Corriere della Sera

E «Adina» di Rossini riappare nel magico mondo di Alice

- Enrico Parola

La «sua» Adina, immaginata «come un’alice nel paese delle meraviglie» e realizzata «come un’immensa torta nuziale, luogo misterioso in cui si muovo i personaggi», è stato lo spettacolo più apprezzato del Rossini Opera Festival.

E per lei è stata «la chiusura di un cerchio. Adina, allestita a 200 anni dalla prima assoluta, ha rappresent­ato il vero debutto nella mia città, cui sono legata da amicizie e storie irripetibi­li altrove. Al Rof avevo già firmato nel 2005 l’arrighetto di Coccia, un contempora­neo di Rossini, ma con Adina si entra dentro al teatro del mio illustre concittadi­no». Per Rosetta Cucchi il cerchio si chiude dopo la Fenice e Wexford (dove conduce uno dei festival operistici più ricercati del mondo), dopo gli Elisir d’amore allestiti a Bologna e al Maggio Musicale Fiorentino e prima del Barbiere di Siviglia con cui aprirà la prossima stagione dell’opera di Boston, per tacer dei 13 anni da direttore artistico della Filarmonic­a Toscanini.

L’artista pesarese è la regista d’opera più quotata a livello internazio­nale: ci sono colleghe che dalla prosa o dal cinema si sono dedicate al melodramma, ma nessuna è nata musicista come lei. «Ho studiato pianoforte, nel 1990 divenni pianista dell’orchestra Rai di Roma; nel 95 col Candide di Bernstein il primo contatto con l’opera: mi si aprì un mondo; divenni pianista accompagna­tore, nello stesso anno preparai il Guglielmo Tell al Rof e nel 98 fui chiamata alla Scala. La mia prima regia fu una Scala di seta in Irlanda ripresa a Siviglia nel 99. Non fu facile essere accettata come regista sia perché ero donna sia perché fino a poco prima ero “solo” pianista. Ma studiai tanto e convinsi anche gli scettici».

A Wexford ha riscoperto titoli come Bravo di Mercadante, Cristina Regina di Svezia di Foroni e Resurrezio­ne di Alfano, ma di lui si conosce solo il completame­nto di Turandot, che non è tra i suoi lavori migliori».

A Boston aveva già aperto la stagione 2015-16 con una Bohème premiata dalla critica americana, ora l’attende un Barbiere «percorso dalle scale di Escher, che si perdono all’infinito: per me Rossini, sotto il riso e la follia, ha una grande inquietudi­ne: perché smettere a 30 anni di scrivere opere e per altri 30 dedicarsi a tutt’altra musica? Amo la sua umanità misteriosa e sfaccettat­a».

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Sul palco Lisette Oropesa e Levy Sekgapane in un momento dell’«adina» di Rossini

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