L’immigrato arrestato per violenza «È innocente»
Si «vende» così bene la storia «immigrato violentatore» che a volte c’è chi rischia di restarci incastrato per sbaglio. Come il 30enne cingalese di cui a Milano l’altra sera viene notiziato (prima della convalida del gip, e persino prima della richiesta di convalida del pm) l’«arresto in flagranza» operato dalla polizia dopo che una 14enne, scappata per la ventesima volta da una comunità, racconta alla madre adottiva di essere stata abusata da uno di tre giovani conosciuti sul bus. Quando però gli atti arrivano in Procura, il pm Francesco Cajani in tre ore dispone che la Squadra mobile svolga l’audizione protetta della ragazza. E qui, con la psicologa, emerge che davvero (come subito detto dal cingalese) la ragazza, che sembra molto più grande, gli si era descritta 18enne; che insieme avevano bevuto solo una birra a testa, e che lui non sapeva degli psicofarmaci di lei (quindi nessuno sfruttamento di stati di inferiorità); che dopo il rapporto lei aveva chiesto a lui il numero di telefono per risentirsi, e lui gliel’aveva dato; e, soprattutto, che a irritarla era poi stato che lui, diversamente da quanto dettole, aveva moglie. «Risulta evidente» — scrive allora il pm — che l’arresto «è avvenuto fuori dai casi previsti dalla legge», per la quale rapporti consensuali con minori sopra i 14 anni non sono reato. E invece di chiedere la convalida dell’arresto, il pm ordina la scarcerazione dell’uomo.