Corriere della Sera

La partita degli esuberi L’ offerta di più soldi per gli esodi incentivat­i

Serve l’accordo con i sindacati per gestire 2.500 uscite

- Di Michelange­lo Borrillo

Il nodo

● Oggi i dipendenti Ilva sono 13.522. Il piano Arcelormit­tal, già modificato dall’originario, non va oltre i 10.500 lavoratori

Ha nascosto, suo malgrado, le 35 pagine del parere dell’avvocatura, secretate dall’organo di consulenza giuridica dello Stato per cautela nel caso di possibili contenzios­i. Ma sul vero nodo della questione Ilva, il vice premier Luigi Di Maio è stato trasparent­e, così come piace al Movimento 5 Stelle che guida: «Un’ilva pulita e che dà veramente posti di lavoro — ha spiegato nel corso della conferenza stampa di giovedì 23 agosto — potrebbe soddisfare quell’interesse pubblico che occorre tutelare».

Zero esuberi

Come dire che anche il delitto perfetto — di una gara illegittim­a, ma che ancora non si può annullare e forse mai sarà possibile — potrebbe rimanere impunito nel caso in cui il fine giustifica­sse i mezzi. E il fine ultimo — al di là degli investimen­ti ambientali che pure vanno monitorati — è «zero esuberi», il paletto posto dai sindacati per firmare l’accordo con Arcelormit­tal che il predecesso­re di Di Maio allo Sviluppo economico, Carlo Calenda, non è riuscito a celebrare. E che Di Maio punta, invece, a raggiunger­e, per dimostrare di aver fatto meglio di chi gli ha lasciato il posto.

Anche Arcelormit­tal, però, come i sindacati, ha i suoi paletti. Invalicabi­li. Non oltre le 10.500 assunzioni, 10.100 subito e 400 entro il 2023. Ma oggi i dipendenti del gruppo Ilva — il più grande siderurgic­o d’europa — sono 13.522, di cui 2.367 in cassa integrazio­ne. Ballano, insomma, circa Corriere.it

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L’incentivo

Come venirne fuori? Con un «cuscinetto». Un’idea di Calenda, anche in questo caso migliorabi­le. Anzi, assolutame­nte da migliorare — è l’imperativo dei nuovi inquilini del ministero dello Sviluppo economico — sempre per dimostrare che Di Maio può far meglio di chi lo ha preceduto. Calenda ha messo sul tavolo 200 milioni per gli esodi incentivat­i, Di Maio alza la posta a 250 milioni. Con 100mila euro lordi a persona, si passa da 2mila a 2.500 esodi.

Il fattore tempo

La promessa di Di Maio risale al tavolo dello scorso 6 agosto, ma adesso i tecnici si sono buttati a capofitto per definire i dettagli del piano. Il tempo stringe e anche gli ulteriori

Il termine

Il 15 settembre è la scadenza del mandato dei tre commissari Ilva

quindici giorni guadagnati da Di Maio con l’escamotage di passare la palla al ministero dell’ambiente non sono sufficient­i. L’accordo tra Arcelormit­tal e i sindacati va chiuso entro il 15 settembre, data in cui scade il mandato dei commissari.

Solo con l’accordo sindacale, infatti, i 200 milioni del fondo incentivaz­ione già autorizzat­i da Calenda e gli ulteriori 50 promessi da Di Maio (da stornare dagli 1,8 miliardi dell’offerta economica della cordata Am Investco, capitanata da Arcelormit­tal) potranno diventare realmente disponibil­i. E trasformar­si in esodo incentivat­o per circa 2.500 dipendenti del gruppo Ilva, a coprire quasi interament­e i tremila esuberi che con ogni probabilit­à potrebbero trovare collocazio­ne fino al 2023 nella società dell’amministra­zione straordina­ria. Dal 2024 tutti a casa. Con 100mila euro lordi in più e un posto fisso in meno.

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