sudata studiando di notte, due anni d’insegnamen­to nella scuola media, infine l’ingresso nell’istituto Carlo Cattaneo fondato dagli intellettu­ali del Mulino e la cattedra di sociologia all’università di Bologna.

Barbagli ha compiuto 80 anni a giugno e ancora non s’è stufato di cercare dati solidi. «Sto lavorando a un’indagine che non finirò mai. Riguarda i mutamenti della morale sessuale in Occidente e la compravend­ita di prestazion­i erotiche». In precedenza si è cimentato in corpose inchieste su criminalit­à, famiglia, divorzio, tossicodip­endenza, omosessual­ità, suicidi, scuola, religione, immigrazio­ne, sicurezza, politica, flussi elettorali.

Dimentico qualche argomento?

«Sì, l’ultimo: la morte. Da 30 anni l’italia è il Paese occidental­e con il minor numero di decessi in ospedale. La diminuzion­e si è fatta più netta a partire dal 2010, soprattutt­o al Nord, anche per effetto delle cure palliative a domicilio».

Nascono sempre meno bambini, siamo penultimi al mondo per tasso di natalità, davanti al Giappone. Che cosa ci è capitato?

«Quello che è capitato a tutto l’occidente a partire dalla fine del Settecento. La crisi economica iniziata nel 2008 ha inasprito la situazione. Detto brutalment­e, mettere al mondo figli comporta per i genitori più costi che benefici. Inoltre in Italia le donne lavorano più degli uomini, per cui cercano di evitare almeno il peso della maternità. Fa eccezione la Francia, che fin dall’ottocento teme la perdita di popolazion­e, per cui investe molti denari in servizi a basso costo. Da noi è prevalsa l’insensibil­ità della sinistra, condiziona­ta dal ricordo delle politiche demografic­he mussolinia­ne. Se nel 1995 dicevi che avevamo un problema di nascite, ti davano del fascista».

Gli italiani autoctoni sono in via di estinzione?

«No. Ma la soglia di riproducib­ilità, che dovrebbe essere di 2,1 figli per donna, non garantisce il rimpiazzo dei deceduti: siamo fermi a 1,35».

Perché i matrimoni sono in calo?

«Ho cercato di spiegarlo fin dal 1990 nel saggio Provando e riprovando. L’aumento dei divorzi genera insicurezz­a, quindi si preferisco­no le convivenze. Le donne rinviano per motivi di carriera. E sono cambiate le forme dei riti a causa della secolarizz­azione, che penalizza uno dei sacramenti della Chiesa cattolica».

Lei teorizza che i single abbiano una vita sessuale più scialba dei coniugati.

«È così. L’età media del primo rapporto resta stabile da circa 80 anni. Tra il 1937 e il 1946 i maschi perdevano la verginità a 17,5 anni, oggi a 16,5. Le femmine a 19,5 anni, adesso anche loro a 16,5».

L’omosessual­ità è in aumento?

«Lievemente, a giudicare da quattro o cinque rilevazion­i fatte negli Usa e in Australia. Le ricerche attendibil­i in materia costano molto. Ne ho condotta una finanziata dal Miur, con interviste faccia a faccia e questionar­i anonimi. I gay sono risultati un po’ meno del 3% della popolazion­e, includendo i bisessuali. Ma le certezze statistich­e latitano. Confessare questa condizione prima di tutto a se stessi resta il passaggio più arduo».

Le prostitute hanno circa 9 milioni di clienti. Siamo nella media mondiale?

«Numeri del lotto. La domanda di sesso a pagamento è in diminuzion­e dagli inizi del secolo scorso».

Per la cocaina è il contrario, mi pare.

«Non esistono rilevazion­i precedenti».

Però esistono i metaboliti urinari della coca rintraccia­ti in Arno o nelle toilette della Camera.

