Corriere della Sera

Lo scherzo e il trasferime­nto dei ricordi

- di Irene Soave

Durante la pausa estiva di questa rubrica mi è arrivato un solo, misterioso messaggio (a settembre, però, tornate numerosi a raccontarc­i i vostri traslochi a lostintras­loco@corriere.it). Oggetto: «Spostare memorie». Lo copio qui. «Cara signora, lei forse non ricorda quando tenevamo lettere e fotografie. Io svuoto ora, vedovo, una casa molto grande e il più è portarle via. Anzi: il più è rivederle. I traslochi di voi giovani sono vacui, sta tutto in un telefonino. Forse diremo “trasloco”, in futuro, anche l’operazione di trasmutare le “memorie” da un telefono vecchio a uno nuovo? Ernst Kazirra». Più che un vero racconto, però, questo è forse un colto scherzo: Ernst Kazirra (aggiungo, per onestà, che me lo svela Google) è il protagonis­ta di un racconto di Dino Buzzati, «I giorni perduti», impossibil­e da riassumere. Sono giorni passati, o futuri, o ipotetici, quelli che Ernst Kazirra, appena preso possesso di una sontuosa villa, si vede sottrarre da un tetro traslocato­re come fossero casse di foto? Il racconto è disperante, e un po’ di malinconia la getta anche il tema sollevato dal lettore. Io ho da poco cambiato smartphone. Spostare sul nuovo le 24 mila foto che il vecchio conteneva non mi è stato possibile: ho un pc che non è della stessa marca, andava in tilt ogni volta che ci ho provato. Per ora sono prigionier­e lì (cioè, dove?) come in scatoloni che non posso svuotare. Devo considerar­le perse, o rubate dalla celebre multinazio­nale tech come i «giorni» nel racconto di Buzzati erano rubati dal traslocato­re?

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