Unicredit con Socgen Il mercato è tornato a scommettere
Ogni volta che arriva un’indiscrezione sull’ipotesi di fusione Unicredit-société Générale, il mercato mostra di crederci. Almeno per il corso della seduta di Borsa. Così ieri, dopo una fiammata iniziale, Unicredit ha chiuso con un lieve rialzo dello 0,53% a 13,19 euro, Socgen dello 0,56% a 36,14 euro. I titoli sono stati agitati dal quotidiano MF, secondo cui sarebbero già stati schierati i consulenti, fase che prelude a un’accelerazione nell’iter di una fusione: con Unicredit ci sarebbe Rothschild, con il senior advisor Daniel Bouton, già presidente di Socgen (e in Italia la banca d’affari è presieduta da Federico Ghizzoni, ex ceo Unicredit); con la banca francese, invece, ci sarebbe l’americana Jpmorgan. A giugno era stato il Financial Times a rilanciare l’ipotesi della volontà di Unicredit, guidata dal francese Jean Pierre Mustier, ex top banker di Socgen, di lanciarsi in una operazione transfrontaliera per creare un vero colosso paneuropeo, ben visto anche dai vertici Bce. Gli stessi protagonisti, che neanche ieri hanno commentato, non hanno mai fugato i dubbi. Mustier ha rinviato ogni scelta strategica anche «non organica» al termine del piano triennale a fine 2019. Ad aprile il ceo di Socgen, Fréderic Oudéa, sul Corriere della Sera non aveva escluso l’opzione Unicredit: «Vedremo in futuro». Al mercato l’idea piace: la rivoluzione tecnologica del Fintech spinge ad economie di scala, che portano risparmi (e giustificano le riduzioni di personale); dall’altro lato il mercato non premierà più le banche esposte su un solo Paese, come in Italia è Intesa Sanpaolo, la quale sarebbe anch’essa alla ricerca di un’opzione estera. Con le britanniche fuori gioco per la Brexit, gli esperti vedono come ideale un mix tra una banca italiana o spagnola con una di un Paese dell’europa «core»: ma dati i problemi delle tedesche Commerz e Deutsche Bank la scelta si riduce alle francesi o a realtà come Ing o Abn Amro. Resta il tema governance, importante per gli impatti sull’economia italiana di istituti come Unicredit o Intesa. E quello della tenuta del Paese: l’incertezza sulle scelte di bilancio del governo italiano fa salire lo spread e rende più incerto il quadro. E complica ogni eventuale ragionamento di nozze.