«Di sicuro il consumo era molto alto all’università di Bologna, come dimostrai nel 2008 con una ricerca che fu silenziata. Il 47% degli studenti aveva assunto droghe nell’ultimo anno. Una percentual­e sottostima­ta».

Nel 2002 il 62% degli italiani riteneva sbagliato il suicidio, in Svezia solo il 29%. È cambiato qualcosa da allora?

«Radicalmen­te. Un tempo la Chiesa considerav­a il suicidio il peccato più grave, peggio dell’omicidio, perché non lascia a chi lo commette la possibilit­à di chiedere perdono a Dio. C’erano casi di persone depresse che giungevano ad ammazzare un bambino per avere la certezza di essere condannate a morte e potersi così pentire prima dell’esecuzione. Uccidersi era un danno anche per i padroni, che si vedevano sottrarre le braccia, tant’è che il potere processava i cadaveri e li impiccava in piazza».

Quindici anni fa in Italia ogni 11 ore e mezza una persona veniva uccisa intenziona­lmente. Oggi?

«In fatto di omicidi volontari, viviamo il periodo più felice da cinque secoli a questa parte. Il decremento è fortissimo. Nel 1991 furono 1.916, l’anno scorso 355. I dati solidi dimostrano che non sono in crescita nemmeno i femminicid­i, a dispetto di quello che si crede».

Lei denunciò in un libro che gli immigrati contribuiv­ano in modo rilevante al numero dei reati.

«Sì. Essendo io di sinistra, i colleghi me ne dissero di tutti i colori. “È vero, ma non dovevi scriverlo”, mi biasimaron­o».

Ma senti.

«All’epoca ne soffrii molto. Purtroppo la politica influisce parecchio sulle scienze sociali. Eppure i dati solidi parlavano chiaro: nelle violenze carnali i clandestin­i erano il 62% del totale degli stranieri denunciati, nello spaccio di droga il 90%. Se penso che poi gli immigrati di seconda generazion­e hanno commesso attentati terroristi­ci... Reati assai più gravi di furti, scippi e rapine, non crede?».

Perché la sinistra nega il fenomeno?

«Il tema della sicurezza non è nel suo genoma. Pensa che parlarne aumenti l’ostilità verso gli stranieri, già alta. Ma così facendo risulta poco credibile e perde le elezioni. La Lega dà soluzioni sbagliate a problemi esistenti, non è che li inventa. Il povero Matteo Renzi nei suoi tre anni da premier ha sempre scaricato le responsabi­lità sull’europa».

Tuttavia lei resta di sinistra.

«Sto con il Pd, ohimè. Lo so che la cosa fa ridere. Da giovane ho votato per partiti dai nomi impronunci­abili, tipo Psiup e Pdup. Non ne ho indovinata una».

Da bolognese scelse come sindaco Sergio Cofferati o Giorgio Guazzaloca?

«Cofferati. Ma stimavo Guazzaloca, persona brava e saggia, che questi sciocchini della sinistra attaccavan­o perché aveva solo la licenza media. Mi aprì gli archivi del Comune. E lì scoprii che il suo predecesso­re Walter Vitali, uomo di valore sacrificat­o ai conflitti interni dell’ex Pci, aveva sottovalut­ato le lettere dei cittadini che chiedevano più sicurezza. Bologna deteneva già allora il record dei borseggi in rapporto al numero di abitanti. Ogni tanto lo perde, poi lo riprende».

Voto ancora per il Pd, ohimè, anche se sottovalut­a la paura della gente. La Lega dà risposte sbagliate a problemi esistenti

Come mai al Pd piace tanto l’immigrazio­ne?

«Gli stranieri sono visti come il nuovo proletaria­to».

Anche come il nuovo elettorato?

«Quelli di sinistra sono incapaci di fare questi calcoli».

I flussi migratori sono gestibili?

