L’INATTESA SFIDA DI MERKEL ALL’ONDATA NAZIONALISTA
Se pensavamo che Angela Merkel non fosse donna di sorprese, siamo stati smentiti. E chi credeva che fosse ormai in un angolo politico, battuta e abbattuta, dovrà riflettere. Si è scoperto, grazie al quotidiano Handesblatt, che la cancelliera non punta più a conquistare la poltrona di presidente della Banca centrale europea per il suo uomo a Francoforte, Jens Weidmann, quando Mario Draghi lascerà, a fine ottobre 2019. No, vuole per un tedesco o una tedesca la presidenza della Commissione Ue quando, dopo le elezioni della prossima primavera, si deciderà chi andrà a sostituire Jean-claude Juncker. Entrambe, naturalmente, non le potrà avere.
Qualcuno ha letto la scelta, che pare essere già stata comunicata a Weidmann, come un passo indietro di Berlino: per evitare divisioni eccessive tra i Paesi del Nord e quelli del Sud che sul ruolo della Bce hanno idee diverse. Un farsi da parte anche per non dovere concedere troppo in cambio dell’ottenimento di una posizione che è sì importante ma non decisiva, circondata dai governatori di tutta l’eurozona con le loro priorità diverse da quelle della Germania.
In parte, queste considerazioni saranno entrate nella valutazione. Ma sono secondarie. Frau Merkel ha realizzato che il pezzo pregiato, nell’europa di oggi, è la presidenza della Commissione. È la politica a guidare le danze nell’era dei grandi scontri geopolitici: la moneta e la finanza sono sempre importantissime ma vengono dopo. Se la Ue vuole avere un futuro, è sulle grandi scelte strategiche che deve impegnarsi. Donald Trump, Vladimir Putin, Xi Jinping, Recep Tayyip Erdogan e tutti gli «uomini forti» del momento lo impongono: anche nel Vecchio Continente, nei prossimi anni, molto si dovrà cambiare per non finire schiacciati dalle rivalità di altre potenze.
Fino a qui, però, la sorpresa è parziale, solo frutto della necessaria analisi di come l’ordine mondiale stia cambiando a ritmi eccezionali. Ciò che più colpisce nella scelta della cancelliera è che, indicando l’obiettivo non più di Francoforte ma di Bruxelles, ha dichiarato guerra politica ai movimenti nazionalisti e populisti. Non solo in Germania: in tutta Europa.
È un richiamo alla mobilitazione per le elezioni del Parlamento europeo di primavera, dalle quali uscirà il rapporto di forze sulla base del quale si deciderà il futuro della Ue e chi saranno le persone che lo orienteranno. La signora Merkel si presenta insomma come la leader che intende sfidare i Salvini, i Di Maio, le Le Pen, gli Orbán, i Kaczynski e via dicendo. «Voglio guidare io l’europa del futuro, attraverso una nomina decisa a Berlino», magari concordata con Emmanuel Macron, annuncia in sostanza aprendo i posizionamenti in vista delle elezioni europee.
Il cambio di priorità, da Francoforte a Bruxelles, della cancelliera è una sfida di enorme difficoltà. La stampa tedesca ha già avanzato i nomi di possibili candidati al vertice della Commissione: il ministro dell’economia Peter Altmaier, la ministra della Difesa Ursula von der Leyen, il parlamentare europeo Manfred Weber. Qualche commentatore, anche di Handesblatt, invita Frau Merkel a candidarsi lei stessa. È un po’ presto per fare nomi, con ogni probabilità nei prossimi mesi vedremo parecchi tede-
La svolta
La cancelliera ora vuole un tedesco o una tedesca alla presidenza della Commissione Ue
schi scaldare i muscoli.
Al di là di proporre una persona prestigiosa, però, la leader ha di fronte due montagne da scalare. La prima riguarda i consensi: al momento, le forze anti-establishment sono in avanzata e le sue — centriste, siano cristiano-democratiche o socialiste — sono in arretramento. La seconda, legata alla prima, riguarda i contenuti.
Il malessere popolare in Europa è ampio e, come Frau Merkel ha potuto constatare nella sua pessima campagna elettorale dello scorso settembre, chi vota non lo fa per le minestre riscaldate. Occorre di più in termini di proposte di cambiamento. E, al momento, dagli establishment europei, compreso quello tedesco, questo di più non si vede. Per ora c’è la sorpresa. La prima. Altre probabilmente seguiranno.