La partita degli esuberi L’ offerta di più soldi per gli esodi incentivati
Serve l’accordo con i sindacati per gestire 2.500 uscite
Il nodo
● Oggi i dipendenti Ilva sono 13.522. Il piano Arcelormittal, già modificato dall’originario, non va oltre i 10.500 lavoratori
Ha nascosto, suo malgrado, le 35 pagine del parere dell’avvocatura, secretate dall’organo di consulenza giuridica dello Stato per cautela nel caso di possibili contenziosi. Ma sul vero nodo della questione Ilva, il vice premier Luigi Di Maio è stato trasparente, così come piace al Movimento 5 Stelle che guida: «Un’ilva pulita e che dà veramente posti di lavoro — ha spiegato nel corso della conferenza stampa di giovedì 23 agosto — potrebbe soddisfare quell’interesse pubblico che occorre tutelare».
Zero esuberi
Come dire che anche il delitto perfetto — di una gara illegittima, ma che ancora non si può annullare e forse mai sarà possibile — potrebbe rimanere impunito nel caso in cui il fine giustificasse i mezzi. E il fine ultimo — al di là degli investimenti ambientali che pure vanno monitorati — è «zero esuberi», il paletto posto dai sindacati per firmare l’accordo con Arcelormittal che il predecessore di Di Maio allo Sviluppo economico, Carlo Calenda, non è riuscito a celebrare. E che Di Maio punta, invece, a raggiungere, per dimostrare di aver fatto meglio di chi gli ha lasciato il posto.
Anche Arcelormittal, però, come i sindacati, ha i suoi paletti. Invalicabili. Non oltre le 10.500 assunzioni, 10.100 subito e 400 entro il 2023. Ma oggi i dipendenti del gruppo Ilva — il più grande siderurgico d’europa — sono 13.522, di cui 2.367 in cassa integrazione. Ballano, insomma, circa Corriere.it
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L’incentivo
Come venirne fuori? Con un «cuscinetto». Un’idea di Calenda, anche in questo caso migliorabile. Anzi, assolutamente da migliorare — è l’imperativo dei nuovi inquilini del ministero dello Sviluppo economico — sempre per dimostrare che Di Maio può far meglio di chi lo ha preceduto. Calenda ha messo sul tavolo 200 milioni per gli esodi incentivati, Di Maio alza la posta a 250 milioni. Con 100mila euro lordi a persona, si passa da 2mila a 2.500 esodi.
Il fattore tempo
La promessa di Di Maio risale al tavolo dello scorso 6 agosto, ma adesso i tecnici si sono buttati a capofitto per definire i dettagli del piano. Il tempo stringe e anche gli ulteriori
Il termine
Il 15 settembre è la scadenza del mandato dei tre commissari Ilva
quindici giorni guadagnati da Di Maio con l’escamotage di passare la palla al ministero dell’ambiente non sono sufficienti. L’accordo tra Arcelormittal e i sindacati va chiuso entro il 15 settembre, data in cui scade il mandato dei commissari.
Solo con l’accordo sindacale, infatti, i 200 milioni del fondo incentivazione già autorizzati da Calenda e gli ulteriori 50 promessi da Di Maio (da stornare dagli 1,8 miliardi dell’offerta economica della cordata Am Investco, capitanata da Arcelormittal) potranno diventare realmente disponibili. E trasformarsi in esodo incentivato per circa 2.500 dipendenti del gruppo Ilva, a coprire quasi interamente i tremila esuberi che con ogni probabilità potrebbero trovare collocazione fino al 2023 nella società dell’amministrazione straordinaria. Dal 2024 tutti a casa. Con 100mila euro lordi in più e un posto fisso in meno.