Corriere della Sera

Dtm, il nuovo capitolo della favola Zanardi «È un sogno. Paura? Solo della pioggia»

A 51 anni corre in auto senza protesi: «È strano sentirsi matricola alla mia età»

- Daniele Sparisci

strano sentirsi una matricola alla mia età».

Lo seguiranno in migliaia a partire da Mick Schumacher, il figlio di Michael, impegnato sullo stesso circuito nel campionato europeo di F3 (ieri ha fatto la pole). È arrivato anche Billy Monger, il ragazzino inglese che ha perso le gambe in un terribile incidente in Formula 4. Anche lui si è rialzato ed è tornato a correre. Seguendo l’esempio di Alex, che qui per tutti è sempliceme­nte «The Legend».

Alla soglia dei 51 anni ha accettato un’altra sfida, dopo aver stupito il mondo con ori paralimpic­i e mondiali in handbike e con Iron Man da record. Stanotte e domani (ore 22.30, diretta Sky Sport) per la prima volta gareggerà senza protesi nelle due tappe italiane del campionato tedesco Dtm, una delle serie più competitiv­e con tanti ex F1 in griglia (Paul Di Resta, Pascal Wehrlein, Timo Glock) e i colossi dell’industria automobili­stica in prima linea. «Non basta essere bravi, serve l’eccellenza. Sembrano auto normali, in realtà delle vetture di serie hanno solo il vestito. Appena ci sono salito su ho rivissuto le emozioni di una volta: più che alla monoposto da Leva del freno Frizione

Accelerato­re al volante Formula 1 assomiglia­no a quelle delle Indycar. Hanno tanta potenza e carico e sono molto leggere e nervose. E divertenti».

La Bmw M4 con il numero 12 (in omaggio all’amico ed ex compagno di squadra, Jimmy Vasser, ai tempi delle corse in Marce in salita Marce in scalata America prima dello schianto al Lausitzrin­g) non fa eccezione: 285 km/h la velocità massima, da 0 a 100 in 2”6, 600 cavalli circa per 1000 kg. Quella di Alex però è speciale e non poteva essere altrimenti. Se con la forza della volontà e i sacrifici si è rimesso al volante, la tecnologia e la ricerca hanno infranto altre barriere. Deve fare tutto con le mani «Zanna»: accelerare con un anello collocato dietro allo sterzo, scalare le marce con due comandi ai lati del volante e frenare con la mano destra azionando una lunga leva. Su questa c’è anche un tasto supplement­are che manovra il cambio per semplifica­re le operazioni. «A volte mi sembra di fare delle acrobazie, ma sono sicuro al 100 per cento e poi questo sistema mi consente di fare cose impensabil­i con le protesi».

Già, gli arti artificial­i che gli permettono di camminare, in auto diventano un ostacolo; lo aveva scoperto già due anni fa al Mugello. Spingere sul pedale del freno richiedeva un grande sforzo fisico e c’erano problemi enormi di calore: «Per il modo in cui sono collegate al corpo non consentono la traspirazi­one. Quando le indosso sono come un motore senza sistema di raffreddam­ento. E non mi aiuta dentro a un’auto da corsa dove le temperatur­e raggiungon­o limiti inaccettab­ili». Con l’aiuto dei tecnici della Bmw, lo scoglio è stato superato: «Senza non solo sono più agile, ma miglioro le prestazion­i. Nei test effettuati in 15 giri in sequenza la differenza fra un giro e un altro è stata minima, sull’ordine di un decimo. Ed è stata una sorpresa anche per me». Paura? «Temo solo la pioggia».

Ha passato un’estate ad allenarsi, dimostrand­o di poter uscire dall’abitacolo nei tempi stabiliti dal regolament­o in caso di incidente: 5” dal lato del guidatore, 9” da quello del passeggero. «Senza protesi è dieci volte più facile salire e scendere dalla macchina. E poi se dovessi fermarmi posso camminare molto più velocement­e sulle braccia». Del risultato non gli interessa — «Penso solo a raggiunger­e il traguardo, anche se dovessi chiudere 19° (su 18, ndr)» — perché la sua partita l’ha già vinta e queste due manche nel Dtm sono le prove generali alla 24 ore di Daytona, una «classica» di durata alla quale parteciper­à a gennaio sempre con la Bmw.

Ma c’è tempo per pensarci. «The Legend» stamattina farà colazione a base di frutta, prima di gara 1 mangerà un piatto di pasta accompagna­to da pesce o petto di pollo. Poi si infilerà tuta e casco per scrivere un altro capitolo della sua favola.

d Appena sono risalito in auto ho rivissuto le emozioni di una volta: più che la F1 è come correre alle Indycar

d Con le protesi sarebbe stato impossibil­e, senza non solo sono più agile ma sono anche più veloce

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