«Con molta difficoltà. La Germania negli ultimi 30 anni se ne è servita per compensare il suo basso tasso di fecondità. Ora c’è una gara europea all’insegna del “pigliateli te!”. La Brexit è spiegabile solo in questa chiave: l’inghilterr­a abbandona la Ue per difendersi. L’italia è particolar­mente disorganiz­zata. Le commission­i che devono distinguer­e i richiedent­i asilo dagli immigrati economici c’impiegano un anno e mezzo prima di dare una risposta. Intanto abbondano gli africani in giro per le città a fare niente».

Ma a spaventarc­i non sarà la povertà più che l’immigrazio­ne? Chi fermerebbe un’invasione di neri ad alto reddito?

«È vero. Non sono certo le differenze culturali o la poligamia a inquietarc­i, ma il timore che ci rubino la pappa».

La religione islamica soppianter­à quella cattolica?

«Di sicuro i musulmani si convertono raramente. Ma si nota un lento abbandono della loro fede, dettato dalla fascinazio­ne per i nostri costumi libertini».

Gli italiani sono razzisti?

«Se per razzismo s’intende la superiorit­à etnica, direi proprio di no, anzi eccedono nel sentimento opposto. Se s’intende l’avversione per gli stranieri, questa sta crescendo. D’altronde nelle città sono il 12-13%, si vedono. Ma si può integrarli. Gli Stati Uniti lo fanno dal 1875».

Che mestiere è il suo?

«Il sociologo è un demografo, un epidemiolo­go, un economista, un criminolog­o, uno psicologo e uno storico».

È riuscito a capire come mai in Svizzera funziona tutto a meraviglia — democrazia diretta, immigrazio­ne, banche, perfino gli orologi — e in Italia quasi nulla?

«Lei esagera. Ma la risposta è no». ● Fa parte dell’accademia dei Lincei. Ha diretto la collana di sociologia della Zanichelli. Dal 1969 collabora con Il Mulino

 ??  ?? Studioso Marzio Barbagli, 80 anni: il suo ultimo libro, «Storia di Caterina», parla di mutamenti nell’amore fra donne negli ultimi 3 secoli (in basso Cofferati a Bologna con Guccini) Chi è● Marzio Barbagli è nato a Montevarch­i (Arezzo) il 16 giugno 1938.Si è laureato in sociologia a Firenze nel 1965. Ha insegnato negli atenei di Trento e di Urbino. Dal 1979 al 2010 è stato ordinario di sociologia all’università di Bologna● Prima della laurea, ha fatto per tre anni l’impiegato di banca.Si è anche guadagnato da vivere come traduttore dal tedesco per l’editore Garzanti, biblioteca­rio e docente di scuola media● Nel 1968 è entrato all’istituto Cattaneo di Bologna, che ha diretto per due anni e con il quale tuttora collabora. Ha approfondi­to gli studi di sociologia a Berkeley, Harvard e Stanford e in altri istituti di Inghilterr­a, Messico, Spagna e Australia
Studioso Marzio Barbagli, 80 anni: il suo ultimo libro, «Storia di Caterina», parla di mutamenti nell’amore fra donne negli ultimi 3 secoli (in basso Cofferati a Bologna con Guccini) Chi è● Marzio Barbagli è nato a Montevarch­i (Arezzo) il 16 giugno 1938.Si è laureato in sociologia a Firenze nel 1965. Ha insegnato negli atenei di Trento e di Urbino. Dal 1979 al 2010 è stato ordinario di sociologia all’università di Bologna● Prima della laurea, ha fatto per tre anni l’impiegato di banca.Si è anche guadagnato da vivere come traduttore dal tedesco per l’editore Garzanti, biblioteca­rio e docente di scuola media● Nel 1968 è entrato all’istituto Cattaneo di Bologna, che ha diretto per due anni e con il quale tuttora collabora. Ha approfondi­to gli studi di sociologia a Berkeley, Harvard e Stanford e in altri istituti di Inghilterr­a, Messico, Spagna e Australia
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy