Arcelormittal, nuovo piano contro le polveri
Dal punto di vista di Arcelormittal la valutazione del ministro dell’ambiente, Sergio Costa, chiesta dal vicepremier Luigi Di Maio per non invalidare la gara per la vendita dell’ilva è quasi incomprensibile. Fonti del gruppo con sede in Lussemburgo fanno sapere che c’è «serenità» sugli impegni appena sottoscritti con il governo italiano e quest’ultimo passaggio chiesto dal ministro dello Sviluppo per verificare se corrisponde effettivamente all’interesse pubblico la cessione dell’impianto di Taranto ad Arcelormittal non dovrebbe dunque destare allarme. D’altronde la proposta migliorativa del colosso siderurgico è già passata al vaglio del Mise alla fine di luglio riscontrando l’approvazione dei tecnici del ministero. Qualcuno si spinge a definire persino entusiastica la reazione di Costa agli impegni presi da Arcelormittal, più immediati e stringenti rispetto all’accordo che aveva spuntato l’ex ministro Calenda. Pertanto la finalizzazione del processo di vendita, entro il 15 settembre con le casse finanziarie quasi vuote e l’ansia per il futuro dei 14mila dipendenti dell’impianto, viene data per confermata a meno di sorprendenti dietrofront. Eppure dal ministero sono più abbottonati. Entro una settimana si deciderà su una procedura lunga quasi sei anni: «Ma si tratta di una valutazione tecnica, non politica», viene spiegato. Arcelormittal si è impegnata sulla copertura dei parchi minerali molto inquinanti entro gennaio 2020, un anno e mezzo in anticipo. Prevista anche la realizzazione di un edificiobarriera tra lo stabilimento e il quartiere Tamburi, il più colpito dalle polveri. La copertura dei parchi di carbone dovrebbe essere completata entro giugno 2020, tredici mesi prima rispetto al piano precedente che aveva avuto l’ok tramite la valutazione di impatto ambientale di tutte le autorità, compreso il ministero dell’ambiente. I lavori sono già partiti, ma questo stallo certo non aiuta.